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Sostenibilità e produttività: intervista a Federico Garimberti, Director of External Relations @ McKinsey & Company

di Team Editoriale | M4U

Federico Garimberti, Direttore delle Relazioni Esterne e dell’Ufficio Studi di McKinsey Mediterraneo. Classe 1973, genovese di nascita, un figlio. Dopo la laurea, inizia la sua esperienza professionale in Arthur Andersen, come consulente. Dopo poco più di un anno, si trasferisce a Bruxelles per iniziare la carriera giornalistica, prima in ApBiscom e poi All’Ansa. Nella capitale europea trascorrerà cinque anni, occupandosi di dossier economici e finanziari, di Antitrust e di Nato. Nel 2005 torna in Italia per approdare alla redazione Politica dell’Ansa, dove segue i presidenti del Consiglio che si succedono a palazzo Chigi. Nel 2014, Enrico Letta lo sceglie come portavoce del Semestre di presidenza italiana dell’Ue. Incarico che, con l’arrivo di Matteo Renzi, manterrà fino al 2015. Dopo un breve ritorno all’Ansa, il passaggio in Alitalia: prima come Head of Media Relation e poi come Vice President Communication. Incarico che manterrà fino al passaggio in McKinsey, avvenuto nel 2019.  

Come è cambiato negli ultimi anni l’approccio di McKinsey & Company verso le tematiche ESG? Se e in che modo avete attuato azioni ad hoc in azienda? Quanta rilevanza ha assunto, secondo quanto riscontrate nel vostro lavoro, questo tipo di valutazione nel rapporto di consulenza con le grandi aziende? 
Da tempo lavoriamo sulle tematiche della sostenibilità, ma indubbiamente l’accelerazione degli ultimi anni – data anche dalle tragiche conseguenze della pandemia – ha imposto ulteriori investimenti in questi ambiti. La sostenibilità – che sia ambientale, sociale o di governance – è un argomento molto vasto e complesso, che deve peraltro adattarsi alle diverse realtà aziendali e ai diversi settori. Vi sono aspetti tecnici, direi scientifici, che richiedono know-how specifici. Abbiamo quindi dedicato grande attenzione alla ricerca di professionalità che avessero queste conoscenze. Un investimento indispensabile e in continua evoluzione perché ormai, a prescindere dal settore in cui si opera, non ci sono comparti che non stiano affrontando il tema di come rispondere al meglio alla sfida posta dalla sostenibilità. E il nostro compito è essere costantemente aggiornati sulle soluzioni più adeguate alle diverse esigenze. Un continuo lavoro di apprendimento e approfondimento, per molti aspetti anche estremamente affascinante.
 
Parlando di cambiamento climatico e sostenibilità ambientale: in che modo possono, aziende e investitori, contribuire alla riduzione dell’impronta ecologica?
Il supporto di aziende e investitori è fondamentale; il pubblico può e deve dare le linee guida, ma senza il sostegno del comparto produttivo e finanziario difficilmente si potranno raggiungere gli obiettivi che istituzioni e governi si sono dati. Bisogna tener presente, però, che crescita e sostenibilità non sono antitetici, ma anzi sono complementari. L’abbattimento delle emissioni necessità di ingenti investimenti: quasi 5 mila miliardi di dollari l’anno entro il 2030 e 4,5 mila miliardi di dollari entro il 2050, secondo i calcoli dell'Agenzia internazionale per l'energia. Ma al tempo stesso, crescere significa un maggior consumo di risorse globali: per questo è necessario agire subito per migliorare l’efficienza delle risorse e l’uso delle rinnovabili. Del resto la sostenibilità non è solo ambientale, ma anche sociale: la “S” nell’acronimo ESG acquisirà sempre maggior peso nelle strategie aziendali. L’inclusione, dunque, è un elemento essenziale. E non ci può essere inclusione sociale senza crescita economica, che significa posti di lavoro, educazione e pari dignità. Un altro aspetto fondamentale è quello della finanza sostenibile: ormai non c’è istituzione finanziaria che non ponga fra i requisiti per investire o concedere credito anche i criteri ESG. Un altro tassello fondamentale per spingere tutti nella giusta direzione. 
 
Quali sono i vantaggi nel diventare più sostenibili? Quando parliamo di "essere sostenibili", per un'azienda, cosa intendiamo?
All’inizio di questo percorso, gli osservatori più scettici leggevano nei percorsi di sostenibilità più delle operazioni di marketing che delle vere e proprie strategie complessive. Ben presto però il quadro è profondamente cambiato: anche i critici più severi hanno compreso come per le aziende la sostenibilità sia diventata davvero un motore imprescindibile non solo per restare sul mercato, ma anche di crescita. Ormai è a tutti chiaro che le aziende più sostenibili sono anche quelle più resilienti. E non solo nel lungo periodo, come dimostra la tragica esperienza della pandemia che ha ulteriormente dimostrato la necessità di essere sostenibili, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale. La finanza, forse per prima, ha compreso questo aspetto e ha fissato dei paletti, innescando un circolo virtuoso. Un altro aspetto rilevante è dato dal cambiamento culturale che ha attraversato la società: clienti e consumatori sono sempre più attenti alle tematiche ESG, premiano le aziende virtuose e penalizzano chi resta indietro. 
 
Quali sono i traguardi ottenuti fino ad oggi da McKinsey in termini di relazioni industriali e “Diversity & Inclusion”?
I temi della diversità e dell’inclusione (D&I) fanno da sempre parte integrante della storia e dell’identità di McKinsey a livello mondiale. Nel nostro lavoro quotidiano, diamo grande importanza alla capacità di integrare e far lavorare insieme profili eterogenei. Le persone rappresentano la nostra risorsa principale e per noi è quindi fondamentale essere in grado di riconoscere i migliori talenti e svilupparne potenzialità e attitudini distintive, continuando a tenere alta la loro motivazione nel tempo. Siamo promotori da oltre dieci anni dell’iniziativa All In, originariamente nata con l’obiettivo di avvicinare alla consulenza professioniste di talento e di sostenerle nello sviluppo della loro carriera; un progetto che successivamente è stato esteso alla valorizzazione della diversità in senso più ampio.
Inoltre, negli ultimi 12 anni McKinsey ha investito oltre 20 milioni di dollari nella ricerca dedicata a D&I, con particolare attenzione alla misurazione dei benefici per le aziende, l’economia e la società nel suo complesso, e al monitoraggio dello stato di avanzamento di questi temi nel mondo. 
A titolo di esempio, in Italia da diversi anni ormai abbiamo introdotto una policy del 50/50: non portiamo avanti un cv di un uomo se non c’è anche un cv di una donna. 
 
Quale sarà secondo McKinsey & Company il futuro dei criteri ESG in Italia?
L’Italia, rispetto ad altri Paesi, ha certamente degli importanti vantaggi competitivi e può essere una destinazione ideale per gli investitori che intendano puntare sulla sostenibilità. Pensiamo alla filiera del made in Italy che oltre a garantire eccellenza nella manifattura, offre quella tracciabilità sostenibile che sempre più spesso viene richiesta alle imprese. Vi sono poi realtà attive nel campo dell’innovazione che spesso non sono conosciute, ma che sono molto ben considerate anche al di fuori del Paese. Inoltre, se si prende in considerazione la “S” dell’acronimo ESG, e cioè l’aspetto sociale della sostenibilità, l’Italia rispetto ad altre realtà può davvero raggiungere primati importanti. 

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