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Hard work, umiltà e open mind: i consigli del Mentor Mattia Calzetta

di Team Editoriale | M4U

Mattia Calzetta è un Associate Director e Portfolio Manager presso RBC Wealth Management. Dopo una laurea in Economia a Teramo ed esperienze a Parigi e Milano, si è spostato a Londra dove ha proseguito gli studi presso King's College London e iniziato la sua carriera professionale. Lo abbiamo intervistato e carpito qualche consiglio per chi vuole lavorare all'estero e nel suo ambito.

Mattia, sei partito da Teramo, sei passato per Parigi, e ti sei fermato a Londra: per ognuna di queste città dove hai vissuto, quali sono stati gli step che hanno segnato il tuo percorso?
Innanzitutto, essendo nato e cresciuto in una piccola cittadina in Abruzzo, Teramo, spostarsi a Milano, dove ho effettuato uno stage professionale, è stato uno shock per me. Spostarsi definitivamente a Londra, però, ha rappresentato lo step più importante della mia vita professionale e personale. Ora, ad un passo dall’ottenere cittadinanza inglese, posso confermare che, seppur non essendo facile, spostarsi in un’altra città e/o nazione - ma anche effettuare semplici esperienze internazionali - ci arricchisca enormemente. L’adattabilità e la flessibilità che deriva dallo spostarsi in un'altra città sono delle skills vitali che ci permettono di (1) crescere personalmente e (2) raggiungere obiettivi lavorativi e professionali più facilmente.
 
Oggi, nello specifico di cosa ti occupi? È il lavoro che sognavi da studente o le tue prospettive sono cambiate da quel tempo?
In estrema sintesi, oggi mi occupo di creare, gestire e monitorare portafogli nell’ambito della gestione patrimoniale (i.e. Wealth Management). Il mio è un approccio perlopiù quantitativo – cerco di basare ogni mia decisione su dati oggettivi, numeri. Da studente, non avevo un’idea ben precisa di cosa volessi fare – e penso sia del tutto normale e comprensibile. Tuttavia, matematica è sempre stata la mia materia preferita, quindi mi sono sempre visto fare qualcosa di carattere più quantitativo che qualitativo. Ora, quotidianamente, mi trovo a che fare con migliaia di “data points”, analisi e “Machine Learning algorithms”, quindi non posso lamentarmi.
 
Nel tuo percorso umano e professionale qual è l’iter decisionale che segui? Sei stato supportato/ti sei confrontato con persone amiche, Mentor, a te vicine?
Ogni qualvolta che mi trovo davanti ad una decisione difficile, cerco di ottenere più pareri possibili (colleghi, ex colleghi, amici, familiari). Do un occhio di riguardo, ovviamente, al parere di persone che sono in una posizione, personale o professionale, dove io miro ad essere. Alla fine, però, è importante ricordarsi che solo noi sappiamo ciò che è meglio per noi.
 
Perché consiglieresti a una studentessa/uno studente di diventare Mentee? Al contempo perché a una/un tua/o collega suggeriresti di candidarsi come Mentor?
Da studente è pressoché impossibile avere una comprensione esatta dei vari ruoli che il mercato offre. Per esempio, è facile capire quali siano le responsabilità di un M&A Analyst, ma è tutt’altra storia capire come esattamente un M&A Analyst spenda le sue giornate – ed è qui che un Mentor può davvero creare del valore aggiunto per il Mentee. Io stesso cerco il più possibile di incontrare colleghi che lavorano in altri teams per capire esattamente cosa facciano e capire se sia possibile sfruttare eventuali sinergie. Da Mentor, è importante mantenere un open mind – i Mentee, appartenendo ad una diversa generazione, sono in grado di fornire un punto di vista completamente differente. E ciò rappresenta un’opportunità inestimabile per i Mentor. Per esempio, in Wealth Management si assiste ad un continuo shift patrimoniale diretto a generazioni più giovani – ed è quindi indispensabile capire quale tipo di portafoglio e/o “risk profile” possa attirare l’attenzione di una nuova clientela (più giovane della precedente). 
 
 
Quali sono le tre parole chiave da tenere sempre a mente, ogni giorno, sul proprio posto di lavoro?
Hard work: seppur banale, è innegabile che lavorare duro sia una strategia vincente nel lungo termine. Personalmente, penso sia vero che “Hard work beats talent”.
Umiltà: da quando ho iniziato la mia carriera professionale, ho notato che le persone con più successo sono appunto quelle che si sanno sporcare le mani: vale a dire, persone che non si sottraggono a tasks banali e/o pesanti e, il cui unico fine, è quello di creare valore per l’organizzazione.
Open mind: chiedersi continuamente il “perché”, vedere cose da un punto di vista differente ed essere aperti a feedback (anche negativi) per essere in costante crescita.
 

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