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Di Mentoring e skill fondamentali: l’intervista al Mentor Umberto Prandi

di Team Editoriale | M4U

Umberto Prandi ha oltre 13 anni di esperienza in investimenti e servizi finanziari. Attualmente, è Senior Vice President in PIMCO, dove è responsabile per clienti istituzionali nella regione DACH. In precedenza, ha lavorato come Manager M&A per Infineon Technologies AG e come Senior Associate nel gruppo Advisory di KPMG. Umberto vive a Monaco di Baviera dove si è trasferito nel 2005, anno in cui si è laureato presso l'Università Bocconi e ha ottenuto il Master CEMS in International Management. Umberto ha anche conseguito un MBA presso la London Business School. 
Abbiamo parlato con lui del ruolo del Mentoring nel futuro di chi sta studiando, dei suoi ricordi universitari e di quali skill è imprescindibile sviluppare per lavorare nel settore in cui opera.

In che modo il Mentoring credi possa agevolare e consapevolizzare l’inserimento di studenti e studentesse nel mondo del lavoro?
Il Mentoring può aiutare studenti e studentesse ad ampliare i propri orizzonti in relazione ai diversi percorsi professionali e di carriera disponibili. In particolare, può stimolare la valutazione di diverse industrie, funzioni e aree geografiche. il Mentoring può inoltre offrire spunti sulla programmazione a più largo respiro della propria carriera, nella quale il primo lavoro è solo il primo passaggio di un disegno più grande. Può infatti stimolare una riflessione che vada oltre il brand del possibile datore di lavoro, ma che consideri e che includa anche i contenuti del lavoro stesso e le competenze che questo permette di sviluppare.
In un mercato del lavoro che cambia sempre più rapidamente e che è sempre più competitivo, cambiano anche i requisiti e le esperienze richieste. Diventa cruciale saper dimostrare capacità e competenze trasversali e trasferibili, che possano permettere a un professionista di dimostrare grandi abilità di adattamento e di esprimere il proprio potenziale in realtà complesse e sfidanti.
Infine, definiti gli obbiettivi professionali e di carriera, il Mentor può offrire ai propri Mentee suggerimenti sull’implementazione della loro strategia di sviluppo e di carriera, coadiuvando nell’individuazione di possibili sbocchi professionali, supportando nel superare le difficoltà iniziali e fornendo consigli su come prepararsi al meglio per il processo di selezione.

Come ci si prepara ad affrontare un colloquio per lavorare nell’Asset Management? Quali sono assolutamente le cose da non fare/dire durante la selezione?
Innanzitutto, è fondamentale fare ricerche approfondite sull’industria, sfruttando i tantissimi contenuti disponibili on line (per esempio: ricerche di mercato, studi di settore, bilanci delle società quotate). Questo è fondamentale per dimostrare la propria motivazione per l'industria, perché aiuta, durante un colloquio, a instaurare un dialogo sulle opportunità e sulle sfide dello specifico settore dove ci si sta candidando. 
Il secondo passo consiste nel fare ricerche approfondite sul datore di lavoro specifico per il quale si fa una candidatura, non solo con contenuti online ma anche con incontri personali o, di questi tempi, almeno virtuali. Per esempio, occasioni di incontro con i professionisti che lavorano per i datori di lavoro di interesse si trovano frequentando eventi e presentazioni aziendali on campus, contattando alumni della propria università o analizzando il proprio network di conoscenze. Questo è molto utile per capire soprattutto la cultura del datore di lavoro per cui si faranno i colloqui. Inoltre, poter evidenziare durante la selezione che si è fatto un approfondimento con dipendenti della società dimostra intraprendenza e aiuta a rendere ancora più credibile il proprio interesse per quel posto di lavoro.
Avendo fatto tantissime interviste negli anni per diversi datori di lavoro, non è stato raro trovare candidati con un ottimo curriculum e tecnicamente molto preparati che purtroppo non avevano investito a sufficienza nel lavoro di ricerca che ho evidenziato sopra. Nell’asset management, le diverse società di gestione si possono distinguere su molte dimensioni, come per esempio il tipo di gestione prevalente (es.: attiva o passiva), l'insieme di asset class dei propri fondi (es.: azioni, obbligazioni o alternativi) o per il segmento di mercato servito (es.: istituzionale o retail). È importante che un candidato conosca la strategia della società per la quale si sta candidando. Infine, quando durante un colloquio viene data la possibilità di fare domande all’intervistatore, bisogna sempre avere diverse domande pronte, per dimostrare curiosità e interesse. 

