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Una coscienza comune per l'Europa

di Matteo Grosso |

Tratto dal Magazine n.10 di Settembre 2018 Cinzia Guido, Mentor di Mentors4u, e Senior Policy Advisor- Digital Economy per Confinudstria, Delegazione presso l’Unione Europea. In questa intervista condivide con noi le sue conoscenze e la sua esperienza lavorativa e di vita da vera europea. 

La libera circolazione di merci, servizi, persone e capitali è un tema europeo molto importante per i nostri Mentee, molti dei quali studiano e lavorano all’estero. In quali direzioni si svilupperà il Mercato Europeo Comune nei prossimi anni? 
 
Congiuntamente al modello sociale, il Mercato Unico è il traguardo più importante dell’Europa. In una prospettiva futura, l’obiettivo è quello di andare verso una sempre maggiore integrazione, sia sui beni tangibili, sia sui contenuti digitali. Fra le iniziative volte a raggiungere lo scopo prefissato, si distinguono l’abbattimento delle barriere roaming, il nuovo regolamento contro il geo-blocking che rimuove gli ostacoli all’acquisto e fruizione di servizi transfrontalieri e il regolamento per la protezione dei dati personali online. 
 
Gli ostacoli a una più ampia integrazione nel Mercato Unico erano - e sono a volte tutt’ora - rappresentati dalle normative nazionali che differiscono fra i vari Paesi membri: basti pensare alle normative sui contratti di vendita e alle garanzie per i prodotti (che si sta cercando di armonizzare con una nuova proposta di Direttiva sulla vendita a distanza di beni). A titolo di esempio, nei paesi nordici i prodotti godono - con alcune eccezioni - di garanzie a tempo illimitato, mentre l’Italia dispone di garanzie a breve termine per disincentivare frequenti sostituzioni del bene. 
 
Come si può raggiungere una maggiore integrazione? Innanzitutto, va ricordato che tutte le proposte in materia di Mercato Unico arrivano dalla Commissione europea e sono poi negoziate da Consiglio e Parlamento. Sono questi gli attori che determinano le versioni finali della legislazione europea che applichiamo poi a livello nazionale. In queste sedi, andrebbero messi da parte i singoli interessi nazionali dando spazio a una visione di lungo periodo. Solo abbattendo tutti i rimanenti ostacoli al Mercato Unico, l’Europa potrà davvero essere competitiva a livello globale. 

 
Per saperne di più
  • Il MEC (Mercato Europeo Comune) è stato istituito con i Trattati di Roma nel 1957 e si basa su quattro libertà: libera circolazione di persone, servizi, merci e capitali
  • Il Geo-blocking è una pratica discriminatoria che impedisce ai cittadini europei di accedere ed acquistare prodotti o servizi transfrontalieri senza l’aggiunta di sovrapprezzi basati sulla nazionalità dei clienti. Ogni computer è dotato di un indirizzo IP (Internet Protocol). Ogniqualvolta il computer (o dispositivo) richiede l’accesso ai contenuti di un server, l’indirizzo IP viene fornito a questo server perché sappia dove inviare i contenuti. L’indirizzo IP non ha alcun significato particolare, ma può essere utilizzato per individuare con precisione la posizione geografica del computer. Alcune società o mezzi di comunicazione possono utilizzare dei database dedicati per escludere determinati paesi ‘bloccandoli’. Da qui il termine ‘geo block’ o blocco geografico.
  • Il diritto di garanzia legale (artt. 128 e ss. del Codice del Consumo) regola le pretese che l’acquirente può vantare nei confronti del venditore in seguito alla consegna di un prodotto difettoso o dalle caratteristiche non conformi a quanto previsto nel contratto
 
Gli Stati membri dell’Unione Europea presentano differenti normative sul lavoro e diversi modelli retributivi. Come possiamo intervenire per evitare che queste differenze favoriscano tensioni come quelle che hanno portato alla Brexit? 
 
