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UN ITALIANO NELLA SILICON VALLEY. Intervista a Federico Menapace

di Mentors4u - Carlotta Siniscalco e Giulia Avvanzini | Team Mentors4u

Federico Menapace, Mentor di Mentors4u, racconta la sua esperienza come Co-Founder e CEO di
Travelnuts, una startup che ha fondato a San Francisco durante il suo MBA a Stanford.

Federico, raccontaci di Travelnuts
Travelnuts è nata a Stanford nella primavera-estate 2013, dove io e i miei cofounders ci siamo conosciuti e, al giorno d’oggi, conta 10 dipendenti a tempo pieno. È un’azienda che sviluppa software per hotel, con i quali gli stessi hotel – direttamente dal loro sito – possono offrire servizi aggiuntivi e attività ausiliarie, che altrimenti non sarebbero in grado di proporre. Quindi, come per esempio Expedia permette ai viaggiatori non solo di prenotare la stanza, ma anche di noleggiare la macchina, Travelnuts, attraverso una piattaforma e-commerce, fornisce, personalizza e distribuisce ai clienti dell’hotel tutti gli extra. In questo modo, gli alberghi si possano focalizzare sul loro core business e, allo stesso tempo, aumentare i ricavi e i servizi offerti, soddisfacendo a pieno i bisogni del cliente.
Hai sempre saputo di voler diventare uno startupper?
Si. Ho sempre saputo di voler lavorare per me stesso. In parte, venendo da una famiglia di piccoli imprenditori, è stata una scelta abbastanza naturale. Inoltre, mi sono presto reso conto che lavorare per altri non mi soddisfaceva tanto quanto il mettermi in gioco e costruire qualcosa di mio. Senza alcun dubbio, però, il motivo principale per cui ho intrapreso una carriera nell’ambito imprenditoriale è il facilitare il successo delle persone nel team. Per me è fondamentale trasmettere al team la motivazione e l’entusiasmo e, allo stesso tempo, gli strumenti necessari al raggiungimento del risultato. Il funzionamento del team è condizione necessaria per il successo di un’azienda.
Quali esperienze lavorative e percorsi di studio ti hanno preparato a questa carriera?
Dopo essermi laureato in ingegneria civile a Trento, ho frequentato la specialistica alla University of Michigan Ann Arbor. Sono poi rientrato in Italia dove ho preso in mano l’azienda di famiglia e dove, per la prima volta, mi sono reso conto di cosa significasse avere delle responsabilità: le persone venivano da me per avere la risposta ai problemi, ma la maggior parte delle volte neanche io avevo la soluzione pronta e ho quindi imparato a ricercarla insieme ai miei stessi dipendenti.
La seconda grande esperienza di formazione è arrivata a Novembre 2010, quando ho iniziato a lavorare come consulente da McKinsey. Lì mi hanno introdotto alla cultura del feedback, mi hanno insegnato a comunicare in modo efficace e a risolvere i problemi in maniera strutturata e scientifica.
Infine, le esperienze all’estero sono state fondamentali. Il quarto anno di liceo e il Master, entrambi frequentati in Michigan, mi hanno permesso di uscire dalla mia “comfort zone”, di rafforzare la mia indipendenza e di frequentare studenti internazionali. In questo contesto, ho iniziato a vedere e a pensare in modo diverso. Quell’anno all’estero, appena 17enne, ha decisamente rivoluzionato il mio modo di vivere: essere l’immigrato, il diverso, ha stravolto tutti i miei preconcetti e mi ha permesso di sviluppare una sensibilità che mi accompagna, ancora oggi, nelle scelte – lavorative e non – di ogni giorno. Essere uscito dalla mia bolla di sapone mi ha insegnato ad essere reattivo e a desiderare di essere circondato da persone che, avendo diversi background, non possono che arricchire la mia prospettiva. L’MBA, invece, ha rappresentato l’immersione nell’oceano dell’imprenditorialità. Tutto quello di cui mi occupo nel quotidiano, dal marketing alla raccolta di fondi, è stato appreso nelle aule di Stanford, durante le “Business Trips” organizzate dalla stessa e grazie al confronto con Professori e colleghi.
