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Quale futuro? #StudiareChimica

di Team Editoriale | M4U

Un approfondimento realizzato con il supporto della Community M4U dedicato a studentesse e studenti delle Superiori per fornire testimonianze concrete di chi, prima di loro, ha intrapreso determinati percorsi di studio. ​
Oggi Elena Rubini ci parla della sua esperienza c/o la facoltà di Chimica del King's College di Londra.

Che metodo hai usato per scegliere la facoltà universitaria?
Scegliere la facoltà universitaria non è una decisione semplice.
Per prima cosa ho preso un momento per riflettere e stabilire quali fossero le materie scolastiche che mi interessavano di più. È importante fare questa riflessione non solo sulla base dei voti, ma individuando le materie che ti incuriosiscono e che ti appassionano, che non ti dispiacerebbe passare le ore a studiare ed approfondire. Nel mio caso, durante le ore di Scienze dove trattavamo le diverse unità di chimica, cominciando dalle parti subatomiche fino alle reazioni, mi affascinava poter capire cosa ci fosse al cuore di tutto quello che ci circonda e come queste parti del puzzle andavano ad incastrarsi perfettamente per formare ogni cosa che vediamo e tocchiamo.
Dopo aver stabilito la materia o le materie che ti appassionano di più, si passa ad una parte essenziale nella scelta della facoltà universitaria: l’approfondimento del corso di studi di una determinata disciplina a livello universitario. Per ogni facoltà esistono numerosi
corsi di laurea che variano da una università all’altra. Le università forniscono il curriculum di ciascun corso che serve a comprendere quali sono gli argomenti trattati e gli obiettivi del corso, offrendo un prezioso aiuto per scegliere il corso di laurea più adatto.
Ho trovato anche estremamente utile visitare le università durante gli Open Day. Sentire parlare professori e studenti di diverse facoltà offre una prospettiva molto utile per comprendere quali corsi ti interessano di più e ti piacerebbe approfondire, ma anche quali escludere perché non sono esattamente quello che cerchi.
Ragionare secondo la teoria ad “imbuto” mi ha portata a scegliere la facoltà di Chimica con Biomedicina perché sono particolarmente interessata all’applicazione della chimica al campo della medicina.
 
Da quali materie principali è composto il piano di studi del tuo corso di laurea?
Il corso di Chimica con Biomedicina comprende diverse materie: chimica, fisica, matematica, biologia e anche informatica. Questa varietà mi ha spinta verso la scelta del corso. Il curriculum si estende alla chimica organica ed inorganica, alla biochimica che copre la parte della Biomedicina che necessita l’approfondimento della chimica applicata alla biomedicina ed infine alla chimica fisica. Si studia anche una parte d’informatica per acquisire le competenze per applicare il linguaggio di coding al modellamento e sviluppo di nuove molecole che rientra nella chimica computazionale. È importante sottolineare che la matematica è alla base della chimica e rappresenta una importante componente dello studio di quest’ultima.
 
Potresti elencarci e spiegare gli sbocchi lavorativi che si possono conseguire dopo una laurea in chimica?
Uno dei motivi per cui ho scelto questa facoltà è che lo studio della chimica fornisce una solida preparazione analitica che permette l’accesso a diversi sbocchi lavorativi. Il percorso di ricercatore è forse la strada che sembra più naturale ma, in realtà, una laurea in Chimica con Biomedicina racchiude non solo una conoscenza della materia molto approfondita, ma soprattutto un bagaglio di abilità e competenze che si può applicare a qualsiasi percorso di carriera. L’abilità di risolvere problemi in modo creativo, di progettare soluzioni alternative, l’estrema attenzione al dettaglio, riuscire a comprendere ed analizzare una grande quantità di dati, la scrittura scientifica, l’abilità di presentazione e il lavoro di squadra, sono tutte capacità e competenze che si sviluppano nel corso dei tre anni. Conosco studenti che hanno conseguito il mio corso che sono poi diventati medici, ricercatori nel campo della chimica e in altri campi come l’immunologia o l’oncologia, scrittori e giornalisti, professori universitari, consulenti, bancari, commercialisti, oppure intrapreso ruoli nel mondo del data sciencedelle start-upo nelle industriefarmaceutiche e biotech.

È possibile passare un periodo all’estero seguendo questo tipo di corso? Ci sono controindicazioni?
Come la maggior parte di università anche l’università che frequento, King’s College London, offre un programma di studio all’estero. Si può decidere di passare un semestre oppure l’intero anno in un’altra università dove si possono seguire corsi di chimica che rispecchiano i requisiti del curriculum della propria università. Questa iniziativa offre l’opportunità di ampliare la visione e prospettiva dello studio, imparando in un contesto internazionale. Talvolta le università straniere offrono moduli di studio molto specializzati in una determinata disciplina che magari non sono disponibili nella propria istituzione accademica.
 
Consigli e ulteriori informazioni: cosa suggeriresti a chi frequenta le scuole superiori e vorrebbe intraprendere il tuo medesimo percorso?
Consiglierei di leggere molto riguardo al corso e di parlare con studenti che hanno intrapreso lo stesso corso per essere convinti della facoltà. È importante comprendere che cosa aspettarsi e cosa è richiesto dagli studenti. Il materiale trattato è estremamente interessante, ma non è semplice; ci sono giornate intere passate in laboratorio che possono essere molto stancanti, anche se secondo me il tempo passato in laboratorio è il più divertente e stimolante dato che si mettono alla prova le conoscenze imparate in classe.
Alla fine, la cosa più importante è essere convinti ed appassionati della facoltà scelta, da lì in poi la strada è praticamente spianata.

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