Nell’Unione Europea possiamo osservare differenze strutturali, proprie dei diversi Paesi, e differenze dovute al fatto che i Paesi entrati di recente hanno avuto percorsi di crescita non comparabili con quelli dei Paesi fondatori.
 
Per ridurre le differenze economiche e sociali, la politica di coesione è fondamentale: l’Europa ha un budget che viene redistribuito in base alla situazione economica e sociale dei diversi Paesi. A titolo di esempio, l’Italia, che presenta tra l’altro notevoli differenze interne (fra Nord e Sud), è il secondo beneficiario della politica di coesione a livello UE. 
 
Il budget viene “redistribuito” sulla base di 11 obiettivi tematici da rispettare. Se tutte le premesse sussistono e le condizioni di spesa sono rispettate, i finanziamenti vengono accordati

 
Per saperne di più
  • Nella seconda metà del 2017, erano circa 5 milioni gli italiani che vivevano e lavoravano in Europa e nel mondo su una popolazione di circa 60 milioni (8,2%), con un aumento del 3,3% nel 2016 rispetto all'anno precedente. Fra questi, oltre 2 milioni presentavano un'età inferiore a 50 anni e un milione aveva meno di 34 anni
 
Unione Europea: un’Unione “incompleta”? L’UE è un’unione Economica e Monetaria. Da un punto di vista fiscale, invece, sarebbe ragionevole iniziare una riforma per rendere l’UE un’unione Fiscale? 
 
L’idea di un’unione fiscale è più che ragionevole. Ma il percorso presenta molte difficoltà. Il problema principale è che il controllo sulla politica fiscale è considerato centrale per la sovranità nazionale e Paesi come Irlanda e Lussemburgo difficilmente vorrebbero rinunciarvi. 
 
Sono necessarie alcune norme di armonizzazione fiscale, da discutere a livello di OCSE e a livello europeo, come il Presidente del Parlamento europeo Tajani ha più volte sottolineato.

 
Per saperne di più
  • L'Unione Europea è un'organizzazione internazionale politica ed economica a carattere sovranazionale, che comprende 28 paesi membri indipendenti e democratici
  • Il 6 maggio 2015 è stata adottata la strategia per implementare il Mercato Unico Digitale Europeo, il quale, secondo stime della UE, aumenterebbe i consumi di circa 18 miliardi di euro e contribuirebbe alla crescita dell’economia comunitaria per 415 miliardi di euro all’anno
  • L'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) [in inglese Organisation for Economic Cooperation and Development (OECD)] è un'organizzazione internazionale di studi economici per i Paesi membri, Paesi sviluppati aventi in comune un'economia di mercato.L'organizzazione svolge prevalentemente un ruolo di assemblea consultiva che consente un'occasione di confronto delle esperienze politiche per la risoluzione dei problemi comuni, l'identificazione di pratiche commerciali e il coordinamento delle politiche locali e internazionali dei Paesi membri. L'OCSE conta 36 paesi membri e ha sede a Parigi

 Le istituzioni europee vengono percepite come distanti dai bisogni dei cittadini. Le sue esperienze nell’ambito delle Relazioni Governative e in quello degli Affari Pubblici confermano questa percezione? Come si può ribaltare questo trend? Qual è il ruolo della politica, dei giornalisti, dei mass media, per chiudere il gap fra Europa e cittadini? 
 
L’Unione Europea ha assicurato la pace in Europa per più di 60 anni. L’Europa è il mercato unico più grande al mondo e rappresenta oltre il 20% del PIL mondiale.
Nonostante questi traguardi degni di nota, l’Unione Europea è purtroppo percepita come un’entità distante dalla vita dei cittadini. Le ragioni sono molteplici: un’inefficace politica di comunicazione dell’UE, una linea d’azione decisa da pochi Paesi, troppa burocrazia. Ma allo stesso tempo la politica interna che indica l’Europa come capro espiatorio di tante situazioni complesse interne. 
 
