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Dalla consulenza alla start-up: le scelte coraggiose del Mentor Antonio Gagliardi, co-founder di CompareEurope Group

di Federica Salvati | Team Editoriale Mentors4u

Avere la capacità di capire quando si è pronti a costruire qualcosa di proprio non è semplice, ma ci è riuscito il nostro Mentor Antonio Gagliardi che ha deciso di prendere la sua valigia da consulente, piena di conoscenze ed esperienze, per intraprendere il viaggio di una start-up.

Antonio inizia la sua carriera come consulente nel 2006, prima in Bain & Company e poi in McKinsey & Company a Milano e Londra come consulente in ambito “Financial Services and Digital”: Business Analyst, Associate, Engagement Manager e poi Associate Partner. Nel mezzo, MBA presso la prestigiosa Harvard Business School. Nel 2015 scatta la scintilla: “volevo costruire qualcosa da zero” ci racconta il Mentor Antonio, che quindi decide di lanciare la start-up “CompareEuropeGroup”, una piattaforma di comparazione di servizi finanziari che, dopo meno di due anni dal lancio, opera in cinque nazioni europee.
L’esperienza dell’MBA ha avuto il merito di aprire molto la mente del nostro Mentor. È servita però anche una buona dose di coraggio, per lasciare un percorso di carriera avviato e più sicuro. Ma quello che conta è la volontà e, come racconta Antonio, anche la sensazione di essere pronti ad una sfida di questo genere. “Avevo costruito il mio toolkit durante gli anni in consulenza, e sentivo di essere pronto a provare qualcosa di più stimolante. Avevo imparato come approcciare un progetto e scomporlo in parti fondamentali, avevo le necessarie capacità analitiche, avevo una visione completa del business ed ero abituato a lavorare sodo. La realtà, comunque, è che non sai mai se sei davvero pronto finchè non ti cimenti e non provi”.
Insomma, secondo Antonio i tempi erano quelli giusti. Inizia così a Londra l’avventura di “CompareEuropeGroup” che oggi ha raccolto oltre EUR20m da investitori quali Peter Thiel e conta circa 100 dipendenti. Il lato interessante del fare startup è che si riescono a vedere chiaramente i risultati ottenuti grazie al duro lavoro, inoltre si impara moltissimo (e di tutto) perché è necessario gestire ogni cosa in prima persona. Ovviamente ci sono anche i lati meno positivi, per esempio il fatto che si debba partire davvero da zero e la responsabilità sia grandissima: devi gestire delle somme di denaro e la comunità ha delle aspettative nei tuoi confronti. “Hai davvero la responsabilità di te stesso e dei dipendenti, e per questo non si è mai davvero pronti, probabilmente devi solo sentirtelo e poi buttarti se credi davvero che la tua idea abbia senso e possa avere successo”.
Quindi va bene fare delle analisi sul mercato e chiedere consigli, ma alla fine iniziare una start-up rimane una decisione molto personale. Quando chiedi alle persone dei consigli riguardo al fatto di lasciare il lavoro per fondare la tua start- up, senti risposte svariate e queste possono, a volte, solo confonderti. È meglio chiedere aiuto a poche persone di cui ci si fida davvero e che diano consigli da amici e non solo da colleghi. Fondare una start-up è sicuramente un lavoro duro, “mi aspettavo che fosse dura e così è stata. Ho montato personalmente 100 cassetti quando abbiamo cambiato ufficio”, ironizza Antonio. Ci racconta che la parte più difficile è stata il recruiting e imparare a motivare le persone: “quando non hai il brand e non puoi pagare stipendi stellari non è facile attirare talenti. Anche motivare le persone è difficile, soprattutto perché veniamo da contesti dove la gente è già molto motivata, come la banca o la consulenza. Nel mondo della start-up devi trovare il modo di motivare i dipendenti, specialmente quelli più junior”. Chiediamo ad Antonio se ci sono state cose andate più lisce del previsto. La risposta? Un secco: “no”. CompareEuropeGroup è nata in Inghilterra, quindi domandiamo ad Antonio quale sia la differenza tra fare start-up in un contesto come Londra e in quello italiano: “Negli US come in UK, Svezia o Germania è tutto più facile perché c’è un accesso al capitale più agevole, il fundraising (raccogliere i capitali necessari per  finanziare una start up) è una parte fondamentale e poterlo fare in un ambiente fertile rende tutto più semplice. A Londra la crescita è più veloce e ci sono più punti di riferimento e una comunità con cui poter avere un confronto: hai degli esempi da seguire, puoi vedere i risultati tangibili degli altri, affronti le stesse sfide e sai sempre a chi rivolgerti, anche per un supporto morale”. Antonio crede poco nel talento innato, crede molto di più nel lavoro duro e nell’impegno costante: “È un muscolo che tu fortifichi: impari ad impegnarti. È il concetto di dare tanto e provarci, veramente. Se esaminassimo a fondo il gruppo di noi Mentor probabilmente non troveremmo nessun “genio” o “talento innato” ma semplicemente persone in gamba che si sono impegnate molto più della media. È frutto del duro lavoro, punto. E di un po’ di fortuna, che serve sempre!”. Serve impegno e coraggio e in fondo, dice Antonio “è un lavoro, non stiamo andando in guerra. Se non funziona riparti più veloce di prima!”.
Ed è proprio questo il consiglio che Antonio vuole dare a tutti i Mentee: impegnarsi sempre al 100%.

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