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Sviluppo etico di una società e best practice: intervista a Giada Maldotti, fondatrice e CEO di Red Public

di Team Editoriale | M4U

Giada Maldotti, madre single con un passato recente come manager in aziende multinazionali, è fondatrice e CEO di Red Public, la prima società di consulenza strategica al 100% femminile che supporta le aziende nel processo verso l’inclusività, la diversità e l’innovazione tecnologica. Dopo una laurea al Politecnico di Milano in ingegneria gestionale e una formazione tra l’Italia e la Francia, Giada intraprende una carriera professionale che la conduce nel top management di multinazionali quali The Boston Consulting Group ed Ericsson. La sua esperienza abbraccia diversi ambiti, dall’M&A alla digitalizzazione, concentrandosi soprattutto nella transizione dell’industry moda e lusso verso una maggiore sostenibilità ambientale, sociale e digitale.
Le abbiamo fatto qualche domanda in merito allo sviluppo etico e sostenibile del mestiere del consulente.

Ci parli della genesi di Red Public e degli obiettivi prefissati nel medio-lungo termine dalla tua società?
Il mio percorso mi ha condotta in Svezia, a Stoccolma, in quel Nord Europa storicamente più all’avanguardia rispetto alle tematiche di inclusività di genere nella vita lavorativa rispetto al Sud Europa. Ho deciso così di capitalizzare la mia esperienza e di portare in Italia la cultura dell’equità, dando vita a una realtà aziendale la cui mission è promuovere l’empowerment femminile nelle imprese per dimostrare che l’inclusività e la diversità dei team in aziendaaggiungono valore. Ho fondato Red Public alla fine del 2018 e in tre anni ho assunto oltre 40 professioniste, il valore generato dal team permette a Red Public di impattare in maniera significativa sull’aumento della gender equality e dell’inclusion in tutte le aziende clienti. 
Il messaggio è chiaro: più inclusive saranno le aziende, più queste diventeranno virtuose.
Grazie alla fiducia ottenuta finora dal mercato, l’azienda ha in previsione la creazione di un numero crescente di posti di lavoro al proprio interno; Red Public prevede infatti di chiudere l’anno 2021 con 70 professioniste assunte a tempo indeterminato nei 3 uffici di Roma, Milano e Londra. Successivamente stima una crescita che porterà lo staff a 150 professioniste nel 2022 e a oltre 200 entro l’anno 2023. L’obiettivo è fornire un numero crescente di posti di lavoro, per arricchire il proprio team di consulenti e riscontrare finalmente, tramite l’applicazione del proprio modello, un impatto positivo sulla Gender Equality nel mondo professionale. L’impatto positivo previsto sul mercato del lavoro e sulle aziende clienti potrebbe portare una riduzione della perdita di posti di lavoro ricoperti da donne fino al 15%. 
Tra gli obiettivi di più ampio respiro di Red Public vi è l’investimento di parte degli utili in progetti ad impatto sociale come l’educazione alla parità di genere nelle scuole e l’attivazione di progetti speciali al femminile sia nel nostro territorio che in altri paesi in cui l’empowerment femminile necessita sostegno.
 
Quali sono le vostre best practice, i pilastri per ottimizzare i processi lavorativi e renderli sostenibili a 360°? In che modo abbracciare e concretizzare determinati valori è diventato oggi per un’azienda non più solo una questione etica, ma fonte di beneficio per il proprio sviluppo?
Dando per scontato il talento e la professionalità, credo che Red Public trasmetta l’energia positiva e propositiva di chi crede che un modello alternativo sia non solo possibile ma migliore e realizzabile. Facciamo di tutto ogni secondo per dimostrarlo, sul campo. Quindi dal cliente non portiamo solo la competenza, ma anche la nostra visione di un mondo equo e inclusivo, oltre ad una femminilità a cui non vogliamo rinunciare. Team inclusivi portano maggiori profitti alle aziende e questo ha una ricaduta positiva sull’intero Sistema Paese. L’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere stima che in Italia la riduzione del gender gap nel mondo del lavoro porterebbe a un aumento del PIL che va dall’11 al 19%, mentre il raggiungimento della completa parità di genere porterebbe ad aumento del PIL del 32%. È chiaro quindi che un miglioramento della condizione femminile non porta solo benefici dal punto di vista etico, che sono comunque secondo noi fondamentali e necessari, ma anche dal punto di vista economico. Questo deve essere per tutte le imprese un motivo in più per impegnarsi a intraprendere il percorso verso la creazione di società più inclusive e paritarie e per tutte le persone per capire che non ci sono nemici da sconfiggere, ma che bisogna prendersi per mano e andare verso un futuro sostenibile ed egualitario in ogni senso.
 
