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L'Investment banking raccontato ad una mentee

di Elena Beraldo | Mentee di Mentors4u

Intervistata da Elena Beraldo, Mentee di Mentors4u, Simona Maellare, Managing Director e Global Co-Head of Financial Sponsors Group in UBS e Senior Mentor di Mentors4u, parla della sua esperienza professionale nell'investment banking e fornisce preziosi consigli agli studenti universitari che voglio intraprendere una carriera professionale in banca.

Sono Elena Beraldo, Mentee di Mentors4U.
Ho avuto l’onore di conoscere ed intervistare in esclusiva per il nostro magazine la dottoressa Simona Maellare, Managing Director e Global Co-Head of Financial Sponsors Group in UBS. Simona Maellare si è unita al gruppo UBS nel 2014 come Co-Head of Financial Sponsors a Londra. Precedentemente ha speso otto anni in BAML nel team dei Financial Sponsors e nove anni in JP Morgan nel team di Leverage Finance a Londra e New York. L’investment banker ha inoltre lavorato due anni in DLJ nel team di High Yield. Nel 2014 e 2015 è stata considerata una delle 100 donne più influenti nella City di Londra.
Simona ed io ci siamo incontrate in un meeting room al settimo piano di un moderno palazzo sede di UBS, situato nel cuore della City londinese. Innanzitutto, ringrazio la dottoressa per aver accolto la proposta degli editori di Mentors4U di partecipare a questa intervista volta a far conoscere la sua esperienza formativa e professionale ai nostri Mentees e Mentors, nonché ad offrire qualche interessnate spunto per i giovani interessati ad intraprendere una carriera nel banking.
Simona inizia subito raccontandomi delle sue origini calabresi, del piccolo paesino in cui ha vissuto la sua infanzia. Proviene da una famiglia semplice, ma entrambi i genitori sono laureati ed hanno supportato la sua necessità di lasciare il Meridione per andare a studiare economia alla Bocconi a Milano. “In soli quattro anni mi sono laureata in Economia ed ero la più giovane di quell’anno, il ché significa che non ho fatto alcuno stage e sono arrivata alla laurea velocemente, ma anche impreparata al mondo del lavoro”. Altrettanto velocemente termina un master in economia sempre alla Bocconi con il pensiero di intraprendere la carriera dell’economista. In realtà poi sarà indirizzata dall’università verso la consulenza e il banking, i settori nei quali gli studenti più brillanti davano il via alle loro carriere. “Troppo cruda ed ingenua per la consulenza ho beneficiato del sistema di recruitment della banca che era decisamente più adatto a me perché più matematico e standardizzato, ed infatti ho ricevuto la prima offerta da JP Morgan che ho accettato subito”. Si trasferisce quindi a Londra, entrando quasi alla cieca nel mondo dell’investment banking del quale si appassiona immediatamente. “Pur sentendomi inadeguata avevo la determinazione di non voler fallire perché ero fiera di aver ricevuto quella opportunità e mi sentivo molto fortunata ad essere entrata in un ambiente così stimolante, internazionale e smart. Mi piaceva molto quello che facevo e nonostante lavorassi tantissimo ero consapevole che stavo ricevendo ed imparando altrettanto”. Mi racconta con un sorriso dei primi viaggi di lavoro, del training di dieci settimane a New York e delle persone stimolanti con le quali lavorava.
Sembrerebbe una storia d' amore a prima vista quella tra Simona e l’investment banking anche se, per arrivare a ricoprire il ruolo che detiene ora, ha dovuto affrontare ogni giorno nuove sfide. Mi parla delle due sfide più difficili per lei ed entrambe hanno a che fare con la graduale acquisizione di maggiore autorità: “imparare a delegare è stato difficile. La tua reputazione dipende dal team e bisogna sapersi fidare delle persone con le quali lavori. Inoltre, con la seniority, ho dovuto imparare a soppesare commenti positivi e negativi, perché hanno un impatto molto più rilevante sulle persone e anche questo non è stato facile”.
Simona lavora in banca da venti anni e si vede da come ne parla che il suo lavoro le piace ancora tantissimo. In particolare mi dice che le due cose che più le piacciono sono la mancanza di una routine, che significa che non ci si annoia mai, e l'ambiente lavorativo stimolante perchè costituito da persone molto intelligenti che diventano una risorsa per la propria crescita personale. “Queste due qualità combinate fanno sì che tutti debbano dare il meglio di sé”. Le chiedo che cosa invece le piaccia di meno e la risposta è: “non avere il controllo del proprio tempo è la conseguenza negativa della mancanza di una routine. Spesso non puoi organizzare una cena o un weekend con gli amici perché può esserci un’operazione imprevista e devi rimanere al lavoro”.
