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Scuole Superiori e new normal: i dubbi e i problemi emersi in questi ultimi mesi raccontati dal volontario Damiano Baltieri

di Team Editoriale | M4U

Veronese classe 1997, Damiano Baltieri fa parte del Team dei volontari del nostro Progetto dedicato alle Scuole Superiori. 
Appassionato da sempre di sport e cucina (con risutati altalenanti), al momento lavora come Business Analyst in Amplifon, a Milano, ha studiato Economia e Commercio all’Università degli Studi di Verona, con un intermezzo alla University of Warwick, e poi ha deciso di proseguire i suoi studi alla Grenoble Ecole de Management, in Francia. 
Con lui abbiamo parlato di quali sono stati i feedback, i dubbi e le problematiche emerse durante quest’anno nell’operato del Progetto c/o i licei italiani.

Secondo te qual è il contributo che può dare Mentors4u Scuole Superiori alle studentesse e agli studenti delle scuole superiori in questo periodo storico così delicato?  
Gli strumenti che si suppone debbano supportare gli studenti nella scelta universitaria sono stati ridotte al minimo negli ultimi mesi. Partecipare agli open day delle singole Università anche solo per comprendere il clima che si respira negli atenei è molto importante, così come del resto il continuo confronto con altri studenti e professori. Venendo a mancare le occasioni, comunque insufficienti considerando il peso specifico della scelta, di conseguenza, quelli che in economia vengono definiti search costs, ossia costi di ricerca, sono aumentati in modo considerevole e in molti casi hanno portato a posticipare o addirittura eliminare la possibilità di proseguire i propri studi con una formazione universitaria. 
Il progetto Scuole Superiori di Mentors4u ha l’obiettivo di abbattere le asimmetrie informative tra scuola e università, e può riuscire nella difficile ma quanto mai vitale impresa di non far sentire gli studenti abbandonati a loro stessi in uno dei momenti più delicati della loro vita. Purtroppo nelle scuole si da per scontato che il ragazzo o la ragazza sia capace di discernimento in totale autonomia o tutt’al più con il sostegno dei genitori, quando molto di frequente invece non gli è stata data la possibilità di confrontarsi con chi ha già affrontato il passo successivo. Questo approccio fonda le sue radici nella mancanza di tempo o perché si preferisce concentrare l’attenzione sul procedere col programma didattico. Il suggerimento dominante in assenza di altre fonti è il proseguire con gli studi nella materia che più si è trovata interessante o in cui si sono registrati i risultati migliori, consiglio che si rivela però superficiale e fuorviante. Mentors4u cerca ampliare la visione dello studente o della studentessa invitandolo/a a considerare anche (o meglio, soprattutto) altri fattori esterni al campo puramente accademico, forte del fatto che il dialogo viene sviluppato su un piano peer-to-peer e sul fatto che chi sta dall’altra parte dello schermo ha avuto nella maggior parte dei casi dubbi simili al momento della propria scelta. 
 
Quali sono state le principali difficoltà rispetto al futuro emerse tra ragazze e ragazzi delle Scuole Superiori? 
Per ironia della sorte (ma neanche tanto), le difficoltà sono le stesse che noi studenti universitari o professionisti alle prime armi nutriamo verso ciò che ci aspetterà in relazione al futuro. Il concetto chiave che accomuna noi Junior Mentor e gli studenti è quello di incertezza derivante dalla dinamicità che ha contraddistinto il mondo negli ultimi anni, e ciò è un’arma che rende più facile per certi versi il processo di comprensione delle insicurezze da parte nostra. Molto spesso infatti durante le battute iniziali dei nostri incontri nelle scuole io pongo la domanda mediante sondaggio: “Sapete già cosa farete da grandi?”, continuando poi con: “Se sì, buon per voi perché io ancora no”. Il nocciolo della questione sta nell’essere capaci di tradurre i trend del futuro come ad esempio la presenza sempre più marcata della tecnologia e l’invecchiamento della popolazione e porli in relazione alle proprie passioni ed aspirazioni. Opera tutt’altro che semplice.
Spostando invece l’attenzione unicamente su di loro ho notato che le domande che ci rivolgono più spesso riguardano il bilanciamento tra interesse verso la disciplina oggetto di studio e gli sbocchi lavorativi. Un altro grande tema è poi il timore di un eventuale errore nella scelta universitaria e il significato del fermarsi e cambiare. Purtroppo, in un mondo che come sottolineato in precedenza, viaggia alla velocità della luce è considerato fin troppo spesso peccato grave decidere di cambiare corso di studi, quando invece si può rivelare un momento di esclusione di un’opzione importante tanto quanto la scelta definitiva. Ho avuto la fortuna di partecipare ad incontri in cui sono stato affiancato da Junior Mentor che nel tempo, grazie ad elasticità mentale e ambizione personale, sono stati capaci di convertirsi a nuovi percorsi di studio e ottenere comunque ottimi risultati a livello universitario e professionale. Essi hanno raccontato la loro esperienza senza stigmatizzare o svilire questo refuso, ma presentandolo invece come opportunità di riscatto e arricchimento portato dalla diversità.
 
