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Non solo i Mentee crescono con Mentors4u: le soddisfazioni di essere un Mentor

di Team Editoriale | M4U

Paolo ha una Laurea Specialistica in Ingegneria Meccanica al Politecnico di Milano ed un Executive MBA in SDA Bocconi, ha iniziato il suo percorso professionale in primarie aziende energetiche italiane, ricoprendo vari ruoli operativi, successivamente è approdato nel mondo della consulenza strategica, dapprima in Strategy& e poi in Bain & Company come Case Team Leader.
Oggi è un nostro Mentor, ed è entusiasta del programma. Durante una chiacchierata con lui ci ha spiegato perché.

Cosa ti ha spinto a diventare un Mentor? Da quando fai parte di Mentors4u, qual è stata la soddisfazione che in questi anni di supporto agli studenti hai avuto?
Sono entrato in Mentors4u quando avevo avuto l’idea di aprire una piattaforma di Mentoring e avevo scoperto l’esistenza di Mentors4u, una realtà già molto ben avviata e con un progetto alle spalle molto ben fatto. Era il lontano (o vicino) 2015.
Da quel momento è iniziata la mia esperienza di Mentor: ho avuto la possibilità di seguire ragazze e ragazzi molto preparati, con tanta voglia di crescere e di “carpire” da noi Mentor ogni segreto, ogni suggerimento per “entrare nel mondo del lavoro con il piede giusto”.
Sono stati anni di ricche soddisfazioni: ho aiutato i miei Mentee a preparare i propri CV, a prendere decisioni in merito a quale corso di specialistica intraprendere in funzione di quelle che erano le loro aspettative di crescita – non c’è una soddisfazione che prevale sulle altre: in tutte le situazioni e chiacchierate ho riscontrato sempre una voglia reciproca di “crescere” perché…non solo i Mentee crescono nell’esperienza in Mentors4u. Anzi!
 
Quali pensi sia la caratteristica che ti contraddistingue come Mentor? Tra le tante che hai sicuramente vissuto nel tuo percorso di studi e lavoro, qual è l’esperienza che a tuo parere può essere maggiormente inspirational e d’aiuto a un tuo Mentee?
Penso fortemente che Mentor…si nasca! Non è semplice saper consigliare, ma è più difficile saper ascoltare. Ecco, penso che la caratteristica che più mi contraddistingua nel mio ruolo da Mentor sia il saper ascoltare con pazienza e in silenzio quello che le ragazze e i ragazzi hanno da raccontare. Al giorno d’oggi, grazie anche ai social network, è molto facile dare risposte, dare feedback, dare un like, ma in quanti veramente hanno ascoltato e capito l’altro interlocutore? È una cosa su cui insisto molto, anche nel lavoro: l’aver ascoltato bene quello che la persona che si ha di fronte racconta, spiega già l’80% delle sue potenziali domande.
Il mio percorso di studi e successivamente di carriera lavorativa sono un esempio che suscita sempre l’interesse dei miei Mentee. Dopo la laurea in Ingegneria Meccanica, ho intrapreso la mia carriera lavorativa “dal lato del cliente” (come mi piace raccontare) nel mondo energetico ma avevo fin dall’inizio il pallino dell’MBA. Ho fatto un po' di cambi lavorativi (alcuni un po' al “buio” – beata incoscienza) e tutti mi hanno aiutato a crescere e mi hanno permesso di conoscere tante persone, di settori molto diversi tra loro. Ad un certo punto, quando pensavo che con i miei cambi avessi “esaurito” l’energia per crescere ho deciso di investire nella mia formazione per dare un boost alla mia carriera e, dopo due anni stupendi di MBA ho lasciato “il lato del cliente” per entrare nel mondo della consulenza dove ho trovato il mio equilibrio. Una storia un po' lunga ma in sintesi per i miei Mentee il messaggio è “non demordere mai”, la vita è tua e ognuno di noi se la può “cucire su sé stesso”, basta volerlo e basta essere disposti a fare tanti sacrifici, perché nessuno regala mai niente a nessuno.
 
