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Acquisire conoscenze e allargare le prospettive: l'intervista al Mentor Daniele D'Ercole

di Team Editoriale | M4U

Daniele D'Ercole è un Mentor di Mentors4u e Head of Procurement di Birra Peroni. 41 anni, padre di 2 maschiacci, romano, lavora in multinazionali da 15 anni e non è ancora sicuro di cosa farà da grande.  È una persona piuttosto competitiva, ama mettersi in discussione in modo sano e iniziare nuovi percorsi spinto dalla curiosità e dalla voglia di imparare.  Ha iniziato la sua carriera in Ferrari con uno stage al montaggio motori: non dimenticherà mai l'emozione di quando hà varcato per la prima volta l'ingresso in fabbrica a Maranello e gli capita spesso di sognare di lavorare ancora lì.  Ha deciso di diventare un nostro Mentor perché non ne ha mai avuto uno ed è certo che gli sarebbe stato di grandissimo aiuto in alcuni momenti del suo percorso professionale.  Gli abbiamo fatto qualche domanda, perché i suoi consigli possano essere d’ispirazione alle nostre ed ai nostri Mentee.

Quali sono le tre domande fondamentali che una/un Mentee dovrebbe porre alla/al propria/o Mentor? Quali sono invece i consigli che da lei/lui dovrebbe ricevere?
A mio avviso non esistono domande chiave ma è importante che queste siano focalizzate all’obiettivo che Mentor e Mentee hanno stabilito dall’inizio. La relazione tra le due parti deve essere chiara, sicura e fondata sul rispetto reciproco.
I consigli ricevuti dal Mentee dovrebbero essere finalizzati a migliorarne la capacità di lettura dei fenomeni organizzativi e a favorirne la ponderazione su scelte complesse e su dubbi personali di vita lavorativa.
 
In che modo il rapporto di Mentoring diviene uno strumento di arricchimento anche per chi è Mentor?
Il Mentor ha la possibilità di guardare il mondo con gli occhi del Mentee e allargare le sue prospettive e confrontarsi, in modo aperto, con un interlocutore diverso dai suoi abituali. Inoltre il Mentor ha la possibilità di sviluppare le proprie abilità di ascolto e di restituzione di feedback.
 
Il tuo background professionale è quello di Ingegnere: quali sono nella vita quotidiana lavorativa i plus che la tua formazione ti ha lasciato?
È uno shock ripensare alle centinaia di ore passate sui libri di Meccanica (Razionale, Applicata, delle Vibrazioni, dei Fluidi, etc) e provare a cercarne una connessione con la mia attuale posizione…due modi completamente diversi!
Tuttavia sono convinto che gli studi di ingegneria siano stati una palestra importantissima per sviluppare la capacità di analisi, che è uno strumento fondamentale nel mio lavoro.
 
Le prospettive e i sogni lavorativi che avevi a vent'anni, sono cambiati? Come, a tuo parere, affrontare, senza abbattersi eventuali cambi di prospettive ed interesse, fisiologici durante e dopo gli studi?
Forse non faccio testo perché ho avuto l'enorme fortuna di iniziare il mio percorso lavorativo nell'azienda dei miei sogni. Per me il momento difficile è stato quando sono stato costretto ad abbandonare il sogno, per esigenze personali, ed affrontare una realtà completamente diversa e apparentemente meno stimolante. La ricetta migliore per affrontare questi momenti è mantenere sempre viva la curiosità, essere affamati di novità, sbagliare e imparare in ogni situazione.
 
Se potessi "promuovere" quella che è ora la tua professione, perché consiglieresti a una studentessa o a uno studente di seguire le tue orme? Cosa, col senno del poi, suggeriresti di fare e non fare?
Il mio percorso è partito dall’officina meccanica, come tecnologo di produzione, per poi svilupparsi negli uffici acquisti di aziende multinazionali. Ad uno studente suggerirei caldamente di fare un percorso simile ed iniziare sporcandosi le mani in ambienti produttivi: acquisire conoscenze di processo e prodotto ed entrare nella mentalità della produzione allarga le prospettive e prepara alla vita manageriale.
 

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