Secondo te e rispetto la tua esperienza, come è stato l'approccio alla DAD? 
Pensare che la DAD non abbia portato delle difficoltà nell’apprendimento corrisponde a non parlare del proverbiale elefante nella stanza. Uno dei punti più influenti e utili nella scelta universitaria è il continuo confronto con i propri compagni, con cui si può trovare nel dialogo un aiuto non indifferente nell’affrontare problemi simili in molti casi come contrasti con i genitori per prospettive diverse sul futuro, totale buio per una presunta mancanza di vocazione verso un ambito specifico, complessi di inferiorità relativi al mondo universitario o verso una strada che significa diventare responsabili di sé stessi con la vita da fuori sede, che in Italia riguarda uno studente su tre.
Da studente universitario da poco approdato nel mondo del lavoro, la DAD è stata in alcuni casi difficile da affrontare perché ha avuto un impatto soprattutto sulla mia concentrazione nonostante il grande impegno da parte dei prof nel cercare di ricreare un ambiente quanto più simile a quello del periodo Avanti CovidIn generale però dopo una presa di coscienza del contesto che, volenti o nolenti, ci vedeva tutti sullo stesso piano, ho colto questa fase come una sfida e un modo per crescere cambiando il mio approccio alla lezione. In aula il più delle volte il mio atteggiamento era troppo spesso passivo, mentre con la DAD, spinto dal desiderio di mantenere lo scambio più vivo e per sopperire ai cali di concentrazione, sono diventato più vivace e partecipe cercando di rispondere spesso alle domande dei Prof. o di ingaggiare delle vere e proprie discussioni su materie di interesse o temi di attualità affrontati durante la lezione. 
Io come Junior Mentor arruolatosi all’inizio di quest’anno, posso rispondere in modo limitato perchè con grande rammarico non abbiamo potuto organizzare incontri in presenza. Nonostante questo, credo che una parte fondamentale dei nostri incontri abbia giovato della modalità online forzata. La seconda ora delle nostre presentazioni infatti è sempre dedicata al Q&A e devo dire che la possibilità di rivolgerci le domande col favore dell’anonimato invece di alzare la mano prendendo la parola davanti ai propri compagni è stata accolta in maniera positiva considerando che la partecipazione è sempre molto alta. Questo però secondo me lascia trasparire un aspetto che è doveroso segnalare in modo da arrivare ad una soluzione. Parlo del fatto che molti dei ragazzi e delle ragazze provino un senso di vergogna a parlare delle loro perplessità e paure, che in realtà accomunano fette di studenti che superano ampiamente il 70% dei casi, come se essere indecisi fosse una colpa quando invece è una fase che fa parte del normale processo di conoscenza di sé stessi.
 
