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Convergenze e differenze: la voce di Alessandra Genco sul tema leadership femminile

di Carlotta Siniscalco e Federica Salvati | Team Mentors4U

Intervista di Carlotta Siniscalco e Federica Salvati a Alessandra Genco, (Responsabile Finanza di Gruppo in Leonardo-Finmeccanica) sul tema della leadership femminile.

Nell’estate in cui il tema della leadership femminile ha occupato le pagine dei quotidiani internazionali per le affermazioni di determinatissime giovani manager e per l’istituzione del “Lady Day” in una grande e famosa azienda in risposta alla scarsa stima riservata alle donne, abbiamo intervistato Alessandra Genco, leader che ha fatto della sua carriera un modello di inclusione ed ha dimostrato che l’unica vera arma con cui si può scon ggere la dif denza verso la leadership femminile è il talento e la tenacia. Alessandra è Responsabile Finanza di Gruppo in Leonardo-Finmeccanica, società leader nell'aerospazio e difesa nella quale Alessandra lavora dal 2006, precedentemente ha ricoperto il ruolo di Vice President nella Investment Banking Division di Goldman Sachs a New York. MBA a Stanford, un triennio in banca come risk manager e per Alessandra tutto è iniziato con una laurea in economia presso l’Università LUISS di Roma. Diretta ed obiettiva, Alessandra ci ha parlato di leadership femminile, di dif coltà, vantaggi e svantaggi legati all’essere una donna in un settore prettamente maschile. Una professionista che ha sicuramente le idee molto chiare su quali siano gli strumenti che possono fare di una giovane donna una grande leader.
Secondo Alessandra l’essere donna in un settore più maschile è insieme un vantaggio ed uno svantaggio. Essere ricordate più facilmente è sicuramente uno dei vantaggi: una persona si ricorderà facilmente dell’unica donna con cui ha parlato (ed Alessandra aggiunge che quasi sicuramente quella donna avrà detto qualcosa di buono).
Passando al lato degli svantaggi uno è quello che a volte si rischia di essere tenute fuori dai colleghi quando “il gioco si fa duro”. Il “gender bias” ci mette lo zampino e così è facile ritrovarsi esclusa da una partita condotta da colleghi uomini. Ma perché è dif cile trovare una donna a capo di una business unit? Secondo Alessandra è per una combinazione di fattori e prima di tutto in uisce il fatto che molti clienti siano proprio uomini. La diversità è molto ben accolta ma è nella natura umana cercare i propri simili. La lunga esperienza lavorativa insegna che a prevalere sia il principio del simile: il cliente desidera qualcuno che pensi come lui. E se spesso si pensa che per risolvere questa questione basti spostarsi dall’Italia agli USA per Alessandra non è così. Le abbiamo infatti chiesto alla luce della sua carriera internazionale, quali siano le differenze riscontrare nell’essere donna leader in Italia e negli States, ma secondo lei non esistono grandi differenze. Tuttavia negli USA è più facile trovare modelli di manager donna e sul campo si impara che bisogna integrarsi nel gruppo maschile ma è fondamentale non perdere la propria identità: non è possibile essere viste come uomini, quindi non serve barattare la propria personalità per del senso di inclusione. Invece è possibile lavorare su quelle caratteristiche, a volte peculiari delle donne, che non sono così costruttive sul posto di lavoro. Sarebbe utile convergere verso il comportamento maschile su alcuni aspetti e mantenere la sensibilità femminile su altri: a volte le donne tendono a ri ettere troppo sugli errori ormai commessi e così nisce che mentre il collega uomo e già focalizzato sul prossimo obiettivo la collega è ancora lì a pensarci sopra.
Rientrando in Italia dopo una carriera di cinque anni a New York però Alessandra di qualcosa è rimasta molto piacevolmente stupita: nella nostra nazione le donne hanno una maggiore visibilità in alcuni settori e se ciò è grazie alla legge sulle quota rosa ben venga, “il ne giusti ca i mezzi”. Inoltre in Italia l’età media è più alta e per la giovane professionista la corsa verso una brillante carriera può diventare meno affannosa e si può iniziare a pensare alla costruzione di una vita personale. Oltre a questa bella sorpresa, chiediamo ad Alessandra cosa l’abbia convinta a tornare in Italia e senza esitazione ci racconta che è stato principalmente per ragioni familiari.
Nonostante il rientro in Italia, per Alessandra una delle chiavi del suo successo è stata trovare ispirazione nelle persone che avevano fatto esperienza negli USA e l’hanno incoraggiata a fare un MBA. Ovviamente andare all’estero richiede molti sacri ci, ma anche questo aspetto è stato cruciale per la carriera di Alessandra. Quello che aveva lei e che molte altre non avevano infatti è la volontà di fare dei sacri ci, di lasciare la via più facile. Alessandra ci ricorda di come sia fondamentale avere quel coraggio che ti porta ad allontanarti dai porti sicuri, navigare in acque lontane senza la certezza di approdare da qualche parte, dato che questa certezza non c’è mai nella vita, anche se si ha alle spalle un MBA a Stanford.
Per concludere la nostra intervista abbiamo voluto chiedere ad Alessandra quali consigli vorrebbe dare alle ventenni di oggi a cui piacerebbe intraprendere una carriera come la sua. Quelli di Alessandra però non sono semplici consigli, sono piuttosto i frutti di una lunga esperienza e sintetizzano uno stile di vita aperto e coraggioso. Lei infatti consiglia di fare esperienze internazionali e di imparare le lingue per costruire ponti e riuscire ad apprezzare il tesoro che è la diversità. Un altro consiglio è quello di accettare le nuove s de senza pensarci troppo, senza bruciare troppa energia per ri ettere, per Alessandra bisogna preservare un po’ di carburante per le buone ragioni e a volte pensare troppo non lo è. Se ogni volta investi il 100% del carburante corri il rischio di far esplodere te stessa nel tentativo di far esplodere la tua carriera. 


Alessandra Genco
Responsabile Finanza di Gruppo in Leonardo-Finmeccanica

 

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