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Intervista a Nicolò Zambello, fondatore di “Chef in camicia”

di Mentors4u- Team Editoriale | Magazine M4U

Nell’immaginario comune l’imprenditore è, al giorno d’oggi, considerato una figura quasi mitica, un individuo che in virtù delle proprie capacità; e dell’incrollabile determinazione forza il mondo a incamminarsi nella direzione indicata dai suoi sogni.
Questa visione un po’ romantica di un ruolo molto importante per lo sviluppo economico se pure favorisce la creatività del mercato letterario e cinematografico, rischia di intimidire e forse anche spaventare i giovani che oggi vogliono intraprendere questa strada.
L’imprenditore è invero molto diverso dalla sua controparte mediatica, sicuramente le capacità intellettuali e le competenze devono esserci, e per quanto riguarda la determinazione, beh quella è vitale. La differenza fondamentale sta nel fatto che l’imprenditore non è colui che cambia la realtà ma colui che si adatta alla realtà che cambia. Non fu Ford a inventare l’automobile, ma fu lui a capire che sarebbe diventata un mezzo essenziale e irrinunciabile per ogni individuo e studiò il modo per renderla accessibile a tutti. Mille altri esempi potrebbero essere citati in qualsiasi settore economico fino ad arrivare ad oggi, epoca nella quale lo sviluppo tecnologico e digitale rivoluziona i gusti e le esigenze del pubblico in maniera tanto rapida da aprire innumerevoli opportunità per chi ha l’occhio e la volontà di coglierle.
Nicolò Zambello, CEO e founder di Chef in Camicia, sembra aver trovato con successo una nuova strada per inserirsi in uno dei mercati più essenziali ma anche più mutevoli, quello pubblicitario o advertising che dir si voglia.

• Niccolò, raccontaci in breve, che cos’è Chef in Camicia?
Chef in Camicia è un canale web sul mondo del food&beverage che produce quotidianamente per tutti i canali social video ricette nuove e coinvolgenti pensate per una fruizione veloce e con l’obiettivo di creare un forte engagement per il pubblico. In meno di un anno di attività sul mercato italiano, siamo riusciti a creare una community aggregata di 650.000 follower. La monetizzazione avviene offrendo alle aziende un servizio di product placement all’interno dei nostri video nell’ambito di campagne di comunicazione social sia mensili che annuali.

• Qual è stato il tuo percorso di studi? È stato importante per la tua attività?
Ho preso una laurea triennale in Economia Aziendale presso l’Università Cattolica di Milano, in seguito ho frequentato il master REM (Real Estate Management) presso il Politecnico di Milano, che mi ha aiutato a sviluppare le competenze basilari per la gestione dell’azienda e l’utilizzo dei programmi informatici indispensabili. Immediatamente dopo sono entrato nel mondo del lavoro seguendo l’indirizzo dettato dai miei studi, sono stato infatti assunto in un’azienda che si occupava di gestione di fondi immobiliari. Dopo un anno ho però capito di non essere portato per quel settore e che il classico lavoro dipendente all’interno di un ufficio non era nelle mie corde, ho preso quindi l’incosciente decisione di licenziarmi e di cercare una strada che fosse mia. Ho trascorso un anno in Australia dove per mantenermi ho incominciato a lavorare all’interno di un ristorante; questo è stato il mio primo incontro con il mondo della cucina. Tornato in Italia ho partecipato con una piccola quota all’iniziativa imprenditoriale e-commerce Lorenzo Vinci, insieme a uno dei soci ho poi fondato Vivit, una start up di servizi per il settore e-commerce. Chef in Camicia, che ora è la mia attività principale, è sorta parallelamente, quasi per caso.

• Come è nata l’idea quindi?
È stato proprio mentre subivo le lunghe attese che richiede il lancio di una società come Vivit, a cui ovviamente lavoravo senza stipendio, che, dopo aver coinvolto due amici appassionati di cucina come me, ho cominciato a organizzare un servizio di catering per eventi e personal chef. Il successo immediato dell’iniziativa ci ha lasciato sorpresi e, dato che sin da subito abbiamo dato grande importanza alla comunicazione, agli shooting e ai video, il lancio di un canale web è stato il naturale sviluppo. Il successo di Chef in Camicia con la rapida crescita dei followers e l’arrivo dei primi clienti importanti mi ha poi spinto a concentrare le mie energie lavorative lì.