Oggi per fare consulenza è imprescindibile considerare i temi di digitalizzazione e dei fattori ESG? Come l’attività di chi opera nel vostro settore impatta sul cambiamento economico e sociale in cui i clienti che segue operano?
Oltre alla consulenza di management, sostengo che nessuna consulenza possa prescindere dall’impatto digitale, dall’impatto della sostenibilità ambientale e dall’impatto della sostenibilità sociale. Questo significa che all’interno delle aziende si deve pensare a una riorganizzazione che preveda il digitale (se non c’è). Poi bisogna tenere conto che quando si va a portare sul mercato un progetto questo avrà un impatto sull’ambiente, sempre. Poi c’è la parte relativa all’impatto sociale e all’inclusione, le aziende si rendono conto sempre di più di avere problematiche in termini di risorse umane (problematiche accentuate dal Covid-19), molte donne si sono licenziate e la richiesta che ci viene fatta è un’analisi e valutazione dei processi interni, delle metriche interne, che riguardano il benessere degli impiegati, i gap di stipendio, ecc. Diciamo comunque che nella maggior parte dei casi, le aziende ci contattano chiedendoci aiuto su come poter fare meglio, facendoci intervenire nel recruiting, nella comunicazione, nella valutazione e promozione del dipendente. Ci sono poi aziende che pur lavorando molto bene, ci contattano per migliorare l’aspetto comunicazione, che è essenziale. Voglio ricordare che Sasja Beslik, considerato il più influente banker di finanza sostenibile, aveva un asset undermanagment di miliardi di euro e i suoi fondi erano i più performanti tra tutti i fondi in generale, non solo tra quelli etici. Questo per spiegare che non c’è solo un senso etico e ispirazionale in un’idea come la mia, questo senso etico ha un ritorno economico fortissimo. Se si fa business fatto bene e in maniera consapevole, i grandi numeri mi dicono che in futuro l’azienda sarà più florida e più prospera.
 
Chi si sta per approcciare al mondo dal lavoro come è necessario si prepari, oltre ad essere competitiva/o, aver studiato e sviluppato nozioni e competenza, sia inclusiva/o, flessibile e con una mentalità aperta?
I nostri criteri di selezione non comprendono solamente le hard skills come la preparazione academica, le competenze e nozioni, crediamo che queste competenze da sole non bastino se non accompagnate da una mentalità aperta, inclusiva e dalla predisposizione al lavorare in team.
 
In sede di selezione, quali sono i profili che ai tuoi occhi brillano rispettano agli altri e sui quali investi?
Ho preso una business analyst che aveva un CV di lingue orientali, curriculum che nel mondo della finanza non sarebbe mai stato preso in considerazione perché non aveva alle spalle esami di matematica, economia etc.., allora mi sono detta che se una ragazza a 23 anni ha scelto di partire per la Cina per andare a fare la ragazza alla pari, allora secondo me può fare tutto ciò che vuole. Ho pensato che le avrei potuto insegnare tutto quello che non sapeva e che le sarebbe potuto servire per fare bene il suo lavoro. In questo senso cerco di creare un team contaminato e diverso, fatto di differenti personalità, che sono comunque tutte brillanti e capaci di dare il massimo. 

 

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