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Opportunità, cambiamenti e Mentoring: il percorso della Mentor Giulia Tatananni

di Team Editoriale | M4U

Giulia si è laureata con lode in economia e management all’Università degli Studi Roma Tre e, dopo aver iniziato il suo percorso professionale in una primaria azienda italiana occupandosi di Strategia e Business Design, ha proseguito la sua carriera nel mondo della consulenza e attualmente ricopre il ruolo di manager in Deloitte Officine Innovazione. 
Con lei abbiamo parlato di Mentoring, cambiamenti e opportunità.

Che cos’è il Mentoring, per te che in Mentors4u hai vissuto e vivi l’esperienza di Mentee e Mentor? Da ex Mentee quali consigli ti senti di dare su come impostare il proprio rapporto di Mentoring? 
Se dovessi descrivere con una parola il Mentoring sceglierei senza dubbio “Opportunità”. 
Da Mentee, è stato davvero molto utile aver avuto a disposizione una figura con esperienza alla quale rivolgermi per esprimere dubbi e chiedere consigli durante il delicato passaggio dall’università al mondo del lavoro.
Ricoprire ora il ruolo di Mentor, invece, è per me l’opportunità per “restituire il favore”, supportando figure più giovani ad affrontare con maggiore serenità e consapevolezza l’ingresso nel mondo del lavoro, aiutandoli a individuare il proprio potenziale e a sfruttarlo per raggiungere le proprie aspirazioni. Inoltre lo scambio non è mai unidirezionale ma sempre reciproco e seguire il percorso di crescita dei ragazzi mi trasmette grande soddisfazione ed energia.  
Per impostare al meglio la relazione di mentorship consiglio a tutti i Mentee di confrontarsi col proprio Mentor sulle aspettative e gli obiettivi del rapporto di Mentoring, di non aver paura di esprimere i propri punti di debolezza e di fare sempre domande: la possibilità di estrarre il massimo da questa relazione dipende soprattutto dalla propositività dei Mentee stessi.
 
Quali sono i consigli più importanti ed impattanti sul tuo percorso, che quando eri Mentee hai ricevuto e che porti sempre con te?
Uno dei consigli che ritengo tra i più significativi è quello di non perdere mai la curiosità e la voglia di migliorarsi. Terminare il percorso di studi, infatti, non equivale a smettere di studiare, anzi rappresenta proprio il punto di partenza dal quale iniziare a costruire una propria professionalità e le proprie competenze. E questo è ancora più vero in un mondo sempre più veloce e in continuo cambiamento dal punto di vista sociale e tecnologico: basti pensare che parte dei ragazzi che oggi iniziano il proprio percorso di studi, probabilmente in futuro faranno un lavoro che al momento ancora non esiste!
Un altro consiglio prezioso che ho ricevuto è quello di credere sempre nelle proprie capacità. Che sia un progetto imprenditoriale o la ricerca di un lavoro, se non siamo noi stessi i primi a crederci, sicuramente non riusciremo convincere gli altri. Credo che questo consiglio possa essere d’aiuto a tutti quei ragazzi, e soprattutto ragazze, che spesso non si sentono all’altezza o non credono troppo in sé stessi… lanciatevi!
 
Prossimamente apriremo il nuovo round di application per entrare a far parte di M4U: come spiegheresti la nostra iniziativa a chi non la conosce? Perché consiglieresti di applicare?
L’iniziativa Mentors4u è prima di tutto un’opportunità per crescere confrontandosi direttamente con un professionista al fine di compiere delle scelte in maniera più consapevole. Inoltre il team di Mentors4u per l’associazione di Mentee ai Mentor considera il percorso di studi e agli interessi: in tal caso, quindi, la relazione di Mentoring può significare anche acquisire nuove competenze e, perché no, accedere direttamente ad opportunità lavorative. 
Altro aspetto importante, oltre alla relazione col Mentor, è la possibilità di far parte della community: M4U crea numerose occasioni per entrare in contatto con altri giovani studenti selezionati, con i quali iniziare a costruire il proprio network professionale, sempre più importante nel mondo del lavoro. 
 
Il tuo percorso è iniziato da Roma, dove hai studiato, per poi spostarti a Milano: è stato difficile cambiare città, abitudini, lavoro? Qual è stata la molla che ti ha fatto scattare la decisione?
Cambiare città, abitudini e lavoro non è stato poi così complicato: come spesso accade i limiti sono più nella nostra testa che nella pratica. Sicuramente il cambiamento è stato facilitato dal fatto di entrare in un nuovo contesto lavorativo con un team molto affiatato e inclusivo.
Due sono le motivazioni che mi hanno portato a cambiare lavoro e città. In primis la volontà di lavorare nell’ambito dell’innovazione per creare concretamente un impatto sul tessuto imprenditoriale del nostro Paese. Inoltre volevo continuare a mettermi in gioco: nonostante nella mia prima esperienza lavorativa io abbia avuto l’opportunità di imparare molto dalle persone che mi circondavano, volevo continuare a crescere in un contesto più dinamico come quello della consulenza.
 
Qual è il valore dell’associazionismo o comunque dello svolgere attività esterne alla propria attività di studio/lavoro? Quale plus un hobby, una passione, un’esperienza di volontariato aggiungono al profilo personale di un* professionista?​
Credo che svolgere attività “extra” rispetto alla propria attività principale, lavorativa o di studio, sia molto importante prima di tutto per arricchirsi come persona. Un giovane professionista, inoltre, può sfruttare queste attività per accrescere le proprie soft skill e differenziare il proprio profilo.
Io stessa ho fatto parte di diverse associazioni in passato e continuo tutt’ora, seppur in contesti e con obiettivi diversi: durante l’università ho fatto parte dell’associazione studentesca AIESEC che mi ha permesso di mettere in pratica ciò che studiavo, oggi invece faccio parte di SingularityU Rome (associazione che ha l’obiettivo di diffondere gratuitamente sul territorio i temi legati alle tecnologie esponenziali), dove ho l’opportunità di ampliare il mio network e conoscere persone con storie straordinarie.
Sicuramente alcuni giovani ragazzi penseranno che dedicare parte delle proprie energie a associazioni o altre attività “extra” rappresenti una perdita di tempo o una distrazione dallo studio, ma oggi il livello di competizione tra i neolaureati è altissimo, pertanto avere delle caratteristiche o delle capacità distintive aiuta a rendere il proprio profilo più interessante e a posizionarsi meglio sul mercato del lavoro. 

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