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Di finanza, life balance e diversity con la Mentor Giulia Cerqueni

di Team Editoriale | M4U

Giulia Cerqueni è una nostra Mentor nonché Jr. Portfolio Manager da Partners Group a Londra dove si occupa della gestione di mandati istituzionali e fondi nei private markets. 
Ha studiato finanza all'Università Bocconi, iniziato la sua carriera in Deutsche Bank a Londra e lavorato per Allianz a Monaco di Baviera. 
Con lei abbiamo parlato di finanza, life balance e di diversity inclusion.

A chi vorrebbe intraprendere una carriera nel Private Equity, da dove consigli di iniziare? Subito inserendosi nel settore o iniziando diversamente?
Per prima cosa, vorrei comunicare un messaggio in cui credo molto e di cui penso di essere la prova: determinazione e passione sono i principali motori per arrivare dove si voglia. Io sono entrata nel mondo del private equity attraverso un percorso tutt’altro che convenzionale, non ho mai lavorato in investment banking, fin dal graduate programme in Deutsche Bank ho sempre lavorato nell’asset management o investment management. Ho iniziato da asset classes “tradizionali” come il fixed income. È stata la mia forte passione verso gli alternative investments (nata in università e oggetto della mia tesi specialistica) a spingermi a cercare un ruolo che mi permettesse di avvicinarmi a questa asset class, prima sul portafoglio di uno dei più grandi investitori istituzionali al mondo, e ora in Partners Group, leading asset manager completamente focalizzato sui private markets. 
Quindi il mio consiglio è: se siete motivati provate, provate e provate ancora! Diventa solo una questione di tempo nel trovare persone che credano nel vostro potenziale e nel beneficio della diversità di background diversi in un team.
Detto ciò, il percorso più tradizionale e lineare per entrare in private equity, specialmente in un investment team è quello di passare un paio d’anni come analista in investment banking o in una società di consulenza, oppure entrare subito dopo il conseguimento di un MBA. Tuttavia, ho notato negli ultimi anni una tendenza per i fondi a reclutare sempre prima, ad esempio Partners Group offre un analyst programme rivolto a neolaureati.
 
Cosa dell’ambito in cui operi ti ha sempre affascinato e che a distanza di anni ti permette di non disinnamorarti della tua professione nei momenti di difficoltà/più difficili?
Il mio interesse è nato durante il mio percorso di studi: mi sono sentita affascinata da questi tipi di investimenti non così ampiamente conosciuti e più difficilmente accessibili rispetto ad azioni ed obbligazioni. Da questo forte interesse è nata una ricerca volta all’avvicinarmi sempre di più a queste realtà e toccare con mano questi investimenti, capire le singole aziende sottostanti. Nel tempo inoltre ho sviluppato una forte passione nel cercare di aiutare gli investitori a raggiungere i propri obiettivi condividendo la conoscenza specifica ed expertise su questa asset class. Questo pone continuamente delle sfide intellettualmente stimolanti: da un lato ogni investimento è diverso e vario, nella stessa giornata potrei guardare un potenziale investimento in healthcare negli Stati Uniti, un complesso di edifici in Australia e un parco eolico nel mare del nord… dall’altro lato ogni investitore ha delle necessità ed un portafoglio unico, e spesso rappresenta milioni di singole persone che beneficiano dai risultati che aiutiamo a ottenere.
Sapere di essere il punto di collegamento tra le due realtà e che questo a fine giornata può creare un valore aggiunto ed avere un impatto positivo è il pensiero che mi strappa un sorriso nonostante sacrifici e duro lavoro.