Quali sono invece le domande più difficili alle quali un Mentor a volte è chiamato a rispondere?
Penso capiti spesso a tutti noi Mentor di supportare i nostri Mentee nei primi colloqui di lavoro, magari anche per semplici stage e magari nella società che hanno sempre sognato (qualche banca di investimento londinese o una delle big3 della consulenza). E spesso è successo di “raccogliere” i cocci di qualche colloquio non andato bene: questi sono i momenti più delicati dove noi Mentor dobbiamo essere bravi a non far perdere la motivazione ai nostri Mentee, spronandoli a non mollare perché la vita a volte è come un plastico della Lima (per chi da piccolo ha giocato con i trenini): magari finisci su un binario parallelo per qualche passo, ma poi se vuoi tornare sul binario principale puoi sempre avvicinarti allo scambio e imboccare la strada giusta. 
 
Che consiglio daresti a un Mentee che si sta preparando per affrontare un imminente colloquio per entrare in Consulenza?
Questa è una delle situazioni che più spesso ci capita di affrontare: la preparazione di un colloquio per una società di Consulenza. Solitamente io dico ai ragazzi di non aver fretta nel pianificare il colloquio perché è un momento molto importante e delicato e va affrontato con la giusta preparazione, non solo “accademica” ma anche “mentale”. 
Sconsiglio sempre di pianificare un colloquio quando si è nel mezzo di settimane complesse in università (magari per la presenza di corsi o esami complessi) perché la mente non ha il tempo di adattarsi all’adrenalina da colloquio di società di Consulenza. Le società di Consulenza non scappano, sono sempre alla ricerca di talenti, pertanto accelerare i tempi quando le condizioni non sono ottimali è estremamente rischioso.
Quindi prima di tutto il colloquio si pianifica e poi successivamente ci si prepara. Come? Con tanti, tanti casi e soprattutto con tante simulazioni, perché un conto è preparare un caso “sulla carta”, un altro è gestire le domande incalzanti dell’intervistatore, il cui obiettivo è anche quello di capire se la persona che ha davanti non solo ha una preparazione eccellente, ma è anche capace di gestire lo stress.
Pertanto suggerisco sempre ai ragazzi di organizzare magari tra amici o con qualche altro Mentor delle “finte sessioni” di colloquio per testare lo stress da colloquio e allenare la mente a non perdersi. Ci si gioca tutti in poco meno di 1 ora: è importante arrivarci preparati in tutto.
Infine, al colloquio bisogna essere sempre sé stessi.
 
Qual era il tuo sogno quando hai iniziato a studiare? È cambiato? Allo studente che eri, da Mentor oggi, che cosa diresti?
Quando ero un liceale seguivo con molto interesse mio padre nelle sue attività di R&D in ambito meccano-tessile: lo seguivo soprattutto quando si spostava a Milano (sono nato e cresciuto in provincia di Bergamo) per registrare brevetti e mi ricordo, come fosse ieri, che durante una riunione con un illustre Professore a capo di uno studio di Brevetti, mi chiesero “ma cosa vuoi fare da grande?” e io dissi “voglio fare l’ingegnere meccanico, ma vorrei anche prendere un’altra laurea in economia (non avevo ancora pensato esistesse l’MBA…) perché mi piacerebbe in un futuro gestire progetti complessi in un’azienda, dove la competenza tecnica è fondamentale ma senza l’approccio manageriale è difficile fare il salto di qualità”.
Ecco, l’ho presa molto alla larga ma alla fine quel “disegno” che avevo in mente da piccolo alla fine si sta realizzando: da consulente in Bain&Company ho la possibilità di seguire progetti molto affascinanti e complessi in realtà industriali di rilievo.
Se fossi stato il Mentor di me stesso quando ero giovane direi: “se quella è la tua idea, seguila, pianificala e tieniti pronto ad accelerare o a rallentare quando la strada si farà più contorta o più rettilinea, ma non perdere mai il controllo (e la pazienza) perché alla fine una strada se imboccata correttamente porta sempre alla meta desiderata”.
 
 

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