• Dove hai trovato le risorse per realizzare il tuo progetto?
Questa è forse la parte più bella della storia, abbiamo fondato la società con 1 euro e da allora ci siamo concentrati sul lavoro manuale nel ramo catering e gestione eventi no ad avere le risorse necessarie per il lancio e lo sviluppo del nostro canale social, continuando a reinvestire gli utili. Ora siamo aperti all’entrata di investitori per crescere più velocemente, ma possiamo trattare avendo una concretezza e delle prospettive inimmaginabili solo un anno fa.

• Da cosa nasce il successo di Chef in Camicia?
In un mondo dove la televisione perde sempre più centralità a favore del mobile, i social network diventano per forza di cose il futuro del mercato pubblicitario, è lì che le persone passano sempre più tempo ed è lì che chiedono di fruire di contenuti interessanti e veloci. Cosa poi è più affascinante e meno divisivo del cibo? È forse l’unica necessità primaria che non abbia lati oscuri o elementi censurabili. L’interesse per questo canale da parte delle aziende che vogliano colpire il target dai 18 ai 35 anni è una conseguenza che nasce da un’inevitabile necessità.

• Vi siete ispirati a un modello?
Noi abbiamo essenzialmente portato in Italia un modello che era già presente all’estero con colossi del settore quali Buzzfeed e Tastemade. Diciamo che da noi la cosa che più vi si avvicinava era il mondo dei blogger e degli ingluencer, quello che ci differenzia rispetto a questi ultimi è la professionalità, la struttura operativa che permette la produzione giornaliera dei contenuti e il focus che mettiamo nella creazione di un brand e di nuovi format.

• Tu quindi sei entrato sul mercato con un nuovo servizio alle imprese, hai trovato la giusta reattività in Italia?
Io ero influenzato dal luogo comune secondo cui le aziende italiane sono tendenzialmente più resistenti alle innovazioni, in realtà fin da subito abbiamo avuto un grande riscontro che grazie ai risultati si è andato sempre più consolidando: non abbiamo concluso il primo anno di attività sul web e già seguiamo 25 clienti tra i quali colossi del calibro di Danone, SMEG e Alpro.

• Quali sono le skills che deve avere un ragazzo che intende intraprendere una carriera imprenditoriale in questo settore?
Innanzitutto l’incoscienza.....diventare imprenditore non sarà mai semplice, bisogna riuscire a sopportare il fatto che trasformare le proprie idee in un’impresa di successo richiede tempo, possono passare anni senza vedere alcun frutto e la fiducia in se stessi può esser messa a dura prova. Un altro punto essenziale è la disponibilità a modificare in corsa, anche radicalmente, il proprio progetto per adattarlo alle occasioni che il mercato offre, in poche parole bisogna avere una grande apertura mentale. Terzo e più importante è saper sviluppare la propria capacità di relazionarsi con gli altri, sia che si parli di clienti, dipendenti o soci, la capacità di instaurare relazioni proficue a livello personale è il segreto del successo.

• Hai mai avuto la possibilità di usufruire di un servizio di mentoring, e, nel caso in cui la risposta fosse negativa, credi ti sarebbe servito?
Non ho mai usufruito di un’opportunità come questa ma ne ho sempre sentito la necessità tanto che, a ben pensarci, ho cercato di crearmela da solo. Ogni volta che sono entrato in contatto con una persona senior con un background professionale correlato alla mia attività ho sempre colto l’occasione per porre domande e instaurare un rapporto tale per cui potesse aiutarmi a capire la realtà e i meccanismi di un settore, aiutandomi e dandomi dritte che mi hanno permesso di evitare errori; in definitiva un gran risparmio di tempo! 


Team Mentors4u

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