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La nuova frontiera di simbiosi tra fashion e sostenibilità

di Chiara Iseppon | Mentee Mentors4u

Lunedi 9 Aprile ho avuto l’occasione di partecipare all’evento ‘Fashion & Design: Innovation and investment trends’ organizzato da Endeavor, organizzazione no-profit che supporta imprenditori ed imprese in fase di espansione. Durante la conferenza si sono affrontati i temi di sostenibilità, investimenti e trasformazione digitale in ambito retail, spaziando dalla realtà delle startup a quella delle grandi catene consolidate. 

Ritengo che l’elevata qualità delle discussioni sia derivata non solo dai contenuti di grande interesse, ma anche dal profondo coinvolgimento dimostrato dai panelists soprattutto trattando il tema della sostenibilità. Ed è stata proprio quest’ultima a costituire il fil rouge dell’evento ed il tema centrale del primo confronto: la moda al giorno d’oggi può e deve trovare una perfetta simbiosi con la sostenibilità. Non si tratta più di esclusività, con le tecnologie attuali essere sostenibile non si traduce in mancanza d’estetica, bensì in opportunità. Risulta di fondamentale importanza dunque comunicare correttamente tale concetto all’utente finale. Quest’ultimo deve essere educato e deve ricevere le informazioni ed i mezzi necessari per andare al di là della superficie e riuscire a distinguere i ‘green washer’ dalle aziende realmente impegnate a rendere sostenibile la propria supply chain. Il principio di triple bottom line deve rappresentare un vero obbiettivo strategico per le imprese e non solo un mezzo di facciata. 

Il focus del secondo panel è stato il settore degli investimenti che ha visto confrontarsi diversi Venture Capitalists. L'Italia è oggettivamente indietro rispetto ai colossi mondiali in questo campo soprattutto in termini di capitale investito. La presenza di molti startupper provenienti da tutto il mondo ha enfatizzato come la tematica VC sia di grande rilevanza e sono stati apprezzati tutti i consigli dispensati dai partecipanti. 

Il terzo ed ultimo argomento trattato è stato la trasformazione digitale in ambito retail che ha portato alla luce i temi di data analytics e artificial intelligence per la personalizzazione della customer experience e la strategia omnichannel, obiettivo di non facile raggiungimento. Durante la discussione è stato sottolineato che ottenere un’esperienza d’acquisto fluida e lineare è strettamente connesso all’integrazione di canali online e offline che devono essere valutati anche in termini di investimento infrastrutturale.

In conclusione l’incontro ha rappresentato per me un’opportunità di riflessione e di crescita, in primis personale. Il pathos trasmesso dai panelists mi ha dimostrato che quando si è veramente spinti da una causa, anche di difficile entità come la sostenibilità, sia sempre emozionante condividere il proprio percorso, l’ impegno e le difficoltà che si sono superate. È pur vero che una start up possa ridefinirsi più volte e ricominciare da capo nel segno della sostenibilità in quanto mancante di una legacy, ma ciò non esclude che anche le grandi multinazionali non debbano impegnarsi in tal senso.    
  

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