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IL LAVORO DEL VENTURE CAPITALIST. Intervista a Claudio Giuliano

di Mentors4u - Carlotta Siniscalco e Giulia Avvanzini | Team Mentors4u

Claudio Giuliano, Co-Founder e Managing Partner di Innogest SGR Spa e Senior Mentor di Mentors4u, racconta della sua esperienza professionale presso Innogest e del settore del Venture Capital in Italia.

Qual è il tuo percorso professionale? Come sei diventato un venture capitalist?
Mi sono laureato in ingegneria elettronica al Politecnico di Torino e ho iniziato la mia carriera presso Hewelett Packard, prima in Francia, poi in California. Dopo qualche anno di esperienza lavorativa, ho sentito il bisogno di continuare la mia educazione e, per questo, ho frequentato un MBA presso INSEAD. Lì ho scoperto di avere molti più sbocchi lavorativi di quanto pensassi – credevo che un laureato in ingegneria fosse quasi obbligato a fare l’ingegnere – e quindi, dopo l’MBA, ho sviluppato prima un po’ di esperienza in una società di consulenza (Bain & Company), e poi ho seguito la mia vera passione per il mondo degli investimenti, entrando in Carlyle, a Londra, nel loro team di Venture Capital. Durante la mia esperienza presso Carlyle, mi sono reso conto che le proposte di investimento che provenivano dall’Italia erano numerose ma più early stage rispetto a quelle provenienti da altri paesi europei. Il motivo era che in Italia mancavano investitori focalizzati sulle primissime fasi delle start up (prima ancora del ciclo di Series A). Per riempire questo vuoto di mercato, insieme ad un amico conosciuto a INSEAD, abbiamo fondato Innogest.
Qual è la strategia di Innogest?
Innogest è un fondo che investe solo in aziende “early stage” italiane con ambizioni globali. Forse quasi più che un fondo, possiamo essere considerati dei “super angel” che aiutano a porre le prime basi industriali per accedere anche a capitali internazionali. Abbiamo le capacità finanziarie per investire in cicli successivi al Series A, e per la maggior parte delle aziende in portafoglio siamo i primi investitori. Inoltre, per noi è molto importante avere una conoscenza intima del mercato e delle tecnologie in cui investiamo. Per questo ci focalizziamo esclusivamente su due campi: quello dell’information technology e quello medico-sanitario.
Un’altra caratteristica particolare di Innogest è che da 3 anni a questa parte investiamo solo in collaborazione con altri fondi o con altri investitori. Siamo tipicamente i principali investitori, ma avere dei co-investitori aiuta a limitare il rischio di group thinking, a confermare la nostra tesi di investimento, e ad allargare il network e le competenze di cui la start up può usufruire. Per esempio, uno degli ultimi deal che abbiamo concluso era strutturato nel modo seguente: Innogest ha finanziato i 2/3 del progetto, mentre il rimanente 33% del capitale è stato fornito da 7 operatori (tra cui un imprenditore italiano esperto di software, un fondatore di una società di consulenza italiana, una piccola boutique di M&A londinese focalizzata sulla tecnologia, etc). Ognuno di questi investitori ha contribuito alla nascita e allo sviluppo della start up non solo attraverso capitali, ma soprattutto grazie alle proprie competenze e ai contatti. Un vero lavoro di squadra, volto a equipaggiare la start up di tutti gli strumenti necessari affinché possa avere successo.
Come dividi il tuo tempo?
In generale, dedico almeno il 60% del mio tempo alle società all’interno del nostro portafoglio. Siamo in continuo contatto con i nostri imprenditori, spesso con cadenza infrasettimanale. Li aiutiamo a creare contatti commerciali, reclutare nuovi impiegati, e affrontare i vari problemi relativi alla loro attività. È quasi un lavoro di consulenza, con la differenza però che, invece di essere pagati, contribuiamo capitale. Il rimanente tempo lo divido equamente tra cercare nuovi deal, gestire i rapporti con i nostri investitori e nella pianificazione delle exit.
Come trovate nuovi deal?
Ogni anno analizziamo circa 1000 nuovi deal, e di questi, più o meno i ¾ ci arrivano spontaneamente: c’è un forte flusso di idee in cerca di partner finanziari. Questo è abbastanza diverso rispetto alla Silicon Valley, dove c’è una competizione acerrima tra i tanti fondi di venture capital, i quali devono competere per trovare le migliori idee in cui investire. In Italia il mercato non è ancora così sviluppato. Il rimanente 25% dei nuovi deal nasce da nostre iniziative proattive. L’esempio più interessante è il “Premio Applico”, che Innogest ha fondato in collaborazione con una fondazione filantropica. L’idea del Premio Applico è di trovare e di premiare i progetti italiani di ricerca applicata nel campo oftalmologico più promettenti, e allo stesso tempo di creare un ambiente fertile nel quale medici, ingegneri, chimici, scienziati, e imprenditori possono discutere, insieme, di problemi rilevanti e sviluppare soluzioni innovative. Il progetto ha avuto talmente tanto successo che lo ripeteremo per altri campi verticali.
Qual è il più grande mito da sfatare sul venture capital in Italia?
Molti pensano che fare venture capital in Italia significhi semplicemente fornire capitali, e per questo spesso si pensa che i cugini più prossimi del venture capital siano i fondi di private equity. In realtà il nostro mestiere è molto poco finanziario - non utilizziamo leva, e la struttura patrimoniale e finanziaria delle aziende è molto semplice - e molto più operativo - scaviamo a fondo nel prodotto, nelle dinamiche di mercato e nell’organizzazione interna dell’azienda.
Qual è il miglior modo per prepararsi a una carriera in venture capital?
Credo che un buon punto di partenza per chiunque sia interessato a diventare un investitore di venture capital sia fare un’esperienza diretta in una start up. Lavorare in banca e in consulenza fornisce una buona preparazione, ma per imparare questo mestiere è essenziale capire il punto di vista dell’imprenditore.
Qual è la parte più bella del tuo lavoro? Cosa ti motiva?
La parte più bella del nostro lavoro è avere a che fare con gente giovane, guidata dall’entusiasmo di stravolgere il mondo e dalla consapevolezza di contribuire a far rinascere il mercato italiano attraverso idee fresche e innovative. In questo modo, cerchiamo di generare ritorni economici importanti per i nostri investitori e, allo stesso tempo, di contribuire attivamente al miglioramento del nostro Paese.
Claudio Giuliano
Co-Fondatore e Managing Partner di Innogest SGR Spa e Senior Mentor Mentors4u

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