Nel dettaglio, come si articola una tua giornata tipo?
Mi occupo della gestione di mandati istituzionali e fondi in Private Markets, cioè investimenti in Private Equity, Infrastructure, Real Estate e Private Debt.
Come si può intuire dalla mia risposta precedente, il bello di questo lavoro è che non diventa mai noioso in quanto ogni giorno può variare ampiamente dal precedente.
In generale, le mie principali attività ruotano attorno all’obiettivo di creare un portafoglio su misura con specifici obiettivi di rendimenti, rischio, diversificazione ed esposizione. 
Ciò comporta la costruzione di modelli di portafoglio, analisi ad-hoc sia top down (a partire dalla strategia d’investimento del mandato) che bottom up (analizzare il singolo investimento per capire se è adatto al nostro cliente), client meetings ricorrenti per illustrare il nostro operato ai nostri investitori e spiegare la nostra visione del mercato e piano d’investimento, rispondere a domande del cliente, richieste del senior management, ecc. Di solito ho sempre uno o due progetti di lungo periodo che si affiancano al mio day to day, per esempio market/macro research, development di nuovi tools, benchmarking, … 
In poche parole il mio lavoro può essere visto come un’ampia gamma di compiti al fine di servire al meglio i nostri clienti aiutandoli a raggiungere i loro traguardi.

Donne&Investment Banking: come rompere il soffitto di cristallo in un settore annosamente maschile? Quali consigli dare alle ragazze che desiderano un percorso come il tuo?
Come accennato prima, non ho mai lavorato in una divisione di investment banking, ma credo che questo sia un tema molto importante e rilevante per il settore finanziario in generale.
Indubbiamente, l’ambiente finanziario ha una predominanza maschile fortemente ereditata dal passato e può capitare di essere l’unica donna nella stanza. Nel mio caso, devo essere sincera, non ho percepito che questo fosse uno svantaggio né tantomeno un fattore che potesse prevenire il mio sviluppo e progressione lavorativa. Ho avuto la fortuna fino ad ora di relazionarmi in ambienti meritocratici ed internazionali dove temi come diversity e inclusion vengono affrontati e discussi.
Chiaramente credo si possa e si debba ancora migliorare molto a livello di industry, ma sono speranzosa vedendo che prima di tutto se ne parla attivamente, ci sono diverse iniziative e working groups volti a segnalare il problema e analizzare possibili soluzioni. Inoltre, credo che guardando al futuro con lo sdoganamento di pratiche come lo smart working e in genere flessibilità’ nei confronti dei propri dipendenti la strada può essere ancora lunga ma si spera in discesa.
Il mio consiglio alle ragazze interessate al mondo finanziario è il seguente: non abbiate paura!
Non abbiate paura di mettervi alla prova: un’immagine a volte distorta dell’ambiente può frenare dall’intraprendere un percorso in finanza. Provate in prima persona magari tramite un’esperienza a tempo determinato come lo stage, potreste rimanerne sorprese…
Non abbiate paura di fare domande: chiedete nel processo di selezione più informazioni su ciò che vi sta a cuore: per esempio che tipo cultura c'è nel team, quali sono le aspettative, capire che tipo di flessibilità ci si può aspettare…
Non abbiate paura di essere la novità, di portare nuovi punti di vista e parlare apertamente. Solo così nella mia opinione vedremo dei cambiamenti concreti.
Infine, non posso che sottolineare l’importanza di trovare un mentor ufficiale o ufficioso che sia e di confrontarsi tra peers.

Finanza&Life Balance: un argomento che riguarda non solo le donne ma anche gli uomini. Come si concilia la propria attività lavorativa al lavoro?
Questa potrebbe essere la famosa million dollars question! 
Non è un segreto che chiunque scelga di lavorare in finanza debba essere pronto e disposto a lavorare molto sodo. Servono disciplina e passione per non mollare. Ci sono dei periodi inevitabilmente intensi dove il lavoro necessariamente prende la priorità completa. In generale credo che il segreto stia nell’essere estremamente organizzati: riuscire a gestire scadenze multiple in contemporanea, allocando il tempo necessario ed essendo efficienti nel riuscire a rispettarlo. Inoltre, è fondamentale identificare correttamente l’urgenza e l’importanza di ogni compito, prioritizzando ciò che è realmente importante. Infine, credo sia sano mettersi dei paletti e permettersi di staccare senza sentirsi in colpa: nel grande insieme delle cose, una carriera è una maratona, non uno sprint, e per arrivare al traguardo mantenendo una performance costantemente alta bisogna anche prendersi cura di se stessi. 

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