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Let's Talk About...Consulenza @ Mentors4u

di Diego Garau, Generoso Chianca e Margherita Girardi Mentee | di Mentors4u

Nella sera di martedì 19 gennaio 2021 si è tenuto l’incontro online “Let’s Talk About Consulenza” con gli speaker Leonardo Sanelli (Business Analyst) ed Erminio Sergio (Consultant).

Consulenza: i primi anni
Le aspettative di coloro che prendono in considerazione un inizio di carriera nel settore della consulenza sono elevate e, al fine di minimizzare il rischio di prendere una scelta che con il passare del tempo diverge dalle aspettative personali, è di fondamentale importanza comprendere, almeno in linea generale, su che cosa verranno incentrati i primi anni di carriera così come le numerose possibilità di avanzamento di carriera che il settore consulting offre. Nei primi anni di carriera (da Business Analyst a Associate), il lavoro iniziale è solitamente da “generalista”: si lavorerà a diretto contatto con progetti di svariata natura, appartenenti a settori anche molto diversi fra loro, con una durata media che va dai 3 ai 6 mesi. Per il Mentor Leonardo, l’approccio generalista del settore consulting è la modalità migliore per iniziare la carriera lavorativa nel momento in cui non si ha una preferenza specifica per un settore piuttosto che un altro, in quanto determina grandi opportunità di crescita, input formativi e conoscenza approfondita di diversi settori; in alternativa, è possibile anche inserirsi sin da subito in un settore specifico come “Digital” oppure “Strategy & Corporate Finance”. Chiaramente, iniziando come generalista, con il passare del tempo è possibile esprimere la preferenza di specializzarsi in una specifica industry. Generalista o meno, una caratteristica del settore consulting è la dinamicità e le numerose opportunità di mobilità internazionale, interfacciandosi principalmente con clienti di dimensione internazionale.
 
Perché la consulenza: pros e cons
Le ragioni per scegliere di lavorare nel mondo della consulenza sono molteplici. In molti sono ancora incerti sul settore specifico in cui focalizzarsi. In questi termini, l’esperienza in consulenza da “generalista”, non solo permette di posticipare la scelta di un settore specifico in cui lavorare, ma dà anche la possibilità, tramite un’esposizione continua ad industry diverse, di prendere tale scelta in modo più consapevole. In altri termini, è ragionevole affermare che un inizio di carriera in consulenza sia risk-free per quanto concerne le opportunità formative. Scegliendo questa strada, infatti, si ha la possibilità di prendere parte a progetti in industry diverse in breve tempo, come nel caso di Leonardo che in 18 mesi ha lavorato in progetti in ambito assicurazioni, tecnologia, trasporti, telecomunicazioni, commercial vehicles e oil&gas. Questo tipo di “differenziazione” non investe solo l’industry, ma anche la tipologia di progetto a cui si lavorerà: dalla redazione di business plan ad attività di riorganizzazioni aziendali e studi di mercato. L’appena menzionato grado di differenziazione di attività permette lo sviluppo di un portafoglio di skills altamente diversificato, fornendo un’esperienza formativa difficile da trovare in altre realtà. A ciò vanno aggiunte la possibilità di avanzamento carriera accelerato ed una forte esposizione al top management di multinazionali ed aziende leader nei rispettivi settori. Sicuramente, considerando l’aspetto work-life balance, la consulenza non eccelle a causa degli orari lavorativi estesi, anche se negli ultimi anni, ammette Leonardo, c’è stata un bilanciamento maggiore. 
 
Differenze con il lavoro in Banca
Il mondo della consulenza offre un’esperienza ed un modus operandi specifico ed unico, che lo differenziano da altri settori, come ad esempio il mondo della banca. Il mentor Erminio, esperto in materia di Private Equity e M&A, ha scelto la consulenza, consapevole del diverso tipo di esperienza che avrebbe vissuto: in banca, sottolinea, si ha un’esposizione maggiore a modellistica, pitch per cercare di vincere i progetti e si guarda all’azienda soprattutto attraverso i suoi numeri, mentre in consulenza si cerca di guardare l’azienda nella sua sfera business. In un’ipotetica operazione di M&A, la banca di investimento si occuperà della struttura finanziaria dell’operazione, della preparazione dell’ Investment Memorandum (documento PowerPoint che riassume l’operazione), insieme alla gestione del processo di vendita/acquisto. In consulenza, lavorando alla stessa operazione, invece, la società opererà “a livello di business”, per comprendere, insieme al cliente, le potenzialità dell’operazione e l’entità di eventuali sinergie, tramite delle analisi strategico-competitive, di mercato e del business model. L’obiettivo finale, nel secondo caso è la stesura, insieme al cliente di un Business Plan. Se infatti, conclude Erminio, volete capire come funziona il business dell’azienda, la consulenza, vi dà la possibilità di farlo. È importante infine considerare l’aspetto dei viaggi, che in consulenza sono estremamente frequenti, data la necessità di lavorare in stretto contatto con il cliente mentre più rari per chi lavora in banche di investimento. 
 
Processo di selezione 
Sia Leonardo sia Erminio hanno fornito consigli utili sul processo di selezione per entrare in consulenza. Dopo aver ricordato i due libri più famosi nel settore della consulenza, utili per una preparazione teorica, Case in Point di Marc Cosentino e Case Interview Secrets di Victor Cheng, entrambi hanno sottolineato l’importanza di praticare i casi attraverso i casebook, reperibili anche nelle guide delle università americane più note. Leonardo ha rimarcato come, secondo la sua esperienza personale, durante il processo di selezione per entrare in consulenza, la conoscenza tecnica non sia il focus degli interviewer: l’accento è infatti posto sul tipo di ragionamento e sulla comunicazione concisa ed efficace dell’interviewee.
Nella Cover Letter è bene specificare le motivazioni che stanno alla base non solo della scelta del settore della consulenza ma anche della specifica azienda per cui si fa application, nonché delle skill che distinguono ogni candidato, cioè quei profili o esperienze personali che contraddistinguono la persona e attestano la sua “unicità”.                                            
La consulenza rimane comunque una realtà “locale”, cioè l’aspetto culturale del lavorare con clienti appartenenti al tessuto sociale di una determinata realtà rimane un criterio imprescindibile di selezione: di norma, infatti, si viene assunti a lavorare in consulenza nel luogo di cui più si conosce l’ambiente sociale. Ciononostante, è importante rimarcare come le società di consulenza, allineandosi al già accentuato trend anglosassone, tendano negli ultimi anni ad aprirsi sempre più a profili di candidati con competenze “nuove” e disparate, che provengono da background eterogenei tra loro.
 
-Diego Garau, Generoso Chianca e Margherita Girardi, Mentee di Mentors4u
 

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