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Frequentare l’università ai tempi della pandemia: intervista all’Ambasciatrice Veronica Cundari

di Team Editoriale | M4U

Cos’è significato studiare all’università in questo anno e mezzo?
Ne abbiamo parlato con Veronica Cundari, Mentee e Ambasciatrice di M4U, laureata in Economia Aziendale c/o l'Università di Pisa, oggi una studentessa magistrale in Management c/o la Luiss Guido Carli di Roma, con il sogno di lavorare nel mondo della consulenza, conciliando la sua passione per il settore dell'industria del lusso.

Veronica, sei ancor prima di essere una nostra Ambasciatrice, una studentessa.
Quali sono stati i pro e contro della didattica a distanza? Quali aspetti della DAD a tuo parere sono emersi come positivi, da considerare e mantenere come pratica in futuro? Quali invece sono stati gli aspetti negativi, che hanno invece pesato incarnando dei veri e propri disagi e/o mancanze?
L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha portato con sè un’ondata di cambiamento assolutamente straordinaria che credo noi giovani in particolare non dimenticheremo mai. Ed è solo ora quando forse iniziamo a vedere la luce in fondo al tunnel, che quella che all’inizio ci sembrava una vera e propria interruzione dalla normalità, oggi è normalità a tutti gli effetti, definita appunto <>.
Questa nuova normalità rappresenta il paradigma di un nuovo lifestyle che ha richiesto un enorme sforzo per la popolazione più giovane. Certo, si è discusso moltissimo della didattica a distanza, tra pareri decisamente discordanti e elogi alle diverse opportunità che essa offre. Agli occhi di una giovane matricola magistrale come me da poco trasferita in una nuova università nel bel mezzo di una pandemia globale, certo questa nuova normalità non è stata poi così tanto “normale”. E con questo mi riferisco alle difficoltà che ogni ragazza di 21 anni si trova di fronte ogni volta che si trasferisce in una nuova città e che questa realtà virtuale non ha solo che amplificato: forte disorientamento provocato da continui chiusure e riaperture, mancanza di interazione sociale e soprattutto un grande freno ad opportunità di networking su cui ogni università privata come la mia pone solitamente un fondamento del suo modello.
Mi piace però pensare che questo ormai rinomato virus non abbia portato solo distanza e solitudine, ma che sia valso a qualcosa di buono. E no, non parlo della possibilità di assistere
alla lezione della prima ora dal comodo letto della propria camera, ma alla capacità di fare molte più cose di quelle che avremmo potuto fare altrimenti. In questi mesi infatti, proprio grazie alla forte spinta di digitalizzazione innescata dalla pandemia, sono riuscita ad essere virtualmente in più posti nella stessa giornata insieme a persone collegate dalla Cina o dall’Australia, a dedicarmi a più di un progetto nello stesso periodo, ottimizzando incredibilmente i tempi ed essendo molto più concentrata sui miei studi e sui miei obiettivi. Il Covid dunque non mi ha fermata, ho cercato di portare avanti il mio percorso e di cogliere ogni minima opportunità mi veniva posta di fronte.
Tutto sommato, credo che, per quanto potente sia la tecnologia di oggi e i suoi conseguenti aspetti benefici sulla nostra vita quotidiana, non c’è niente che potrà mai sostituire le interazioni face-to-face, la possibilità di riunirsi in una stessa stanza con i propri compagni di squadra per lavorare ad un progetto e imparare l’uno dall’altro attraverso il linguaggio del corpo e espressioni facciali, o semplicemente la soddisfazione nel dare una stretta di mano al proprio professore dopo aver passato un esame. Ci sono alcuni tempi o luoghi in cui esserci fisicamente è importante perché ci aiuta a crescere e a imparare dagli altri, e perché in fondo è quello che ci fa raccogliere preziosi ricordi dell’università, i tempi più belli per noi ragazzi.
 
Se e in che modo quanto vissuto da marzo 2020 ad oggi in termini di riadattamento del settore educativo, porterà a tuo parere ad una maggiore consapevolezza, ad un cambiamento del modello di formazione universitario attuale?
Io credo che quel che rimarrà da questi tempi di straordinario cambiamento saranno quel che di buono ha portato: un’incredibile ottimizzazione dei tempi e rendere più efficiente il sistema. Dunque, ben vengano le call con Teams e Zoom, ma torneremo anche a prenderci il caffè al bar in pausa pranzo con un collega o a fermarci dopo lezione con un professore per qualche consiglio personale di carriera.
La didattica digitale resta un’esperienza da salvare che non deve però provocare comportamenti opportunistici. Ad uno studente che non viene a lezione perché deve prendere il treno tutti i giorni alle 6 del mattino o magari perché è in un’altra parte del mondo per un’esperienza di lavoro, perché non lasciargli la possibilità di seguire la lezione da remoto? La didattica online, se integrativa della didattica in presenza, consente di superare barriere e di ridurre discriminazioni. Un “di più” a cui non si dovrebbe rinunciare.
Questo è quello che dovremmo conservare nell’università post-pandemia. Serve dare flessibilità a noi giovani e lasciare che siano loro a compiere le loro scelte prioritarie. Se non lo fa l’università, chi deve farlo?
 
