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Coffee Chat con il Senior Mentor Jody Vender: il report a cura di Daniela Tosca

di Team Editoriale | M4U

La Mentee Daniela Tosca ci racconta l’incontro con il Senior Mentor nonché pioniere del Private Equity in Italia Jody Vender.

COME APPRODARE IN PE

Il percorso migliore per una carriera brillante in Private equity, con la premessa che ci sono molte eccezioni alla regola che portano ugualmente al successo, può essere quello di intraprendere principalmente due tipologie di percorsi con taglio differente:

a) Strategico: lavorando preferibilmente in una delle aziende top nel panorama dalla consulenza strategica. Non univocamente partendo da realtà molto ambite come McKinsey, BCG o Bain & Co, ma anche da una delle Big 4 della consulenza può rappresentare un ottimo trampolino di lancio. I pro sono più legati a una preparazione più strategica e orientata a comprendere i meccanismi alla base di vari business, a livello organizzativo.

b) Finanziario: partire con uno stage in una banca d’investimento o boutique sembrerebbe rimanere la migliore scelta per chi vuole approdare in PE, secondo Jody Vender, consigliando un percorso orientato alla crescita all’interno di una banca d’affari di almeno 4-5 anni. Il valore aggiunto rispetto ad altri percorsi di carriera è che fin da subito lavorando in settori come Capital market, o meglio ancora, offrendo advisory in M&A si costruisce una carriera piuttosto completa in ambito finanziario. 

CARRIERA IN PE

Dopo un ingresso in uno di questi due mondi, lo step successivo sarebbe quello di farsi assumere in un fondo PE, una realtà piuttosto piccola rispetto alle grandi banche o alle società di consulenza, in cui ci sono poche persone che lavorano e tutte figure prevalentemente senior, con un’agenda molto fitta. Questo è il motivo per cui il Professor Vender sconsiglia un ingresso diretto: la crescita in PE entrando direttamente da entry level si dimostrerebbe piuttosto difficoltosa. Anche il processo di recruiting è molto poco agevole, in termini di numero di posizioni disponibili. Partire da una banca di investimento o da una società di consulenza permette di avere una curva di apprendimento molto più ripida e di arrivare molto più preparati in PE, con l’ambizione poi di fondare un proprio fondo PE in un futuro grazie ad esperienze molto importanti alle spalle, il giusto network costruito negli anni e ottime capacità di leadership. Prassi molto diffusa negli ultimi decenni, come ci ha illustrato il Senior Mentor, è proprio lavorare 10 anni in un fondo PE per poi intraprendere la strada dell’imprenditore: fondare un fondo PE tutto proprio.    

TIPOLOGIE SUPPORTO ALLE AZIENDE DI UN PE 

L'Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital (AIFI), di cui il Professor Vender è stato tra i fondatori, definisce l'attività di Private Equity come: 

«un'attività di investimento nel capitale di rischio di imprese non quotate, con l'obiettivo della valorizzazione dell'oggetto di investimento ai fini della sua dismissione entro un periodo di medio-lungo termine».

Il Professor Vender ha indicato 2 principali modi di operare per un PE:

a) Minoranza: offrendo aiuto alle imprese attraverso il cosiddetto Development o Growth Capital, un modo alternativo di aiutare le aziende a crescere senza una quotazione in borsa ed evitando perdita del controllo manageriale agli imprenditori che mantengono le redini della propria azienda. Quindi il fondo PE non fa altro che supportare un aumento di capitale senza alcun vero potere  gestionale.

b) Maggioranza: il fondo PE acquisisce la maggioranza di una società (Buyout), eventualmente utilizzando il meccanismo della leva per il finanziamento (e in tal caso si parlerebbe più precisamente di Leveraged Buyout - LBO), esercitando un forte potere decisionale e talvolta ristrutturando anche completamente il management. Rispetto agli imprenditori, un fondo PE ha molta più facilità, inoltre, di promuovere il cosiddetto “Built-up”, cioè aggregazione società diverse per consolidarle in un’unica entità ai fini di una migliore crescita.

IL PE IN ITALIA

Il PE nel nostro paese è ormai un settore piuttosto maturo, l’Italia rappresenta un leader del settore manifatturiero europeo posizionandosi al secondo posto. Sono infatti molti i fondi PE presenti nel settore, non solo fondi italiani, ma molti anche internazionali attratti dalla possibilità di fare business nel nostro paese. Un esempio è la presenza di molti fondi americani coinvolti in deals anche molto importanti, tra gli altri ricordiamo la acquisizione dell’AC Milan da parte del fondo americano Redbird. La domanda che i nostri studenti hanno rivolto è però rivolto al futuro: 

Come cambierà il PE nel nostro paese?”

Secondo il Professor Vender, il PE finora è stato molto generalista concentrandosi in investimenti con un portafoglio di aziende operanti in diversi settori, anche molto eterogenei tra loro. La tendenza più recente porterà invece i fondi PE a specializzarsi sempre più, concentrando gli investimenti in 1 o al massimo 2 settori per potersi differenziare e sviluppare expertise più focalizzate e posizionamenti efficaci in un mercato così maturo come quello del PE in Italia. 

Un altro interessantissimo spunto in chiusura dell’intervento del senior mentor è stato quello di tenere d’occhio i fondi Venture Capital, di cui in Italia ancora non si è arrivati a maturità e che potrebbe vedere in forte sviluppo nei prossimi anni per affermarsi nel panorama europeo. Tuttavia, questo mondo, secondo Vender, è completamente diverso dal PE e richiede skills molto più “business based”, ma comunque un settore non ancora così sviluppato e forte in Italia a livello europeo come lo è quello del PE. 


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