La politica di comunicazione adottata dall’UE non riesce a trasmettere adeguatamente ai cittadini i risultati raggiunti e i benefici delle decisioni comunitarie. Inoltre, le esigenze dei cittadini di diversi Paesi sono molto eterogenee e, di conseguenza, comunicarne traguardi e benefici risulta complicato. 
 
Ancora più rilevante è la preoccupante disinformazione dei cittadini nei confronti dell’Europa. L’Europa siamo noi. Noi votiamo i nostri eurodeputati e i Ministri che tutelano i nostri interessi e decidono le strategie dell’Unione. Se i Ministri non partecipano attivamente alle riunioni delle diverse formazioni consiliari i nostri interessi non saranno mai adeguatamente rappresentati. In generale, i cittadini percepiscono il risultato delle scelte politiche, ma non si sforzano - né sono chiamati a farlo - di comprendere le motivazioni dietro a quelle scelte. 
 
Il ruolo dei nostri politici è quindi fondamentale; dal supporto ai nostri funzionari in Commissione Europea, alla dotazione di adeguate risorse, alla rappresentanza permanente d’Italia presso l’UE.
 

Per saperne di più
  • Le relazioni governative mirano ad influenzare le politiche pubbliche e di governo a livello locale, regionale, nazionale, europeo e globale, facendosi portavoce degli interessi dei cittadini che sarebbero potenzialmente influenzati dalle decisioni dei nostri leader di governo. Gli affari pubblici, invece, comprendono relazioni governative, comunicazioni su canali di informazione, gestione dei rischi e responsabilità sociale, e puntano a influenzare le politiche pubbliche, costruendo e mantenendo una forte reputazione con le diverse parti interessate 
  • Attenzione a non confondere il Consiglio dell’Unione Europea con il Consiglio Europeo! Il Consiglio dell'Unione Europea è l'organo legislativo dell'Unione (insieme al Parlamento) ed è costituito da un rappresentante di ciascuno Stato membro a livello ministeriale. Il Consiglio europeo riunisce i Capi di Stato o di governo dell'Unione Europea e il presidente della Commissione. Esso definisce gli orientamenti politici generali dell'Unione Europea.
 
Lei ha vissuto e lavorato a Bruxelles, una città dove si incontrano e collaborano i rappresentanti di tutti i paesi dell’UE; a suo parere, questi incontri hanno creato una nuova coscienza comune o le differenze nazionali sono anche qui ben presenti? 
 
Bruxelles è una vera citta europea. Essendo sede di varie istituzioni europee e di organizzazioni internazionali come la NATO, molteplici nazioni trovano a Bruxelles la loro rappresentazione. Questo porta ad uno scambio di esperienze e culture unico nel suo genere.
 
Lo spirito europeo si nota in particolar modo fra i figli dei funzionari che lavorano nell’UE. Questi ragazzi, difatti, sono nati o cresciuti in Belgio da famiglie italiane, e si sentono europei prima ancora che italiani o belgi. 
 
Tutte le differenze, a Bruxelles, si appianano, e c’è molta più unità riguardo alle sfide globali. 

 
Per saperne di più
  • Bruxelles è considerata la capitale de facto dell'Unione europea in quanto sede di varie istituzioni, tra cui la Commissione europea, il Consiglio dell'Unione europea e il Parlamento europeo. Ad Evere ha inoltre sede il quartier generale della NATO 
 
Economia Digitale: Lei ha coordinato con successo tutte le attività di una task force digitale che rappresenta cinque federazioni di business nazionali, ed è membro della cooperazione trilaterale sull’Industria 4.0. A suo parere, quanto è importante la digitalizzazione per l’UE e i Paesi membri? E quali sono le principali iniziative volte a cogliere le opportunità che derivano dalla trasformazione digitale? 
 