Che cos’è il New Normal agli occhi di chi frequenta l’Università? Da quali elementi è costituito?
Io credo che questa nuova normalità per la popolazione universitaria sarà costituita principalmente da una didattica blended, cioè mista - che continueremo a sfruttare maniacalmente la tecnologia, usando le piattaforme social, di gruppo, le riunioni con i professori in cui si preveda che l'apprendimento si svolga in ambienti diversi, combinando cioè le lezioni in presenza all'e-learning. In tal modo, potranno partecipare alle lezioni anche gli studenti lavoratori o disabili, che di solito venivano solo per fare gli esami e che grazie alla didattica online sono diventati parte integrante della classe. Inoltre, sarà molto più semplice organizzare un ricevimento online con un professore e chiarire qualsiasi dubbio senza perdere tempo in spostamenti, o riunirsi in videochiamata per portare avanti progetti di gruppo insieme ad altre persone collegate dall’altra parte del mondo. Sarà “normale” iniziare uno stage da remoto o fare un colloquio di lavoro attraverso una telecamera. Una formula nuova di tele-didattica o smartworking che valorizzi gli aspetti positivi, creando nuovi punti di forza per l’offerta formativa, senza sottovalutare ciò che si perde nell'e-learning. Una nuova realtà universitaria che possa permettere a noi giovani di continuare a confrontarci con la diversità, aspetto fondamentale della crescita personale di ciascuno di noi, perché l’università è fatta soprattutto di incontri, contaminazione e scambio. Quel che oggi è tutto dentro un computer deve essere riorganizzato in modo tale da permettere a noi ragazzi di muoverci per le vie dei nostri campus universitari perché è solo lì che ci si incontra.
 
Lockdown, ripresa e prospettive lavorative: è cambiato per voi studenti il modo di approcciarsi – in termini di aspirazione, aspettative, ricerca e timori – al mondo professionale? Come la situazione pandemica ha influito su chi sta per intraprendere/ha appena intrapreso le prime esperienze?
Assolutamente si, è cambiato tutto notevolmente. I percorsi professionali di noi giovani studenti universitari hanno preso una direzione diversa da quella che immaginavamo all’inizio. Ricordo ancora quando un anno fa, nel bel mezzo di un lockdown nazionale, alcuni miei colleghi neolaureati si ritrovarono completamente bloccati da un mondo, quello del lavoro, che era fortemente in crisi. L’incertezza del futuro, l’ansia di non poter realizzare i propri sogni, la preoccupazione di non riuscire a ripartire: erano queste le sensazioni di tutti quei miei colleghi che, appena laureati, si trovarono di fronte ad un muro enorme, divorati dal ciclone del Covid. Devo ammettere però che solo i più determinati sono riusciti a uscirne, iniziando il loro primo internship da remoto o magari condotto in modalità blended. Certo, iniziare la propria carriera lavorativa attraverso un computer non era certo proprio quello che desideravamo, ma si tratta, come già detto, di una nuova normalità al quale forse presto ci abitueremo. Ci attende dunque un nuovo modo di conoscere il nostro capo, un nuovo modo di lavorare, semplicemente un nuovo modo di imparare.
Ad oggi, finalmente agli inizi della ripresa, posso dire che solo quelli che non hanno mai smesso di credere nelle proprie ambizioni sono riuscite a realizzarle, seppur con mille difficoltà. La ricerca di nuovi talenti da parte delle aziende non si è mai fermata e solo coloro che hanno continuato a correre sono stati trovati. Il mio consiglio a tutti i miei colleghi che come me sognano un futuro in azienda è dunque quello di non accontentarsi mai per paura di un futuro incerto e di riuscire a trovare sempre la motivazione, anche quando tutto sembra
fermo. Penso che l’impegno e la dedizione paghino sempre e che ne valga la pena.
 
Come Mentee e Ambasciatrice, quali tips utili daresti ai neo Mentee entrati a far parte di M4U per cogliere al meglio l’opportunità dell’essere affiancati da una/un Mentor, soprattutto alla luce della situazione di incertezza e continuo cambiamento?
Il mio consiglio è quello di sfruttare al massimo questa incredibile opportunità che Mentors4u offre a giovani ragazzi pieni di sogni e ambizioni. Quella di avere al proprio fianco un mentore che può offrirti una guida e un esempio è una fortuna incredibile che davvero può fare la differenza e può aiutarti a compiere le proprie scelte con maggiore consapevolezza. A me Mentors4u ha dato l’opportunità di continuare a costruirmi il mio network attraverso un semplice computer, quando le relazioni interpersonali erano quasi azzerate. Ed è grazie alla community di M4U che sono entrata in contatto con professionisti d’azienda che sono stati per me una straordinaria fonte d’ispirazione, ascoltando le loro storie e iniziando a scrivere la mia.
Pertanto, ringrazio Mentors4u per l’opportunità che mi offre ogni giorno, quella di conoscere nuovi talenti e continuare a scoprire il mio. Così, colgo l’occasione per rivolgere il mio più grande in bocca al lupo a tutti coloro che faranno parte della nuova classe di Mentee 2021/22. Come ogni opportunità, sta a voi saperne cogliere il meglio!

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