Il consulente in Capgemini può essere considerato un “imprenditore”, aperto al cambiamento e al saper stare confrontarsi con colleghi e clienti in maniera appropriata (standing). Lavorare in Capgemini significa lavorare in team. Le attività svolte possono avere il fine di risolvere un problema, di aiutare il cliente ad individuare opportunità e di affiancarlo nel raggiungimento di un obiettivo.
Durante l’incontro si è parlato spesso di Change Management, essendo questo uno dei servizi più richiesti dai clienti interessati alla Digital Transformation. In questo contesto è emerso che un consulente, tipicamente, lavora utilizzando un ragionamento di tipo induttivo. L’ottimale sarebbe applicare il metodo deduttivo/scientifico, ma nella realtà si guarda ai bisogni dei clienti e ai trend di mercato per elaborare strategie. Ad ogni modo, Capgemini cerca di utilizzare il co-design e il design-thinking per garantire interattività con i vari stakeholder, eliminare gli step sequenziali, e per elaborare una prototipazione.
Quali sono i benefici che si hanno dal lavorare in Capgemini?
In Capgemini si ha l’opportunità di sviluppare nuove competenze in linea con le richiese del mercato, sia tramite percorsi formativi in-house, sia tramite il lavoro stesso, in quanto i team di lavoro sono spesso eterogeneamente composti. Capgemini ha un raggio di azione molto ampio e segue sia progetti nazionali che internazionali. Inoltre, l’azienda riconosce e accoglie idee provenienti dai propri dipendenti.
Quali sono le principali difficoltà riscontrate nel far parte di Capgemini?
Una delle difficoltà maggiori per Capgemini è quella di rimanere al passo con lo sviluppo esponenziale dell’azienda, e quindi di ottimizzare i processi che guidano il business interno. Con una crescita di circa 900 nuovi dipendenti l’anno, poi, può rivelarsi difficile trovare nuovi talenti. Dal punto di vista della vita da consultant, affrontare la discontinuità, cambiare industry, o conciliare vita lavorativa e vita privata non è facile.
Di cosa si occupano i progetti attuali di Capgemini?
Attualmente, Capgemini sta assistendo ad una crescita dell’AI e della digitalizzazione, per cui sempre più attività riguardano l’efficienza dei processi, l’automazione, la gestione automatizzata e la riduzione del numero degli errori. La tecnologia blockchain non è tra le più diffuse, tranne per ciò che riguarda la crittografia. Nonostante ciò, il trend è in crescita, specialmente in ambito B2B e smart contract. In questo senso, Capgemini è stato un precursore per il settore insurance.
Che tipo di soluzione viene proposta al cliente in riferimento al business process management/process mining?
Ci sono due opzioni, da un lato, il metodo classico, ovvero mettere nero su bianco il processo in uso ed ottimizzarlo, il metodo ESOAR: Eliminate, Standardize, Optimize, Automate, Robotize; dall’altro lato, il process mining, che ripercorre il percorso al contrario, dall’indagine del processo al “foglio di carta”. Questo avviene specialmente in ambito finance (P2P). Il metodo di process mining è molto costoso e i clienti in genere si aspettano un ritorno economico immediato.
L’incontro si è concluso con i saluti di rito ed i ringraziamenti. A questo proposito, ci teniamo a ribadire la nostra gratitudine ai Mentor per il tempo che ci hanno dedicato, e a Valeria e tutto il Team di Mentors4u per l’impegno profuso nell’abbattere il confine tra mondo accademico e mondo del lavoro tramite il ciclo di incontri “Study Break”.
-Emanuella Catalano, Beatrice Onorati, Luca Pulvirenti, Emanuele Ricco, Roberto Stifani, Daniele Strozzieri, Eleonora Todescato