La trasformazione digitale è un percorso irreversibile che ha portato nuove sfide, ma anche un progresso dell’innovazione senza precedenti. 
I benefici apportati dalla quarta rivoluzione industriale sono notevoli. Prendiamo a titolo di esempio un macchinario. Anni fa, non era possibile migliorare le sue prestazioni; oggi, grazie ai Big Data, possiamo raccogliere dati sulla performance della macchina nel tempo, identificare un errore ricorrente, porvi rimedio ed aumentare la nostra produttività e competitività.
Accogliere e sfruttare l’innovazione digitale è una priorità per l’Europa e per le generazioni future.
 
Se paragoniamo l’Europa alla Cina o agli Stati Uniti, notiamo che siamo indietro nel processo di digitalizzazione. La nostra Europa sta cercando il giusto equilibrio fra l’esigenza di proteggere i consumatori e la necessità di lasciare che l’innovazione faccia il suo corso ed apporti benefici in molteplici campi, da quello industriale a quello sanitario, ad esempio tramite l’intelligenza artificiale. 
Il punto centrale è che l’innovazione non va frenata. Ma nemmeno accolta a braccia aperte senza un’attenta analisi dell’impatto che essa può apportare; non possiamo stravolgere il nostro tessuto sociale. È innanzitutto importante analizzare i vantaggi e gli svantaggi apportati dalla tecnologia. Nell’ambito della manifattura, ad esempio, dobbiamo capire in che modo e con quale intensità l’intelligenza artificiale impatterà sulla forza lavoro e dobbiamo sviluppare piani per riqualificare quest’ultima. 
 

Per saperne di più
  • L’economia globale sta attraversando una veloce trasformazione digitale. L’economia digitale è l’attività economica che risulta dalle interazioni giornaliere online fra persone, business, dispositivi, dati e processi. Le tecnologie digitali, difatti, creano un sistema che lega tutte le parti della vita economica e sociale.
  • La Trasformazione digitale consiste nella trasformazione profonda delle organizzazioni, a partire dai processi e dai flussi informativi, fino ai modelli di business per cogliere pienamente le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dai nuovi media e canali di comunicazione
  • L’Unione Europea ha intrapreso diverse iniziative nell’ambito dell’economia digitale, dal ruolo dei Diritti di Proprietà intellettuali per favorire l’imprenditoria, alla tassazione nell’economia digitale (nuove regole che assicurano che attività di business digitali siano tassate in modo giusto e favorevole alla crescita), al 3% R&D target, all’Agenda Digitale per l’Europa, al Mercato Unico Digitale Europeo, che punta a creare opportunità legate al digitale per persone e business e promuovere la posizione dell’Europa come leader mondiale nell’economia digitale
 

La rivoluzione digitale ha fatto emergere problemi di natura etica, legati alla sicurezza dei cittadini ed alla protezione e trattamento dei dati personali. Qual è il ruolo giocato dall’UE in questi ambiti? Quali sono le principali iniziative e risultati che l’UE ha attuato e raggiunto negli ultimi anni? 
 
L’Europa si è sempre distinta, e si distingue tuttora, nel Mondo per un grande senso etico. Non è un caso che abbiamo il modello sociale più forte del Mondo. Mentre gli Stati Uniti hanno sempre posto la concorrenza come obiettivo principale, e la Cina ha anteposto la crescita economica alla salute e sicurezza dei suoi cittadini, l’Europa si è sempre posta il problema delle sfide etiche e l’impatto delle scelte politiche sul tessuto sociale. 
 
Al momento, l’UE ha diversi team di ricerca che hanno come obiettivo principale quello di comprendere come le nuove tecnologie impatteranno sulla sicurezza dei cittadini e sulle condizioni lavorative. È stato istituita, ad esempio, un’Alleanza che lavorerà per definire linee guida per l’etica nell’intelligenza artificiale. Nell’ambito del trattamento dei dati personali, il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) assicura che qualunque impresa nel Mondo che utilizza dati di cittadini europei proteggerà i suddetti dati secondo i parametri stabiliti dall’Europa. 
 

