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I PREZIOSI CONSIGLI DI UN' HEADHUNTER. Intervista a Maurizia Iachino Leto Di Priolo

di Mentors4u - Carlotta Siniscalco e Giulia Avvanzini | Team Mentors4u

Maurizia Iachino Leto Di Priolo, Partner Key2People e Senior Mentor di Mentors4u, fornisce preziosi consigli ai giovani che per la prima volta si affacciano al mondo del lavoro e indica loro le caratteristiche che distinguono un candidato di successo da uno mediocre. 

Maurizia, parte del tuo mestiere consiste nell’aiutare persone di talento a inserirsi nel mondo del lavoro. Quali sono le caratteristiche che differenziano un candidato di successo da uno mediocre?
Per prima cosa, voglio sfatare un mito. Si parla di “talento” dandogli un’accezione di rarità! Come se fosse qualcosa che solo pochi posseggono. In realtà, tutti abbiamo talento, e semplicemente alcuni sono più capaci ad esprimerlo di altri. Se guardiamo a chi ha avuto successo e a chi corre per aver successo, certamente distinguiamo fattori comuni: la prima è la voglia di mettersi in gioco, intesa come il desiderio di vivere in prima persona, di non tirarsi indietro anche davanti a situazioni poco familiari, e di avere un ruolo attivo nel determinare il proprio futuro. Persone di questo tipo hanno una forte curiosità intellettuale, si tengono informati, non si accontentano dei passi fatti, non trovano giustificazioni per rallentare, o per smettere. La seconda caratteristica è il sapersi misurare, l’essere giudici imparziali e severi di se stessi. Nel mio lavoro, ho spesso a che fare con candidati convinti di essere i migliori, gli “eletti”, quelli che non ascoltano e non accettano i segnali di confronto e di feedback necessari per crescere e migliorarsi. È importante avere l’abitudine di misurarsi costantemente rispetto ai propri obiettivi e su risultati concreti. La terza caratteristica, che è quasi una profezia auto-avverante, è il desiderio stesso di non essere “mediocre”, di non stare “nel mezzo”.
È difficile avere successo se sono gli eventi a trasportarci anziché guidare le scelte, se si trovano scuse per rimandare gli impegni con sé stessi, presi da indecisione o da paura.  Il coraggio è un fattore fondamentale: bisogna correre il rischio di buttarsi se ci si vuole distinguere dalla “media”, anche a costo di uscire dalla propria zona di sicurezza.
Quali sono gli errori più comuni che specialmente i giovani candidati commettono nei colloqui di lavoro?
Il primo errore è quello di non prepararsi adeguatamente, sottovalutando l’importanza di prepararsi con anticipo sia sulla parte dei contenuti che sulla parte più discorsiva. Un secondo errore, abbastanza diffuso, è la   tendenza a “vendersi” troppo, o troppo poco. Non bisogna esagerare nè da una parte, facendo eccessivo overselling di se stessi, autocelebrandosi, o fingendo di aver delle credenziali “pompate”, nè dall’altra, essendo troppo remissivi o reticenti a parlare di sé e delle proprie caratteristiche positive. Saper offrire una visione di sé equilibrata e sapersi adeguare all’interlocutore con il quale si sta interagendo è un forte indicatore di “intelligenza sociale”. L’intelligenza sociale è un fattore fondamentale per il successo in qualsiasi campo, ancora poco esercitata dai più giovani, che, anche perché la scuola da noi non prepara a questo, non hanno ancora maturato una consapevole sensibilità alla relazione con le controparti.
Secondo la tua esperienza, cosa differenzia i giovani italiani rispetto a quelli di altre nazionalità? Quali sono i nostri punti di forza?
Credo che gli italiani che arrivano a confrontarsi con altri coetanei internazionali siano in generale molto più empatici, coraggiosi e, soprattutto, originali dei loro colleghi francesi, tedeschi, spagnoli o americani. I giovani italiani portano con sé, per nascita, ma ne devono essere anche consapevoli, due punti di forza unici e molto potenti: sono figli di una cultura e civiltà millenaria, provengono dal paese che è stata la culla della cultura Occidentale, e sono testimoni e possessori di quella realtà rispettata e riconosciuta globalmente, il Made in Italy.
