Come curare la propria rete di relazioni?
Anni fa ho partecipato a un evento straordinario di Tony Robbins, e tra i tanti spunti, una frase mi è rimasta impressa: "La qualità della nostra vita è la qualità delle nostre relazioni". Avrete sicuramente sentito dire: "Non è ciò che sai, ma chi conosci, che conta". Anche se la competenza è un pilastro fondamentale, è vero che le persone di cui ci circondiamo influenzano il corso della nostra vita. "Siamo la media delle cinque persone più vicine a noi", diceva Bob Proctor.
Se vogliamo attrarre relazioni di qualità, la prima cosa da fare è diventare persone attraenti: mentalmente, emotivamente e moralmente. Immaginate di rapportarvi con una persona che stimate. Siete affidabili? Quanto vale la vostra parola? Agite per il bene degli altri o pensate solo a tutelare i vostri interessi? Siete educati, grati, pieni di amore? Avete la forza e la levatura morale per fare la cosa giusta, anche quando è difficile o sconveniente?
In secondo luogo, è importante fare uno sforzo proattivo per far capire alle persone a cui teniamo quanto siano importanti per noi. "Se sono tuo amico, devi darmi l'onore di aiutarti", diceva Simon Sinek, un'altra persona che mi ha ispirato moltissimo.
Come dice la domanda stessa, la rete di relazioni va curata. Non servono eventi con 1000 invitati. Un leader sudafricano con cui ho lavorato percorreva ogni giorno 30 minuti in macchina per andare al lavoro, e in quei 30 minuti chiamava due amici!
Conflitti, disguidi, differenti punti di vista: suggerimenti per superare le criticità dei rapporti interpersonali?
Anil, il mio socio indiano, una volta mi disse: "Ma ci hai mai pensato che ogni volta che due persone litigano, entrambe sono veramente e profondamente convinte di avere ragione?" Sembra una riflessione banale, ma in ogni conversazione filtriamo il mondo attraverso un paio di lenti. E quelle lenti vanno pulite e potenziate il più possibile! O addirittura tolte, per rimuovere i concetti errati e il condizionamento negativo tramandato nei nostri primi vent'anni di vita.
In comunicazione, insegno un framework molto semplice: espandi, capisci, comunica. Soprattutto in una situazione di conflitto, prima di comunicare è fondamentale sforzarsi di vedere le cose dal punto di vista dell'altro, e poi da una prospettiva terza, oggettiva. Quali sono i valori, le credenze, le aspettative e gli obiettivi dell'altra persona?
Nella sfera personale, per ribaltare una situazione conflittuale, torna utile un promemoria di Tony Robbins: "Scambia le tue aspettative con l’apprezzamento." Vuoi criticare i tuoi genitori per tutti gli errori che hanno commesso? Va bene. Ma prima di farlo, riconosci tutto ciò che hanno fatto per te!
Occuparsi del proprio benessere e di riuscire a sentirsi sé stessi nelle relazioni: come si fa?
La più grande difficoltà dei miei clienti all'inizio di un percorso di crescita personale è questa: non si conoscono. Se non so chi sono, perché sono al mondo e non sono fiero della persona che sono, è molto difficile essere me stesso. O non riesco, o non voglio esserlo!
Anch'io, per la maggior parte della mia vita, ho assunto un atteggiamento mutevole e da “people pleaser” nei confronti degli altri. È un peccato, perché l'autenticità è la frequenza emotiva ed energetica più alta! Noi brilliamo quando siamo noi stessi!
Il cambiamento è iniziato quando ho letto il materiale di Bob Proctor. In particolare, una sua frase mi ha colpito: "Come faccio a cambiare la mia immagine di me stesso? Comincia a studiare te stesso, scopri di più̀ su di te, c’è qualcosa di fenomenale in te". Questo è lo stesso consiglio che vi offro oggi: iniziate a studiarvi. Fate qualche test comportamentale! Partecipate a programmi di Mentoring e Coaching!
