Il PE in Italia
Sebbene partito in ritardo, ad oggi il PE italiano non ha nulla da invidiare ai fondi stranieri. Fatta eccezione per i restii mercati di capitali che rendono le exit meno immediate, scoraggiando le quotazioni in borsa e, con queste, le grandi operazioni. Di queste ultime se ne vedono poche all'interno dei confini nazionali.
L'uomo al centro
Successivamente, ci siamo concentrati sull'importanza de "l'uomo". Questo, manager o imprenditore che sia, è il vero responsabile della riuscita o meno di un deal.
Il Professore ci ha raccontato di episodi in cui una figura apicale non idonea a gestire l'impresa ha, di fatto, compromesso la sostenibilità dell'operazione.
Proprio per questo motivo, una delle competenze più importanti nel mondo del PE è saper selezionare le persone migliori a cui affidare le aziende acquisite.
Quali skills servono per diventare professionisti di successo in questo settore?
Nel rispondere a questa nostra domanda, il Professore ha introdotto un concetto di fondamentale importanza, riassumibile in "PE sta per Processo ed Empatia".
La prima parte, processo, è di immediata comprensione. Si tratta di un mestiere estremamente tecnico. Difatti, ci è stato consigliato di entrare all'interno di un fondo di PE solo dopo 5-6 anni di gavetta nella consulenza dirigenziale, sebbene questa pecchi di matematica, o nelle banche di investimento, che invece mancano di visione di business. Esistono anche altri percorsi, meno ideali, come, ad esempio, il controllo di gestione.
La seconda parte, l'empatia, nasconde una certa complessità, poiché non standardizzata come la prima. Imprenditori e gestori dei fondi sono, prima di tutto, persone. Ciò significa che essere in grado di costruire solide relazioni è importante tanto quanto, se non di più, del costruire il modello finanziario perfetto. Gli errori si commettono proprio nella gestione delle relazioni, più che nelle valutazioni.
Qual è il futuro del Private Equity?
L'incontro si è concluso discutendo dei principali trend che si possono osservare, principalmente quattro.
Il primo è l'estensione dell'holding period, che in alcuni casi può arrivare al permanent capital, il che solleva alcuni interrogativi. Come si può remunerare l'investitore se il suo investimento verrà liquidato chissà quando, o addirittura mai? Come si può finanziare la crescita del fondo senza chiedere continuamente capitali agli investitori?
Successivamente, abbiamo parlato delle operazioni di build-up. Si tratta di una strategia molto promettente, specialmente nel mid-cap, poiché consente di creare dei veri e propri poli. La difficoltà risiede nel gestire l'aggregazione di tutte le parti coinvolte, complessità che cresce con l'aumentare del numero delle parti stesse.
In seguito, il Professore ha evidenziato una crescente verticalizzazione. Numerosi fondi decidono di specializzarsi in un settore o in un tema, come la sostenibilità, sviluppando così un know-how di alto livello.
Infine, ci sono i search fund: un modello diffusissimo negli Stati Uniti, che sta arrivando anche in Italia, particolarmente nel Nord della penisola.
-Francesco Azzoni, Lavinia Bagnoli, Lorenzo Bonanni, Pietro Lovisetto, Gabriele Ottaviani, Vincenzo Salerno, Matteo Trovato.