Quali sono le tre soft skill imprescindibili che, a qualsiasi età, un* professionista che opera nel tuo campo deve avere/sviluppare?
Ci sono tre soft skill che vanno sviluppate durante la scuola e l’università e poi a mio avviso anche durante la tutta la propria carriera:
  1. networking: impegno regolare nello sviluppo di relazioni in un’ottica di lungo periodo;
  2. lavoro di team: capacità di lavorare in team sempre più diversi e sempre più internazionali;
  3. perseveranza nel continuo aggiornamento delle proprie competenze: la costante innovazione nell’ industria e la competizione sempre più elevata richiedono a un professionista di investire continuamente nell’ampliamento e nell’aggiornamento delle proprie competenze.

Dei tuoi ricordi universitari, qual è la materia che hai studiato all’Università e che ti è servita maggiormente nel tempo? Qual è invece quella che avresti voluto ritrovarti a studiare?
Non credo che ci sia una materia in particolare. Mi reputo molto fortunato per aver incontrato diversi professori che mi hanno trasmesso la passione e la curiosità che mi hanno molto stimolato a capire, approfondire e a imparare, permettendomi di sviluppare gli strumenti intellettuali necessari per la mia successiva carriera.
Se oggi potessi tornare indietro ai miei anni universitari, sicuramente mi impegnerei per imparare una lingua straniera in più, da affiancare all’inglese, al tedesco e all’ italiano: in Europa, le lingue non sono mai abbastanza. Mettendomi invece nei panni di uno studente di oggi e osservando gli sviluppi dell’industria, sicuramente cercherei di diventare fluente in un linguaggio di programmazione.
Ma il mio messaggio più importante è di investire il più tempo possibile durante gli anni universitari in esperienze di stage. Questo permette di poter esplorare e testare sul campo i propri interessi professionali durante gli studi e quindi di poter affrontare il mercato del lavoro con maggiore consapevolezza. Inoltre, esperienze di stage sono un requisito quasi essenziale per poter competere nel mercato del lavoro europeo. In base alla mia esperienza in Germania, la dimensione del lavoro durante gli anni universitari è culturalmente imprescindibile.

Se dovessi individuare tre attività che nel corso delle tue giornate ti trovi a svolgere e rendono a tuo avviso la tua professione unica, quali sarebbero?
Tra le tre attività, sicuramente va sottolineata l'interazione con i clienti, che è l’elemento principale del mio lavoro. Nel mio caso, gestendo clienti istituzionali (es.: fondi pensione, assicurazioni, imprese multinazionali), ho la possibilità di interagire con investitori molto sofisticati. In particolare, sviluppando soluzioni di investimento insieme ai miei clienti influenzo decisioni di investimento che possono avere ripercussioni su milioni di individui. Questa è una grandissima responsabilità.
Allo stesso livello, anche l'interazione con colleghi è uno degli aspetti unici del mio lavoro. I miei colleghi sono animati da grandissima passione e ambizione e questo rende il lavoro molto sfidante, perché le aspettative sono molto alte e tutti si impegnano per dare il massimo. Allo stesso tempo però questo rende il lavoro anche stimolante e gratificante, perché anche l’interazione con i colleghi offre spunti di crescita personale continui.
Infine, trovo i contenuti del mio lavoro particolarmente interessanti, perché posso spaziare dall’analisi macroeconomica (prospettiva top-down) all’analisi specifica delle singole emittenti dei titoli in cui investiamo nei nostri portafogli (prospettiva bottom-up): entrambe le visioni sono parte integrante del processo di investimento di PIMCO.
 
 

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