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Intervista a Manuel Cuni, Presidente del Mensa Italia

di Diego Garau | Team Editoriale M4U

Il Mensa International è un’associazione no-profit la cui adesione è vincolata al raggiungimento del 98esimo percentile della popolazione in uno specifico test di intelligenza.
Fondata nel 1946, ad oggi conta più di 130,000 soci ed è per tale ragione la più grande High IQ Society nel mondo. 
Ho avuto l’opportunità di avanzare diverse domande ad un personaggio molto noto fra i Mensani, ossia a Manuel Cuni, per alcuni Immanuel Casto, Presidente del Mensa Italia (la sezione italiana del Mensa International)

Di che cosa ti occupi?
Come ormai sempre più necessario per restare a galla, ho il piede in mille scarpe. Le mie attività principali sono l’intrattenimento e il gaming, ossia la mia carriera di cantautore e di game designer. Nel 2014 ho anche aperto una società che si occupa di produzione in questi stessi ambiti. Ma collaboro anche con agenzia di grafica e comunicazione. 
 
Descrivi con una sola parola il tuo lavoro.
Creazione.
 
Qual è il ruolo nel Mensa? 
Presidente. Specifico però che il Mensa non è un’associazione verticale, ma radiale. C’è un direttivo composto da cinque Consiglieri e il Presidente è uno di questi.
 
Cosa vuol dire essere parte del Mensa.
L’unica risposta oggettiva, che si applichi indistintamente a tutti i soci, è che far parte del Mensa significa aver passato un test del QI ed essere regolarmente iscritti. Ma ciò che ogni Socio può trovare nel Mensa dipende - in buona parte - dalla ragione per cui quel socio è entrato. 
Il Mensa è una grande occasione di incontro, un gruppo selezionato di persone fra cui trovare quelle con cui ci sentiamo più affini. Nel Mensa sono nate centinaia di profondissime amicizie, rapporti di stima e d’affetto. È una comunità eterogenea di professionalità e interessi, in cui confrontarsi su passioni e problematiche di qualsiasi ambito. 
 
Pensi che il QI è correlato alla possibilità di ottenere successo nella vita?
Ritengo che aiuti, sì. Tuttavia, ritengo anche che il QI descriva solo un segmento dell’intelligenza, per quanto importante. Potrei definirlo condizione necessaria ma non sufficiente allo sviluppo di determinate capacità. 
Detto questo, starei comunque attento a correlare persino l’intelligenza in senso più ampio al successo. In primis non tutti sono interessati ad affermarsi professionalmente o socialmente, ma non è raro che l’intelligenza porti con sé una certa dose di insicurezza.
Inoltre, da quello che ho avuto modo di osservare, tra una persona piena di intelligenza, cultura, talento - e un pizzico di ambizione - e un’altra completamente priva di intelligenza, cultura e talento, ma piena di ambizione, fa più strada la seconda.
 
Come e quando ti sei avvicinato al Mensa?
Nel 2007, per edonismo. Sapevo di avere un alto QI poiché contestualmente ai test per la dislessia (ho dei DSA importanti) viene somministrato un test per il QI. Mi piaceva l’idea di appartenere ad una società elitaria, ma all’epoca ho commesso l’errore di fermarmi lì, anziché frequentare attivamente la comunità. Attualmente molti dei miei amici fanno parte del Mensa; persone che mi hanno aiutato a crescere, a diventare una persona migliore. Rimpiango sinceramente di non essermi iscritto prima.
 
Quali sono le tre caratteristiche che un giovane deve possedere per affermarsi nella società?
1) Vocazione, intesa come la consapevolezza di ciò in cui si eccelle. Del percorso che conduce alla massima espressione del proprio potenziale, attraverso il quale - magari - rendere il mondo un posto migliore.
2) Determinazione, perché gli errori e i fallimenti sono inevitabili. Il successo è come un gatto; si fa accarezzare per un istante e poi si accuccia un passo al di fuori della propria comfort zone. Uscire da quella zone sicura significa spesso soffrire, sentirsi esposti e - soprattutto - fallire. È necessaria una volontà incrollabile per navigare attraverso i propri fallimenti.
3) Fortuna. Questa è una provocazione, poiché non è certo una dote reale. La inserisco per ricordare che gli elementi che sfuggono al nostro controllo sono infinitamente di più di quelli che possiamo controllare. Non esistono metodi infallibili e chi li promette è un ciarlatano. Però esistono atteggiamenti più proficui di altri. Quello che consiglio io è di apertura, di vulnerabilità e di fiducia. Fiducia nel fatto che in quel terrificante marasma di eventi e possibilità in cui le nostre vite sono immerse, alcune di quelle possibilità volgeranno a nostro favore.

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