Parliamo poi delle qualità che sono importanti nel suo lavoro. Affidabilità e passione sono fondamentali per avere successo nell'investment banking. "Ciò che distingue quelli che hanno successo da quelli che non hanno successo è quanta passione e quanto entusiasmo mettono. Le persone che sono qui vivono il proprio lavoro con passione, sono disposte a fare molti sacrifici e devono portare termine i propri doveri con puntualità. Ogni volta che perdi un deal la prendi come una grande sconfitta a livello personale e ogni volta che vinci un deal lo vivi come un grande successo a livello personale”.
Le chiedo quali sono le caratteristiche e le esperienze formative che non possono mancare in un buon candidato. Mi risponde: “un buon CV è la condicio sine qua non. I candidati migliori vengono da università conosciute e si sono laureati con il massimo dei voti. È importante che abbiano fatto stage in ambiti simili perché questo indica l'esistenza di un vero interesse e che la persona sa vivere in questo ambiente lavorativo”. Inoltre, Simona ci tiene a sottolineare che i candidati devono riuscire a trasmettere, durante un colloquio, la consapevolezza di che cosa significhi lavorare in banca e la voglia di imparare con umiltà e pazienza. “Appena entri in banca impari un nuovo modo di lavorare: con un team, sotto pressione e in diversi progetti. I candidati devono dimostrare di essere pronti al sacrificio perché all’inizio è dura e non c’è tanto glamour, però ci tengo a sfatare il mito dei banchieri che lavorano sempre fino alle 3 di notte perché va a periodi e dipende dalle operazioni, non è la regola”.
In quanto al tema delle donne all’interno dell’investment banking ci sono buone notizie per le rappresentanti del gentil sesso, in quanto oggigiorno c’è più attenzione alla diversità rispetto a venti anni fa. Banche e aziende ricercano più donne perché sono consapevoli del valore aggiunto che possono apportare e sempre più offrono alle donne supporto e una buona flessibilità di orari, luoghi e modalità lavorative. La dottoressa mi parla dei vantaggi che ha scoperto nell'essere donna e rappresentare una minoranza nel suo ambito lavorativo: “bisogna saper sfruttare la sensibilità e la capacità di vedere le situazioni da una diversa prospettiva. Queste sono caratteristiche importanti che ci differenziano dai colleghi uomini e diventano un grande vantaggio se utilizzate con intelligenza. L’importante, quindi, è che una donna non cerchi di competere con gli uomini comportandosi come gli uomini, ma che sottolinei la propria differenza comportandosi come una donna”. Simona mi racconta anche della sua esperienza personale come mamma in carriera e di come abbia sempre lavorato molto più degli uomini per dimostrare quanto valesse e quanto dedita al lavoro fosse. “Con eventi come matrimonio o la nascita di un figlio tutti iniziano a metterti in discussione. La gente dubita che tu rimanga, e quindi, per far vedere che non hai nessuna intenzione di mollare, lavori il doppio. Questo accade a molte donne, anche le più senior, perché credono di dover dare  una costante dimostrazione di quanto valgano e quanto siano committed”.
Rimorsi e rimpianti fanno parte dell’ultima domanda scomoda che non riesco a trattenermi dal fare data la storia di grande successo di Simona. Sorride e con schiettezza mi dice: “sarei stata meno severa con me stessa. Non mi sono mai presa una pausa. Mi sono laureata in quattro anni invece che cinque, ho completato la specialistica velocemente e dopo due settimane ero già a Londra a lavorare da JP Morgan. Ho lavorato moltissimo per anni e quando ho avuto i bambini sono tornata al lavoro molto presto”. Ora, guardando la sua carriera con retrospezione, un po’ rimpiange di non aver speso del tempo (da un mese a un anno) per viaggiare, prendersi un sabbatico o prolungare la maternità. D’altro canto ha sempre raccolto subito le opportunità che ha ricevuto e se non l’avesse fatto magari non saremmo qua a parlarne. “L’anno sabbatico non mi sento di consigliarlo a tutti i neo-laureati, ma ad un certo punto può essere bello prendersi una piccola pausa che possa arricchirci in altro modo. A lungo termine la carriera non ne risentirà” afferma senza però sembrare triste della sua scelta.
Prima di lasciarci le chiedo di riassumermi tre consigli per i giovani che vogliono iniziare la propria carriera in banca. “Fate delle intership che possano darvi un’idea di cosa significhi lavorare in questo mondo e vi aiuteranno a capire se è quello giusto per voi. Sappiate dimostrare una certa apertura e voglia di imparare e siate pronti al sacrificio, soprattutto nei primi anni. È un duro lavoro, ma viene ripagato. Del resto, dopo venti anni, sono ancora qua in banca perché mi piace davvero tantissimo quello che faccio e mi diverto ancora da morire”.

Simona Maellare
Managing Director e Global Co-Head of Financial Sponsors Group in UBS e Senior Mentor di Mentors4u

 
 

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