Vivi nel cuore della Silicon Valley da qualche anno ormai - come hai scelto di fondare la tua start up qui? Quali sono i vantaggi e svantaggi di lavorare qui rispetto alle altre parti del mondo?
La Bay Area, che comprende la Silicon Valley e San Francisco, rappresenta l’avanguardia in campo tecnologico. Solo in questa parte del mondo hai a disposizione gli strumenti e le conoscenze per costruire qualcosa di straordinario: Stanford sforna i migliori talenti nel campo imprenditoriale e informatico; inoltre qui si trova la maggior parte del capitale. Proprio per questi motivi, il numero di start up è molto elevato e sei circondato da persone con le quali confrontarti e grazie alle quali puoi trovare il supporto per risolvere gli ostacoli che ti si presentano nel quotidiano. Credo che impazzirei se dovessi affrontare tutto ciò da solo.
Qual è la routine di un CEO di una startup a San Francisco?
Chiaramente non esiste una vera e propria routine. Generalmente, però, la sveglia suona alle 6.00 e mi dedico per circa 30 minuti alla lettura delle email. Poi, se la pigrizia non vince, vado in palestra e per le 8.30 sono in ufficio. A quel punto la giornata è divisa tra meeting, interni ed esterni, ed esecuzione. L’esecuzione riguarda sia compiti ordinari che la risoluzione di eventuali problemi sorti nelle riunioni.
Per quel che mi riguarda, in quanto CEO, mi dedico principalmente a quattro attività. Tra queste, sono responsabile delle vendite per portare i contratti all’azienda e dell’assunzione delle persone del team, cosa fondamentale specialmente quando si è piccoli. Mi occupo poi dello sviluppo e della crescita del business interagendo con agenti esterni e ricercando collaborazioni e possibili sinergie. L’ultima attività riguarda la raccolta di fondi: un amministratore non finisce mai di cercare gli investimenti necessari al sostentamento della start up.
Cos’è del tuo lavoro che ti entusiasma di più? Cosa ti motiva?
Senza alcun dubbio, come ho accennato prima, la creazione del team e il fare in modo che le persone che ne fanno parte abbiano successo. A questo chiaramente si aggiunge la soddisfazione del cliente: è importante dedicare anima e corpo affinché siano assolutamente innamorati del tuo prodotto. Infine, la possibilità di crescita: vedere che la tua azienda si sviluppa e diventa sempre più grande è qualcosa di assolutamente gratificante.
Qual è la parte più difficile del tuo lavoro? E come riesci a superare queste difficoltà?
In generale, trovare i clienti: se non ci sono i clienti l’azienda non sopravvive. Personalmente, oltretutto, non avendo un background come venditore, imparare a vendere il prodotto è stato una sfida. Ho appreso ad ascoltare più che a parlare, a interagire molto con i possibili utenti del mio servizio ed infine a fare in modo di circondarmi di persone che hanno conoscenze in materia. In questo l’MBA ha avuto un ruolo fondamentale. L’altra grande difficoltà è quella di non perdere la motivazione. In questo caso per me è stato ed è essenziale vivere a San Francisco: qui sono circondato da persone, che trovandosi nella stessa situazione, sono in grado di sostenermi e aiutarmi a non mollare.
Qual è il luogo comune più falso sul tuo lavoro?
Che tutte le startup siano come Facebook. Che trovare i fondi, dare vita all’azienda e crescere siano traguardi facilmente raggiungibili. In realtà, non c’è nessuna crescita magica e se mi chiedessero di descrivere il mio lavoro con una metafora, lo paragonerei allo spingere un masso enorme e, per di più, in salita.
Tre consigli che vuoi lasciare ai nostri mentee
Puntate più in alto di dove sognate di arrivare e sognate sempre qualcosa che ancora non esiste.
Non fatevi scoraggiare dagli ostacoli che vi si presenteranno.
Cercate di condurre una vita sana: dormite, mangiate bene e fate esercizio!
Federico Menapace
Co-founder e CEO di Travelnuts e Mentor Mentors4u

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