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Oltre gli stereotipi professionali: intervista a Serena Pasquetto, Head of Legal and Corporate Affairs Italy @ AB InBev

di Team Editoriale | M4U

Serena Pasquetto è un’avvocata commerciale versatile e specializzata in compliance, ethics e diritto del lavoro, con una mentalità creativa e analitica e dodici anni di esperienza legale multinazionale.
Dopo aver conseguito la Laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Padova nel 2006 e il LL.M. all’Università di Maastricht nel 2009, ha iniziato la sua carriera professionale c/o Baker McKenzie nel 2010.
Con un’ampia casistica di consulenza e contenzioso, ha acquisito un’eccellente esperienza intersettoriale in materia di diritto del lavoro, mobilità globale e progetti di supporto aziendale.
Attualmente è a capo della funzione Legal & Corporate Affairs in Italia c/o AB InBev, il più grande produttore di birra al mondo con oltre 500 marchi, tra cui Corona, Leffe, Stella Artois e Beck’s.

Cosa significa in concreto attuare politiche aziendali che incentivino l’inclusione?

Significa lavorare costantemente e a 360 gradi con la persona e per la persona, senza distinzioni di sorta. In AB InBev, nello specifico, seguiamo quattro pilastri. Anzitutto, appunto, la persona e il suo luogo di lavoro, creando un ambiente inclusivo dove chiunque percepisca un senso di appartenenza. In secondo luogo, ricerchiamo inclusività in tutta la value chain: il distributore che voglia lavorare con noi, per esempio, si deve impegnare a rispettare la policy Anti-Molestie e Anti-Discriminazione di AB InBev, nonché le altre policy pertinenti. In terzo luogo, coniughiamo inclusività e marketplace, costruendo la comunicazione dei nostri brand in maniera sempre più attenta alle dinamiche di D&I. Infine, ci prendiamo cura delle varie communities attraverso partnership ed iniziative specifiche.

In che modo AB InBev è un’azienda che senza discriminazioni sa valorizzare il talento?

Abbiniamo un know how in costante aggiornamento con una marcata ricerca innovativa. Così, garantiamo ai nostri manager dei training e un handbook specifici, che li supportino in alcune fasi cruciali come quella della valutazione dei dipendenti. Non solo, disponiamo anche di algoritmi che ci suggeriscono valutazioni delle performance dei dipendenti basandoci su KPI e sul raggiungimento dei target. In più, cerchiamo di lavorare molto “a monte”, rimuovendo eventuali bias nella fase di recruitment o seguendo linee guida dettagliate durante le interviste con i candidati ad occupare determinati ruoli lavorativi. Infine, abbiamo voluto rivedere le job description per assicurarci che i termini usati e lo stile comunicativo sia “Gender Neutral” e pertanto inclusivo.

Stereotipi di genere e percorsi di carriera: com’è cambiato nel tempo il modo di lavorare in AB InBev? 

AB InBev quotidianamente compie passi in avanti verso la completa inclusione, prospettando percorsi di carriera basati sul merito: ogni anno, per esempio, i nostri manager sono invitati a partecipare a training finalizzati alla rimozione di eventuali pregiudizi in fase di valutazione delle proprie persone. Non solo, siamo vicini anche ai dipendenti che intraprendono un percorso genitoriale, attraverso una policy aziendale per il congedo parentale migliorativa rispetto alla normativa italiana. Per i primary care giver, durante le prime sei settimane di maternità facoltativa, l’azienda garantisce il 100% della normale retribuzione. Per i secondary care giver, l’azienda corrisponde due ulteriori settimane di congedo retribuite al 100%, usufruibili entro i primi 12 mesi di età del bambino/a.

Oltre alle politiche inclusive adottate, in che modo la persona è al centro della vostra azienda?

Per noi “People First” è una regola inderogabile. Abbiamo una strategia di ascolto dei dipendenti più che strutturata, con un Annual Engagement Survey e due Pulse survey per capire se il piano premeditato stia sortendo gli effetti desiderati o se ci siano modifiche da attuare. Abbiamo inoltre un Monthly Business Update, un aggiornamento mensile nel quale la sezione dedicata al lato People acquisisce il primo posto negli interventi. 

Quali sono i plus di cui beneficiamo quando lavoriamo in un ambiente diversificato e poliedrico?

È ampiamente dimostrato come le aziende diversificate e inclusive siano in grado di prendere decisioni migliori e più coraggiose. Il nostro obiettivo è di riflettere internamente la diversità che caratterizza i nostri consumatori. Creando un ambiente ricco di esperienze e prospettive diverse, intercettiamo bisogni e trend tra i consumatori che – in caso contrario - non riusciremmo a cogliere. A guidarci, quindi, è un motivo prima di tutto etico che ha anche un riflesso economico. Con l’inclusione andiamo così a coniugare in maniera sinergica etica e business.


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