Per partecipare all’incontro, tutti noi Mentee abbiamo inviato al Mentor alcune domande alle quali avrebbe risposto in sede di Coffee Chat, in modo tale da chiarire dubbi sui metodi di funzionamento ed i meccanismi del settore, e partendo da queste siamo arrivati ad un interessante dibattito, sulla base di un Q&A tra noi e l’esperto. Sono stati toccati svariati aspetti del settore, che ci ha spiegato non essere ancora maturo in Italia, paese dunque in cui ha molte prospettive di crescita futura, sebbene stia procedendo spedito anche qui.
Nel corso della chiacchierata, Carlo Mammola ha evidenziato che è bene non fare confusione fra tre fenomeni distinti, che sono il Private Equity, il Venture Capital (categoria del Private Equity) e il Private Debt.
Il primo è una categoria di investimenti in capitale di rischio che si rivolge ad aziende già esistenti e consolidate, che il Sr. Mentor ha definito “da rilanciare” mediante l’apporto di migliorie al livello manageriale.
Il secondo, riguarda investimenti in aziende target appena nate. Esso, spiega il professore, possiede delle caratteristiche fondamentali, ossia:
- possiede un ciclo di vita contrassegnato da vari stadi (stages), e per ognuno di questi esiste una categoria di operatori;
- Alla base dei vari stages delle operazioni c’è la tecnologia;
- Le competenze necessarie spaziano da quelle economiche a quelle finanziarie;
- Gli investimenti si caratterizzano per un’elevata volatilità ed un elevato rischio, perché molto spesso le target sono aziende con idee di attività in settori ad alto potenziale di sviluppo e innovazione, e quindi per definizione parecchio rischiose.
Infine, il Private Debt è uno strumento di finanza alternativa per le imprese, che concede loro la possibilità di sottoscrivere strumenti di debito, e non quindi capitale di rischio, attraverso canali extra bancari.
Ciò detto, un aspetto particolarmente notevole che il Mentore ha evidenziato è stato il modo di agire da parte del fondo di Private Equity, che per far sì che la target funzioni non deve porsi come elemento di rottura degli equilibri esistenti o autocratico, bensì deve cercare la collaborazione con il management aziendale necessaria ad una corretta integrazione, per far sì che il quadro completo venga valorizzato e migliorato.
In conclusione, è stato un dibattito piacevole ed illuminante, in grado di far luce a chi si sta approcciando -come noi mentee- al mondo del lavoro su un argomento spesso ostico.
Un profondo grazie a Carlo Mammola per averci dedicato del tempo prezioso e per aver condiviso con noi le sue conoscenze, e al team Mentors4u per concederci splendide opportunità come questa.