Per saperne di più
  • Il diritto alla protezione dei dati personali è un diritto fondamentale dell'individuo tutelato dal Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo
  • Con il termine intelligenza artificiale (spesso abbreviato in AI, dall'inglese Artificial Intelligence), si intende generalmente l'abilità di un computer di svolgere funzioni e ragionamenti tipici della mente umana
  • Il regolamento generale sulla protezione dei dati, n. 2016/679 e meglio noto con la sigla GDPR (General Data Protection Regulation), è un regolamento dell'Unione Europea in materia di trattamento dei dati personali e di privacy. Con questo regolamento, la Commissione Europea intende rafforzare e rendere più omogenea la protezione dei dati personali di cittadini dell'Unione Europea e dei residenti nell'Unione Europea, sia all'interno che all'esterno dei confini dell'Unione Europea.

Il programma Erasmus + ha portato grandi benefici agli studenti. È immaginabile un programma europeo che favorisca lo scambio di talenti tra vari stati anche nell’ambito lavorativo, in particolare giovanile? Oppure, per via delle considerazioni elaborate al punto 2, questo programma risulterebbe difficile da attuare? 
 
Esistono vari programmi che favoriscono la mobilità di talenti nell’ambito lavorativo, come ad esempio l’Erasmus per giovani imprenditori e il Digital Opportunity Traineeship, grazie al quale le imprese di un Paese europeo possono assumere per un breve periodo stagisti di altri Paesi membri. Normalmente lo stage è volto a sviluppare competenze digitali, di natura tecnica e non solo (e.g. anche etica).
 
Molte imprese vedono il Traineeship in maniera favorevole perché assumono un candidato con competenze diverse dalla forza lavoro locale. Il Traineeship apporta anche benefici allo stesso stagista il quale, quando torna nel suo Paese di residenza, può fare leva su quello che ha appreso all’estero, ed al Paese di residenza che può sfruttare tali competenze. 

 
Per saperne di più
  • Il nome del programma Erasmus deriva dall'umanista e teologo olandese Erasmo da Rotterdam (1466/69-1536), che viaggiò diversi anni in tutta Europa per comprenderne le differenti culture. Nel 2015, sono state 678.000 le persone che hanno partecipato al programma. L’Italia figura tra le nazioni maggiormente coinvolte
  • Erasmus per giovani imprenditori è un programma di scambio transfrontaliero che offre ai nuovi imprenditori - o aspiranti tali - l’opportunità di imparare i segreti del mestiere da professionisti già affermati che gestiscono piccole o medie imprese in un altro Paese partecipante al programma
  • L’iniziativa Digital Opportunity Traineeship è un’iniziativa finanziata dall’UE che mira a fornire un tirocinio transfrontaliero in competenze digitali per 600 studenti e laureati dal 2018 al 2020. Possono fare domanda i residenti di tutte le nazioni che prendono parte al programma Erasmus + o provenienti dalle Horizon 2020 Associated Countries. Il primo tirocinio è incominciato nella primavera 2018. 

Può l’avvicinamento dei giovani alle istituzioni comunitarie favorire, in futuro, un aumento del peso specifico del nostro Paese nelle decisioni comunitarie? Come possono iniziative di Mentoring, come Mentors4u, essere uno strumento valido per contribuire ad avvicinare giovani talenti italiani a Bruxelles? 
 
Un ruolo attivo dei giovani nelle istituzioni comunitarie è di primaria importanza, e iniziative come Mentors4U possono essere la chiave per avvicinare studenti italiani a Bruxelles. Mentors4U, infatti, offre la possibilità a studenti meritevoli di entrare in contatto con professionisti che lavorano nell’Unione Europea e che possono aiutarli ad identificare il percorso per inserirsi nel contesto comunitario. Grazie alla guida dei Mentor, gli studenti che aspirano ad essere parte attiva di organi dell’UE possono finalmente definire i passi da affrontare e le competenze su cui far leva. 
 