Acquisendo informazioni reali e concrete, tutto nella vostra vita inizierà a migliorare. Quando inizierete a capire veramente chi siete, scoprirete cose su di voi che vi lasceranno a bocca aperta! E man mano che le comprenderete, camminerete con la testa più alta, vi sentirete più sicuri e vi godrete di più la vita.
FOMO e FOBO: cosa sono e come gestirle?
La FOMO (Fear of Missing Out) è la paura di essere esclusi da esperienze o opportunità sociali. La FOBO (Fear of Better Options) è l'ansia di prendere decisioni, temendo che ci siano alternative migliori non considerate.
A mio parere, la FOMO nasce da un senso di inadeguatezza e da una mancanza di direzione nella vita. Jim Rohn, uno dei padri dello sviluppo personale, parla di "Price and Promise". Se la Promessa è interessante, il Prezzo si paga facilmente. Se la Consulenza è il lavoro dei miei sogni e so che laureandomi con 110 e Lode avrò l’opportunità di entrare in una Big 3, studiare diventerà un piacere.
Quando gli amici mi chiamano per trascorrere il weekend al mare, non provo FOMO. Anzi, sono sveglio alle 7 di mattina, e se qualcuno mi chiede perché, gli rispondo che se si stessero muovendo verso un futuro così bello, anche loro sarebbero svegli alle 7 col sorriso in viso.
La FOBO, invece, sfocia nella "Paralysis by Analysis", la paralisi causata dall'eccessiva analisi.
Qui il cuore del problema è l’enorme paura del fallimento, e ancora più precisamente, il fatto che quando una nostra scelta si rivela errata, tendiamo a identificarci con il fallimento: "Ho fallito, quindi sono un fallito!"
Per eliminare la FOBO, dobbiamo lavorare sul nostro ego fragile. Solo le persone insicure accumulano una quantità enorme di dati nella speranza di prendere la miglior decisione possibile.
In secondo luogo, cambiando la nostra percezione del fallimento, possiamo vederlo come un’opportunità di apprendimento invece della fine del mondo! Parafrasando Sara Blakely: "Se non stai fallendo, è un problema!" Significa che siete stagnanti, nella vostra comfort zone, e non state imparando niente di nuovo. Sbattete la testa contro il soffitto e passate al livello successivo!
Paragoni con chi ci sta attorno: suggerimenti per riconoscere i propri punti di forza e non farsi abbattere dai confronti?
La maggior parte delle persone non è brava a riconoscere i propri punti di forza. Spesso, quando siamo bravi in qualcosa, non ci rendiamo conto che per gli altri può essere una difficoltà. Se io sono naturalmente portato a parlare in pubblico, non penso che qualcun altro stia avendo una crisi di panico nel backstage.
Il mio suggerimento è chiedere un parere alle persone più vicine a noi. Andate dal vostro migliore amico e chiedetegli: "Secondo te, in che cosa sono davvero bravo?"
L'essere umano è naturalmente incline al confronto. Avete mai sentito la parola "Ubuntu"? Significa: "Io sono perché noi siamo", il che letteralmente significa che una persona è una persona attraverso le altre persone.
Ubuntu è l'essenza dell'essere umano: un essere umano solitario è una contraddizione in termini, perché impariamo dagli altri esseri umani come essere umani. Ci definiamo in virtù di ciò che sono gli altri. Impariamo, cresciamo e ci ispiriamo guardando gli altri. Io posso dire che Marco è precisino perché Beatrice è disorganizzata. Ma se confrontiamo Marco e Annalisa, super organizzata, Marco sembra alquanto impreciso.
Ubuntu favorisce l'apprezzamento per la diversità e ci ricorda che, nel mondo, giochiamo come una sola squadra. Ogni volta che notiamo una diversità, accogliamo la dissonanza cognitiva e apprezziamo l'incredibile ricchezza che ci circonda. In un mondo in cui le differenze sono spesso usate per dividere, ricordiamoci che sono proprio queste a renderci speciali, unici e più forti quando lavoriamo insieme.