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Il Mentoring come strumento efficace di training e di valorizzazione della cultura aziendale

di Antonio Merola | Mentor di Mentors4u

Numerose sono le definizioni che i Business Leader europei, e non solo, attribuiscono al termine Mentoring, che nell'accezione tradizionale si configura quando una persona più esperta si assume l’incarico di accompagnare una meno esperta in una fase di sviluppo personale e professionale. Dal mio punto di vista, il concetto di Mentoring è qualcosa di più complesso e consiste in un insieme di attività volte a supportare ed incoraggiare le persone nella gestione del loro apprendimento, al fine di massimizzare il loro potenziale, sviluppare le loro skills e migliorare le loro performance.

In Europa e soprattutto in Italia ho avuto modo di apprezzare di come si sia sviluppato un nuovo modello di Mentoring, che ha superato la forma di sponsorship tipica del mondo americano, in cui il Mentor esperto serve più che altro ad aprire porte altrimenti irraggiungibili. Questo nuovo e moderno modello integra il tema dell’ampliamento del network personale e si pone come obiettivo primario l’accrescimento del Mentee attraverso una evoluzione nella conoscenza e nel modo di pensare. Bisognerebbe quindi capire, qual è oggi la differenza tra un Mentor, un trainer e/o un manager. Attraverso il mio impegno in Mentors4U, ho compreso che il ruolo principale del Mentor è quello di supportare il mentee affinche questi acquisisca la consapevolezza di quali sono i suoi obiettivi e cosa vuole diventare, consentendogli così, grazie al confronto con l’esperienza vissuta e le competenze maturate, di intraprendere il giusto percorso per diventarlo. Naturalmente il Mentoring non si sostituisce a momenti di formazione o al learning by doing, ma li compendia, permettendo di individuare con precisione i bisogni specifici del singolo Mentee, sulla base degli obiettivi individuali e aziendali.

Analizzato il concetto di Mentoring, ci si chiede quindi quali siano le caratteristiche principali che un moderno Mentor deve necessariamente avere. Innanzitutto, una persona che assume questo ruolo deve avere grandi doti relazionali ed essere aperto verso il Mentee, per poter costruire un rapporto di fiducia e gestire al meglio tutti i vari step di questo processo. Il Mentor deve essere, altresì, quello che, senza giudicare, aiuta ed indirizza il proprio Mentee per esplorare nuove idee ed esperienze. il tutto evitando di dominare od imporre le proprie idee, ma condividendo con lui i suoi successi e i suoi fallimenti. Il Mentor deve essere inoltre, necessariamente in sintonia con i propri principi, in quanto, per poter insegnare agli altri, deve essere lui stesso il primo a credere nei suoi insegnamenti e mostrarsi come un modello da seguire. 

Come fin qui descritto, si potrebbe pensare che il Mentee sia l’unico beneficiario di questa relazione. In realtà è un percorso di arricchimento anche per il Mentor stesso, che si confronta con un diverso punto di vista, oltre ad esercitare le sue doti di leadership, di empatia e le sue capacità relazionali. Insomma, la relazione di Mentoring è un momento di crescita e arricchimento reciproco.

Durante le mie esperienze lavorative, in qualità di HR in Italia e all’estero, ho avuto modo di verificare come il Mentoring sia uno strumento essenziale in azienda, in grado di ridurre il tasso di turnover e di stabilizzare il clima aziendale. Ancora, soprattutto in fase di onboarding di nuovi assunti, il Mentor aziendale è la figura che non deve mai mancare, in quanto necessaria a trasmettere la cultura aziendale, aiutando nel contempo il neoassunto a capire, ad accettare e condividere i valori e le regole dell’organizzazione in cui è entrato a far parte. Molte aziende hanno fatto propria questa prospettiva, istituendo e incentivando al proprio interno forme di Mentoring che consentono di mettere le competenze e le esperienze di personale senior al servizio dello sviluppo di dipendenti junior ad alto potenziale, per favorirne e velocizzarne. 

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