Ovviamente, anche strumenti come il Magazine aiutano a diffondere informazioni che possono rivelarsi utili per risvegliare l’interesse di alcuni studenti verso l’Europa, oltre che supportare coloro i quali sono già impegnati nel costruire la propria carriera. 
 
Mentors4U potrebbe fare anche di più; ad esempio, visto il successo degli aperitivi di networking e delle coffe chatcon i Mentor, sarebbe interessante organizzare un evento a Bruxelles che riunisca diversi Mentor e Mentee. Si potrebbe cogliere l’occasione per visitare il Parlamento Europeo. L’evento contribuirebbe a far toccare con mano l’esperienza comunitaria ai nostri Mentee, e darebbe l’opportunità a questi ultimi, ed anche ai Mentor, di stringere relazioni che potrebbero essere un punto di partenza per progetti futuri.
 
 
Per saperne di più
  • In tempi recenti sono nati movimenti giovanili europei, come Volt, o start-up italiane, come Yezers, che per cambiare l’Italia e l’Europa propongono un modo di fare politica nuovo e più inclusivo
 
Lei ha dapprima conseguito una laurea triennale in ingegneria, ed ha successivamente completato due MSc in ambito manageriale. Quali sono i benefici che ha tratto da questa scelta? 
Quali sono le competenze che ritiene più importanti per ricoprire il ruolo di Policy Advisor e COO? 
Se le chiedessi di menzionare un lato negativo del suo lavoro, quale sarebbe?
 
Sono soddisfatta della mia scelta di perseguire una laurea triennale in ambito scientifico, per diverse ragioni. Innanzitutto, il mio background è stato un fattore di differenziazione dalla maggior parte dei candidati che avevano condotto studi internazionali. Inoltre, una laurea scientifica è di grande aiuto quando si devono prendere e supportare decisioni importanti. Infine, il mio Erasmus e la mia doppia laurea mi hanno permesso di partecipare al concorso pubblico indetto dalle Istituzioni UE, per il quale un’esperienza all’estero è requisito obbligatorio. 
 
Lavorare come Policy Advisor significa interfacciarsi ogni giorno con un ambiente nel quale la comunicazione e le relazioni ricoprono un ruolo fondamentale. Rappresentare Confindustria significa tenere molte presentazioni e partecipare a diverse riunioni. 
Grazie ai miei studi, riesco facilmente a motivare le mie argomentazioni da un punto di vista tecnico quando mi interfaccio con Dirigenti e Politici. Una comunicazione chiara e la capacità di spiegare concetti complessi in maniera semplice (e.g. come l’intelligenza artificiale impatta sul lavoro) è un requisito fondamentale per ottenere la fiducia dei policy maker. 
Fra le altre capacità importanti per il mio lavoro, posso annoverare quelle di analisi e sintesi: il ruolo del Policy Advisor richiede l’essere costantemente aggiornati sulle novità e saper individuare velocemente e sintetizzare le informazioni più rilevanti. Un imprenditore molto impegnato non leggerà mai una mail che supera le “10 righe”.
Infine, il ruolo richiede capacità di leadership. Il fatto di avere il supporto di persone che ti riconoscono come un leader ti da molta più credibilità nelle situazioni negoziali. 
 
Se dovessi menzionare un aspetto meno piacevole del mio lavoro, questo sarebbe il fatto che la giornata lavorativa sembra non giungere mai al termine per via delle infinite cene di lavoro/cocktail di networking. Allo stesso tempo, il fatto di vivere in quella che viene comunemente chiamata l’EU Bubble, una grande comunità di professionisti che lavorano nelle istituzioni europee, presenta i vantaggi menzionati al punto 5, ma anche aspetti negativi come l’essere sempre al centro di discussioni che ruotano intorno all’Europa.