Questi due focus point appartengono all’Italia, sono tratti distintivi nel DNA degli italiani, a prescindere dal percorso professionale di ciascuno, e saperne essere testimoni pone su un piedestallo di partenza, di attenzione e di rispetto, che è una ricchezza che gli altri ci invidiano.
Un altro punto da considerare è il fatto che, in media, noi italiani iniziamo a lavorare a 23 anni, mentre nella maggioranza degli altri paesi l’età media è 21 (questo perchè abbiamo un anno in più al liceo e un anno in più all’università). Questo ritardo ha degli svantaggi ovvi, ma forse anche dei vantaggi, in quanto entriamo nel mondo del lavoro con un livello di maturità e di giudizio superiori alla media. Punto da sfruttare al meglio!
Quali sono le caratteristiche delle aziende nelle quali i giovani tendono a trovarsi meglio? Cosa rende un posto di lavoro “ideale”?
Esiste un insieme di caratteristiche che rende un posto di lavoro migliore rispetto a un altro, in particolare per i più giovani. Per esempio, le aziende che adottano e applicano precisi progetti di formazione, inserimento e valutazione dei propri talenti. Inoltre, credo sia molto importante che in azienda sia possibile confrontarsi normalmente con capi e colleghi ed esprimere con frequenza la propria opinione.  Infine, è importante che l’azienda porti attenzione al percorso di sviluppo e di crescita per tutte le risorse che lo meritino.
In generale, è più facile che siano le grandi aziende internazionali ad avere queste caratteristiche. Nel panorama italiano, dove si concentrano aziende di dimensione medio-piccole, esistono ancora sistemi e mentalitá più tradizionali in cui il valore delle crescita è tutta concentrato sull’azienda, e la risorsa umana è funzionale ad esso e non il contrario.
Che consigli vuoi lasciare a giovani universitari o laureati alla ricerca del loro primo lavoro?
Non accettate mai di non sapere: viviamo nell’era dell’informazione, e non esiste scusa per l’ignoranza. Prima di prendere una decisione di qualsiasi tipo, usate tutte le fonti a vostra disposizione per raccogliere le informazioni necessarie. In base a queste, imparate a calcolare il rischio associato.
Non accontentatevi mai di fare il “minimo indispensabile”: aggiungete del sale al vostro percorso! Tra i 18 e i 23 anni, si vive un periodo prezioso, da vivere intensamente, non lo si può “far trascorrere semplicemente”. Andando oltre al curriculum scolastico, si possono creare varie esperienze extracurriculari che permetteranno di distinguersi al momento dell’entrata nel mondo del lavoro.
Imparate ad ascoltare ed inseguire i vostri “segnali deboli” (i vostri hobby e le vostre curiosità), alcuni potranno diventare dei driver importanti per il vostro futuro, e fate di tutto per incorporare queste esperienze nella vostra quotidianità. Investite su voi stessi, dal primo momento in cui entrate nel percorso universitario, ed anche prima. Non aspettate gli ultimi sei mesi di specialistica, non è la tesi che vi specializza: voi vi presentate al mondo, sempre più competitivo, con la vostra storia, con quello che avete scelto di fare e di vivere fino a quel momento, con la ricchezza ed il “sale” che avete saputo aggiungere agli ingredienti normali riservati a tutti.
Createvi un network di amici molto diversi tra loro e da voi stessi. Questo è particolarmente importante per coloro che provengono da ambienti omogenei e omologati, sia da un punto di vista socioeconomico che da un punto di vista di diversity.
Infine, trovatevi dei riferimenti senior, dei mentor, da seguire ed ascoltare. Oltre che ascoltarli, fatevi ascoltare, non siate muti osservatori della loro vita. Spesso un mentor può fungere da specchio, il quale vi permette di analizzare voi stessi da diverse prospettive.
Maurizia Iachino Leto Di Priolo
Partner Key2People e Senior Mentor Mentors4u

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