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Colloqui: ieri e oggi, come si è evoluto il mondo del Recruiting. Intervista a Fabrizio Bacchini, Partner @ McKinsey & Company

di Team Editoriale | M4U

Fabrizio Bacchini è un Partner dell’Ufficio italiano di McKinsey, affianca primarie realtà nei settori Infrastrutture, Energia e Telecomunicazioni, principalmente su temi di strategia, organizzazione e sostenibilità. Ѐ inoltre responsabile della Practice Sostenibilità per il Mediterraneo.
 

Rispetto a 10 o 20 anni fa, quanto è cambiato l’obiettivo di un colloquio? Cosa si cercava prima e cosa invece adesso?
Il recruiting in McKinsey è un’esperienza che segue l’evoluzione della firm e dei candidati, mantenendo alcuni punti fermi collegati al nostro DNA. Oggi nei candidati cerchiamo sicuramente anche nuove skill, legate a servizi di consulenza che fino a qualche anno fa non erano così determinanti per i nostri clienti, o semplicemente non esistevano ancora nella forma attuale. Parliamo per esempio di advanced analytics, intelligenza artificiale, sostenibilità, design. Tuttavia, restano ferme alcune caratteristiche fondamentali: oggi come dieci anni fa, i nostri talenti hanno forti capacità comunicative, analitiche e di problem solving, curiosità, energia e grande passione nel voler creare un impatto positivo nel mondo che ci circonda.
 
Aspiranti consulenti: il profilo delle e dei candidati si è evoluto nel tempo a vostro parere? Come il settore consulenza sta vivendo il ricambio generazionale?
Ogni generazione porta con sé valori, aspettative e motivazioni che la caratterizzano. Oggi più che mai si aspettano, per esempio, ampia flessibilità e possibilità di partecipazione reale alla vita dell’organizzazione di cui fanno parte, nonché piena adesione al suo cosiddetto purpose, che dev’essere percepito come autentico. Sono persone curiose, che desiderano impegnarsi in iniziative capaci di produrre un impatto positivo tangibile sulla società. Valori e ambizioni che sono anche nostri. Per noi l’integrazione di profili diversi ha diverse sfumature, il mix anagrafico è una di queste.
 
Per fare recruiting, vi avvalete anche di strumenti tecnologici (es. AI)? Ci sono stati cambiamenti a cui è stato sottoposto il vostro iter di selezione negli ultimi 30 anni? 
Il nostro recruiting vive di conferme storiche e di innovazione. Abbiamo arricchito l’esperienza dei nostri candidati con Solve, il nostro attuale simulatore online di problem solving, che offre diversi vantaggi sia ai candidati che ai nostri recruiter. Da un lato permette ai candidati di conoscere alcune caratteristiche del nostro modo di lavorare, dall’altro permette al recruiting di avere una visione completa dei profili. Solve non è pensato per un unico target di candidati o per profili specifici, ma favorisce l’accesso all’iter di selezione di un mix sempre più diversificato di candidati, che sperimentano le proprie abilità di problem solving in contesti potenzialmente applicabili e rilevanti per ogni background. Non è richiesto alcun tipo di studio preliminare per prendere parte alle simulazioni. Crediamo sia un’esperienza coinvolgente.
 
Oggi quanto hanno importanza le conoscenze tecniche di un candidato? Che rilevanza ha assunto, negli anni, la formazione post-selezione?​
Le competenze tecniche sono rilevanti soprattutto in alcuni ambiti, come ad esempio data scientist, cloud engineer e designer. Oltre alle competenze e soprattutto alle attitudini acquisite durante gli studi, crediamo sia fondamentale per le nostre persone il training on-the-job, acquisito direttamente “sul campo”, e una formazione continua a supporto dell’intero percorso di carriera. McKinsey investe circa 700 milioni di dollari ogni anno in knowledge development e capability building. La formazione ci accompagna per tutta l’esperienza professionale: all’ingresso sono previste 2-3 settimane di training e periodicamente nel corso della carriera si possono frequentare sessioni formative in Italia e all’estero.

 
 

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