 
Per saperne di più
  • A differenza del “policy analyst”, il policy advisor solitamente lavora sul “contorno” delle politiche comunitarie; si occupa degli aspetti funzionali ed operativi della politica, invece che dei dettagli analitici, ed informa gli analisti sui problemi legati all’attuazione della stessa. Il policy advisor può anche occuparsi di indentificare il miglior modo per attuare una politica, una volta che quest’ultima è stata approvata dal Parlamento. Il ruolo di policy advisor include scrivere reports, consultarsi con i vari stakeholders, e spendere una gran parte del tempo leggendo ed analizzando informazioni legate al settore di interesse
  • Ulteriori competenze utili per un Policy Analyst: Gestire una rete molto complessa di contatti fra le parti interessate e fornire consigli strategici a dirigenti e politici; capacità di afferrare, comprendere e presentare problemi complessi e delicati in maniera ragionevole e consapevole; capacità di leadership, le quali includono gestire e motivare teams per raggiungere obiettivi
 
Quali consigli può offrire ai Mentee che aspirano a ricoprire un ruolo attivo all’interno delle istituzioni europee?
 
Il background non deve essere considerato una limitazione. Quello che è importante è avere ben chiare le ragioni per le quali si vuole iniziare una carriera nelle istituzioni europee ed essere ben informati su tutti i traguardi raggiunti e le iniziative attuate dall’UE. 
 
Per lavorare nelle istituzioni europee è necessario superare un concorso pubblico, per il quale si fa domanda sul sito EPSO. L’EPSO seleziona il personale per tutte le istituzioni dell’UE.
I Policy Advisor del Parlamento europeo solitamente condividono le idee di un partito, ma anche loro sono tenuti a superare un concorso pubblico. 
 
Per chi volesse iniziare una carriera nelle istituzioni europee, un periodo di stage è consigliabile per comprendere il ruolo dei diversi organi e le interazioni fra gli stessi. 
Fra le varie opportunità, è degno di nota il tirocinio retribuito Robert Schuman presso il Parlamento Europeo. Il concorso si tiene due volte all’anno, con un primo round di selezione da marzo a maggio ed un secondo round da agosto a ottobre. Le iscrizioni per la sessione ottobre 2018 sono chiuse. Il 15 agosto apriranno le iscrizioni per la sessione di marzo 2019. 
Una seconda opportunità degna di nota è il Blue Book Traineeship che offre uno stage retribuito di 5 mesi presso la Commissione Europea, a partire dal 1 marzo o il 1 ottobre di ogni anno. Le iscrizioni per la sessione ottobre 2018 sono chiuse. A luglio apriranno le iscrizioni per la sessione di marzo 2019. 
 
Alla fine del periodo di stage, sebbene per rimanere a tempo indeterminato sia necessario superare il concorso pubblico, è talvolta offerta la possibilità di stipulare un contratto da 3 a 6 anni, rinnovabile. 
 

Per saperne di più
  • Nelle istituzioni dell'Unione europea lavorano più di 40000 uomini e donne dei 28 Paesi membri. L'Ufficio europeo di selezione del personale (EPSO) organizza concorsi pubblici per selezionare personale a tempo determinato e indeterminato.
L'EPSO è il primo punto di approdo per chi vuole lavorare per l'UE. Il sito spiega le modalità di selezione e dà suggerimenti su come prepararsi ai concorsi
  • Tirocinio Robert Schuman: Ogni anno il Parlamento Europeo offre 2 tirocini retribuiti di durata pari a 5 mesi in ambito generale, giornalismo o diritti umani, al fine di contribuire alla formazione professionale dei giovani cittadini e alla loro conoscenza del funzionamento dell'istituzione. I tirocini per titolari di diplomi universitari (cosiddetti "tirocini Robert Schuman") hanno l'obiettivo di consentire ai tirocinanti di completare le conoscenze che hanno acquisito nel corso dei loro studi e di familiarizzarsi con l'attività dell'Unione Europea e, in par

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