In che modo supportare sempre di più le scuole superiori? 
Pochi giorni fa leggevo un articolo della sezione Scuola del quotidiano Il Sole 24 Ore secondo cui il PNRR, su cui si è discusso a lungo, preveda per l'orientamento attivo nella transizione scuola-università/lavoro una cifra pari a 250 milioni di euro, con l’introduzione di un programma rivolto agli studenti, a partire dal terzo anno della scuola superiore, che prevede corsi brevi erogati da docenti universitari e insegnanti scolastici che consentiranno agli di comprendere al meglio l'offerta dei percorsi didattici universitari e di colmare i gap presenti nelle competenze di base che sono richieste. Questo progetto ci dice una cosa importante innanzitutto, ovvero che la questione dell’orientamento ormai non si può più sottovalutare. Se il programma previsto venisse quantomeno implementato trovando il favore di tutte le parti in causa, sarebbe già una conquista importante rispetto all’offerta quasi nulla che molte scuole presentano oggi. 
Nonostante questo, è ancora di primaria importanza un progetto come quello ideato da Mentors4u che fornisce ai ragazzi e alla ragazze una possibilità di confronto con una figura che appartiene alla loro stessa generazione ed è disponibile ad ascoltarli davvero, senza giudicarli o inondarli di parole vuote senza un risvolto concreto, ma che racconti partendo dalla sua esperienza i passi che l’hanno portata/o ad affrontare un graduale processo di maturazione come studente, professionista ma soprattutto persona. 
Sarebbe bello poi, e lo dico con una nota di rammarico pensando al passato, che gli stessi professori dedichino più spazio ad attività in grado di stimolare gli studenti a trovare (o creare) la loro vocazione. Esempio: se uno studente di Liceo Classico (in cui manca la parte giuridico-economica) si dimostrasse interessato durante una lezione di storia al fenomeno dell’iperinflazione della Germania di Weimar durante gli anni del primo dopo guerra, sarebbe davvero grandioso se fosse lo stesso/a Prof. a fornirgli letture o contenuti video per approfondire l’argomento, magari delegandolo a figure esterne alla scuola o colleghi di altri istituti... e chissà che questo non porti il diretto interessato a scegliere di studiare poi Economia, o di contro escluderla dal suo mazzo di scelte (opzione altrettanto legittima). In generale la figura del Prof. come primo ponte verso l’Università dovrebbe essere la norma, perché rappresenta primo Mentor a cui gli studenti possono fare riferimento. È vero anche che è necessario integrare il suo intervento coadiuvando la sua azione. Un’iniziativa che non rappresenta un orizzonte impossibile da raggiungere potrebbe essere l’espansione del network e della collaborazione studente-prof-figure esterne, spogliandola di inutili formalità.
Noi consigliamo sempre ai ragazzi di provare molteplici attività diverse in questo periodo della loro vita. Ecco allora che un modo per supportare indirettamente le scuole nell’opera di orientamento è l’organizzazione di eventi, corsi o conferenze. Mai come in questa età credo infatti siano da vedere come ispirazione le parole Steve Jobs, personaggio che non ha di certo bisogno di presentazioni: “Tutto quello in cui inciampai semplicemente seguendo la mia curiosità ed il mio intuito si rilevò in seguito di valore inestimabile”.
 
Cosa ti è piaciuto del progetto e ti ha spinto a diventare un volontario di Mentors4u Scuole Superiori? 
Io mi costituisco parte civile rispetto a tutto quello che ho riportato sopra quando parlo di dubbi, aspettative costruite su basi non solide e deficit informativo. Personalmente ho deciso di studiare Economia perché il mio desiderio era quello di diventare commercialista, ma col tempo ho capito che questa aspirazione era in realtà dettata dal fascino che provavo per lo status della professione più che dalle mansioni effettive. A ripensarci, la verità è che io non avevo nemmeno idea di cosa facesse un commercialista nel suo quotidiano. La volontà di prendere parte come volontario al Progetto Scuole Superiori di Mentors4u nasce quindi dalla consapevolezza del fatto che molti altri si possano potenzialmente trovare in una situazione simile alla mia, ma che non abbiano la fortuna di rimanere folgorati sulla via di Damasco scoprendo l’amore verso una disciplina di studi nel momento più adatto come è stato per me. Questo mi è stato permesso anche grazie ai momenti di scambio con i miei Mentor, da cui posso dire di essere stato affiancato nelle scelte sempre con grande intelligenza emotiva. 
Oltre a questo, la voglia di mettermi al servizio dei ragazzi andando a colmare le falle di un sistema di istruzione che sono convito abbia urgente bisogno di un rinnovamento, e ho quindi fatto mia la citazione del Mahatma Ghandi “sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
Infine, posso solo dire di esprimere la mia gratitudine verso i ragazzi presenti nel grande disegno di Mentors4u che ho incontrato fino a questo momento che si sono rivelati essere tutti molto disponibili e gentili. Nessuno escluso. Non nego di essere stato vittima in più di un’occasione della sindrome dell’impostore perché circondato di continuo da persone brillanti, ma ho rimediato cercando di rubare il meglio da ognuno di loro.

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