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Finanza sostenibile: intervista al Mentor Gianluca Spinetti

di Team Editoriale | M4U

Gianluca è Head of Product Development, nel team di Sustainable Finance di Fitch Ratings, è responsabile per l'identificazione e lo sviluppo di nuovi prodotti ESG per il gruppo ed è parte di vari working groups di carattere internazionale per finanza sostenibile.  
Ha iniziato a lavorare per Fitch Ratings nel 2018 come Senior Director responsabile delle relazioni con clienti for corporate in EMEA (Business and Relationship Management), in precedenza Gianluca ha passato 13 anni lavorando in team di Capital Markets nei quali ha originato e strutturato numerose operazioni di debito per Corporates, Financial institutions, e Public Sector.
Laureato in Finanza presso l'Università Bocconi di Milano, con lui abbiamo riflettuto sul tema degli investimenti sostenibili e dello sviluppo di un sistemo finanziario che consideri i fattori ESG.
 

Quando si parla di finanza sostenibile, che cosa si intende? Come i fattori ESG influenzano gli investimenti e l’attuale panorama finanziario?
Con “Finanza sostenibile” si intende l’applicazione di considerazioni non-finanziarie, tipicamente in ambito ESG (Environmental, Social, Governance), nelle varie decisioni di carattere finanziario che ogni persona, società, controparte prende quotidianamente (dalla selezione degli investimenti, all’individuazione degli obiettivi societari, etc).
L’obiettivo della Finanza Sostenibile è quindi la creazione di valore (crescita e sviluppo economico) che sia sostenibile nel lungo termine, utile per la società e per il sistema ambientale.
Questo può essere raggiunto tramite l’ottimizzazione dell’allocazione delle risorse finanziarie in società, progetti, etc che condividono tale obiettivo.
Negli anni molteplici forme di strategie per investimenti sostenibili sono state sviluppate: 
  • Esclusione (negative screening) 
  • Inclusione (Positive screening)
  • Ottimizzazione tramite dedicata analisi ESG (spesso ESG Ratings)
  • Focus tematico su E, S o G (o loro sottocomponenti)
  • Focus su impatto ottenuto dall’investimento
Se il negative screening è forse la forma più tradizionale, per incorporare considerazioni ESG, oggi ci si sta muovendo velocemente verso strategie un po’ più evolute quali investimenti tematici o legati all’impatto.
Il focus sull’impatto specifico degli investimenti è la più recente delle strategie ed è ormai collegata al concetto di “green bond”, “social bond”, etc… in altre parole è collegata a strumenti finanziari che identificano i progetti di investimento e mostrano chiaramente gli impatti che quegli stessi investimenti producono da un punto di vista ambientale e/o sociale.
Questo tipo di strumenti definiti in inglese “labelled bond” (in quanto associati ad una etichetta “green”, “social”, “sustainability”, “sustainability-linked”) sta avendo un impatto importante nel mondo finanziario: si pensi che se nel 2016 rappresentavano “solo” ~$100 miliardi di investimenti, nel 2020 avevano superato ~$600 miliardi, mentre nella prima metà del 2021 hanno già raggiunto e superato i ~$500 miliardi. Si noti come questi numeri sono indicazioni annuali e non cumulate negli anni.
Già da questi numeri si può capire quanto la finanza sostenibile stia diventando centrale nel panorama finanziario e come anche il mondo del lavoro si stia adeguando con posizioni e ruoli sempre più attenti e focalizzati su questi temi.
 
In che modo è cambiato il mondo della finanza da quando hai iniziato il tuo percorso professionale nel settore? Ed in che modo si è evoluto il tuo diventare un professionista del settore? 
Mi sono laureato nel 2006 presso l’Università Bocconi con un MSc in Finanza ed ho iniziato fin da subito a lavorare nel mondo dell’investment banking.  Quelli erano gli anni immediatamente precedenti la crisi di Lehman Brothers e dei debiti sovrani.
L’attenzione ai temi ESG era minima e la finanza sostenibile era veramente agli albori, spesso tramite pratiche di esclusione di certi settori o attività. Di sicuro le discussioni legate a “climate change mitigation” o “circular economy” erano ben lontane.
Per quanto mi riguarda, mi sono avvicinato al settore della finanza sostenibile quasi involontariamente intorno al 2015.  All’epoca mi occupavo di origination e strutturazione di strumenti finanziari di vario tipo (tipicamente di debito per società e banche). 
Sebbene la prima operazione di green bond avvenne nel 2007, solo verso il 2015 quel tipo di operazioni stavano iniziando a diventare più comuni.  
Curiosità per qualcosa che all’epoca era nuovo, nascente interesse del mercato e la possibilità di lavorare a qualcosa che avesse un obiettivo più ampio (non solo finanziario) furono le principali leve di interesse per me. 
Infine, grazie all’aiuto ed al tempo passato lavorando i miei colleghi del tempo ho familiarizzato con questo tipo di strumenti a tal punto che anche cambiando attività, lavoro, società, ho poi continuato a conoscere, studiare ed approfondire -anche a livello personale- le tematiche ESG, i trend, gli aspetti regolamentari, che sempre più sono rilevanti oggi.
Da fine 2018 lavoro per una delle principali agenzie di rating dove mi occupo di finanza sostenibile ed in particolare di come aiutare investitori e società ad identificare ed integrare le varie considerazioni ESG, su base stand-alone e sul rischio di credito, tramite nuovi prodotti di rating, analisi e dati nelle loro decisioni finanziarie.
 
La pandemia ha fatto emergere in maniera importante le disuguaglianze sociali ed economiche: in che modo la finanza sostenibile può contribuire a contrastarle? In che modo investimenti che rispecchiano i fattori ESG portano valore?
Sono pienamente d’accordo: la pandemia ha contribuito a creare ma anche a far emergere alcune disuguaglianze sociali che negli anni si erano accumulate, e che difficilmente potevano essere ulteriormente ignorate.
Gli strumenti di finanza sostenibile, focalizzandosi non solo su aspetti ambientali, ma anche sociali o sostenibili (quando aspetti ambientali si combinano con aspetti sociali) si sono già dimostrati una leva fondamentale nel finanziare la ripresa e nel canalizzare investimenti dove più sono necessari o dove possono creare il maggiore impatto.
Ad esempio, nel 2020 e 2021 ci sono state molteplici operazioni di finanziamento nel mercato dei capitali, sia da parte del settore pubblico che privato, i cui proventi sono stati dedicati a supportare settori o segmenti della popolazione particolarmente colpiti da Covid-19.
Con questo tipo di operazioni importanti investimenti (pubblici e privati) sono stati indirizzati verso segmenti di popolazione che più di altri hanno sofferto, ad esempio investendo in progetti di ricostruzione, progetti di sviluppo, o progetti per alleviare la povertà spesso allineati con gli obiettivi delle Nazioni Unite (UN Sustainable Development Goals).
A questo punto, è utile notare come gli strumenti finanziari siano ormai disponibili e funzionanti (come dimostrato in questi ultimi 2 anni) e che possano essere utilizzati non solo per ribilanciare gli effetti di Covid-19 ma anche per supportare quei segmenti della popolazione / settori economici che sono vulnerabili per varie ragioni.
Gli sforzi fatti finora devono quindi continuare, combinando -dove possibile- considerazioni sociali con considerazioni ambientali in modo da massimizzare gli impatti che si possono ottenere per ogni euro speso a prescindere da Covid-19. 
 
Quali reputi siano le conoscenze da acquisire e le skill fondamentali da sviluppare, per chi studia, per intraprendere un percorso come il tuo? 
Sebbene il mio percorso sia nato prevalentemente nel campo economico / finanziario per poi svilupparsi nel tempo in qualcosa più’ attento agli aspetti ambientali e sociali, posso confermare che ci sono diversi modi per avvicinarsi a questo tipo di ambiente.
In particolare, considerando che la finanza sostenibile è ancora un ambito che si può ritenere “recente”, nei team di finanza sostenibile come il mio, oggi si possono trovare persone con background molto diversi (da puramente finanziario fino a puramente ambientale) ma con caratteristiche comuni: si tratta di persone che hanno saputo approfondire le proprie conoscenze a tal punto da poterle complementare e completare fino ad abbracciare sia aspetti finanziari che ESG.
In aggiunta ad un mix tra conoscenza finanziaria/economica e ESG (nelle varie componenti E, S, G), importante che chi si avvicina a questi temi sia curioso ed aperto allo studio e all’approfondimento dato che si tratta di un mondo in profonda evoluzione, nel quale le conoscenze di base variano molto velocemente.
Per un giovane studente che finisce l’università o le scuole superiori, è importante sottolineare come oggi il mondo della finanza sostenibile necessiti di tante professionalità dato il focus crescente sia per società, banche, banche d’investimento, fondi, etc. e come il numero di professionisti nel settore sia chiaramente inferiore alla richiesta. 
 
Quali sono a tuo parere gli scenari del futuro nell’ambito finanziario? Che tipo di impatto la finanza sostenibile avrà nel medio-lungo periodo? 
Come si dice in inglese, la finanza sostenibile “it’s here to stay”, nel senso che nei prossimi anni considerazioni ESG verranno totalmente sempre più integrate in ogni decisione di carattere finanziario. 
Già oggi la regolamentazione sta sempre più spingendo in questo senso, con Unione Europea e UK come precursori, ma con il resto del mondo a seguire velocemente.
L’Europa sta lavorando ormai da qualche anno ad una tassonomia già finalizzata in alcune componenti, che già è (e sempre più sarà) al centro dei futuri piani di investimento parte del Green Deal destinati a rendere l’Europa climate-neutral entro il 2050. 
Questo tipo di regolamentazione già oggi è in vigore per alcune tipologie di controparti, ad esempio nei fondi di investimento soggetti a SFDR che dovranno procedere alla classificazione di ogni fondo in base all’integrazione nel processo di investimento degli aspetti sostenibili. 
Per fare un altro esempio, oggi le banche europee sono soggette a “stress test” climatici sui loro portafogli di lending, mentre da anni si parla di una potenziale azione di QE della banca centrale dedicata a strumenti / investimenti sostenibili. Infine, la disclosure non-finanziaria diventerà sempre più un requisito per ogni controparte che vorrà accedere ai mercati internazionali.
Mentre l’Europa opera come precursore, anche altre regioni del mondo si stanno muovendo nella stessa direzione, tramite accordi sovranazionali e tavoli di allineamento, ad esempio tra Europa e Cina, o con gli Stati Uniti dove Biden ha riportato i temi climatici al centro della propria agenda. 
Passando dai governi alle società, già oggi investitori chiedono sempre più insistentemente di adottare obiettivi di medio lungo termine quali “net zero strategies” o “Science-based targets”, per dimostrare la capacità e volontà di completare il processo di transizione verso un futuro “climate neutral”.

 

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