Ho frequentato un corso di laure triennale in Economia & Management in Bocconi a Milano e ho avuto la grande fortuna di studiare all’estero per sei mesi durante il primo semestre del terzo anno. Sono partita per l’Australia timida e insicura, con l’idea di voler stare il più lontano possibile da Italiani e immergermi appieno tra gli studenti internazionali. Sono tornata in Italia nel gennaio del 2014 carica di esperienze, piena di autostima e con il desiderio più che mai di tornare all’estero il prima possibile. Non ho mai preso in considerazione cominciare subito a lavorare terminata la triennale. Non mi sentivo pronta, ci tenevo a continuare gli studi e godermi la vita da studentessa. Dopo qualche mese di assestamento a Milano, iniziò la mia ricerca disperata del corso “post-graduate”.
Le mie opzioni erano i) continuare in Bocconi con la specialistica di due anni e la prospettiva di fare un altro erasmus, oppure ii) intraprendere un master di un anno all’estero.
La maggior parte delle università in Europa e in America offrono master di un singolo anno, il che è un attributo piuttosto attraente per chi voglia entrare rapidamente nel mondo del lavoro e battere sul tempo la maggior parte degli studenti italiani. Per non parlare di chi sia stufo di studiare ma voglia comunque arricchire il primo curriculum aggiudicandosi un titolo di studio in più.
Tuttavia, è bene sottolineare che le più rinomate università all’estero richiedono come prerequisito il superamento del famoso esame di inglese GMAT con un punteggio di almeno 600. Il GMAT è un test a computer, di circa 3 ore e mezza, volto a valutare le capacità analitiche, verbali e matematiche dei candidati agli studi economici, generalmente Master e MBA. Le domande sono adattive, cioè viene somministrata una prima domanda: se il candidato risponde correttamente le domande cresceranno di difficoltà, e viceversa. Si può ripetere il testo fino a 5 volte all’anno, ciascuno costa $250. Si può quindi ripetere fino al raggiungimento del voto desiderato e ha validità di 5 anni.
La parte di “verbal”, sta per domande di logica. Suona facile, ma per chi non è inglese madre lingua il gioco si complica e si rischia di cadere nei trabocchetti. Credetemi, un punteggio elevato all’esame richiedere una buona preparazione e molto pratica. Ci sono però moltissimi corsi a pagamento che insegnano le strategie migliori per approcciare il test.
Considerando che 800 è il massimo, qualsiasi voto superiore al 700 è da standing ovation. Detto questo, 600 e 650 è accettato da quasi tutte le università e ottenerlo non è un’impresa impossibile. Richiede solo una buona dose di motivazione. La quale io, tornata dal mio exchange, non avevo.
In alcune delle top università americane, un altro requisito è una breve esperienza lavorativa e a meno che si ottenga una borsa di studio (ottenibile in alcuni casi anche con punteggio molto alto al GMAT), come saprete i costi annuali sono di gran lunga superiori rispetto alle università in Europa.
Preso atto dello sforzo che mi avrebbe richiesto il GMAT, iniziai a cercare quali fossero le università migliori in Europa che non lo richiedessero. Al mio tempo, ricordo di aver visto IE a Madrid, Copenhagen Business School e ESCP di Parigi (ottima per chi voglia studiare in molteplici paesi). Non mi importava la materia del corso, qualunque cosa tra Finanza e Management pur di entrare in un’ottima università.
Poi, mi soffermai a pensare che facevo già parte di una delle top università in Europa, che se me ne fossi andata all’estero solo per il gusto di farlo, magari il mio livello di istruzione sarebbe retrocesso e il mio titolo di laurea sarebbe valso meno. Mi chiesi se questa foga di partire fosse più spinta da un desiderio profondo o dalla necessità di omologarmi, di spingere come gli altri, per non essere lasciata indietro o per la paura di non riuscire a iniziare una carriera all’estero, la mia grande ambizione, se mi fossi adagiata in Italia.
Per non parlare del fatto che studiare fuori dall’Italia avrebbe richiesto il pagamento di un affitto che a Milano non avevo perché vivevo con i miei e che un master all’estero non è riconosciuto come laurea specialistica in Italia.
A tal proposito, apro una parentesi importante. Per ottenere l’equipollenza dei titoli di laurea esteri, il laureato deve presentare una domanda al Rettore di un ateneo in cui sia presente un corso di studi simile a quello conseguito all’estero. Talvolta, è necessario sostenere degli esami integrativi su certe materie e se la totalità degli esami del master non corrispondano a 120 crediti. È possibile farlo in qualsiasi accademia, e per evitare di dover studiare molto, chiunque sarebbe incline a presentare la domanda in università di basso-medio livello. Tenete presente però che il vostro CV porterebbe il titolo di laurea di un’università di basso rango, cosa non piacevole se vi siete impegnati tanto per conseguire la laurea straniera.
Tutto queste considerazioni mi portarono a rivolgere quindi la mia attenzione ai corsi offerti dalla mia università Bocconi. Ammetto di aver sempre avuto una grande passione per Bilancio. Quando lo dico ad alta voce, ancora oggi la gente mi guarda controverso. Ascoltando l’opinione di amici che avevano fatto stage in auditing, una carriera in auditing non sembrava rispecchiare le mie aspirazioni e il corso di bilancio e finanza era visto come il corso di seconda scelta, il corso dove chi non è presa a Finanza pura è costretto ad accettare. Anche li, i miei dubbi e insicurezze si moltiplicarono.
Alla fine, decisi di scegliere quello per cui ero portata perché constatai che studiare qualcosa di non stimolante avrebbe inciso negativamente sulla mia predisposizione allo studio.
Non ho mai rimpianto questa decisione. Ho studiato una materia che mi piace e acquisito delle competenze tecniche che stanno alla base di qualsiasi lavoro legato alla finanza ed economia in generale. Sono riuscita a fare un altro exchange programme e un’internship a Londra dove poi sono stata assunta e ho cosi’ coronato il mio sogno di iniziare la mia carriera all’estero.
Il mio consiglio è solo uno: pensate con la vostra testa!
Sicuramente confrontatevi con amici e professionisti, ma non confondete le vostre aspirazioni con quelle degli altri. Ci sarà sempre quello più bravo o più ambizioso a cui aspirerete ed è sano misurarvi con queste persone, per spingere voi stessi a mettervi in gioco. Ci sono tantissime alternative ai giorni d’oggi, informatevi e predente la decisione con la pancia, ma non con la paura di rimanere indietro se ci si discosta dal pensiero comune.
In Italia la competenza tecnica è ancora un requisito fondamentale per essere assunti, mentre all’estero si da’ più importanza alla creatività, all’abilità intellettiva e valore che l’individuo può portare all’azienda. Quindi anche chi ha studiato storia può sfondare in una banca, per esempio. Fortunatamente, anche in Italia i tempi stanno però cambiando e i giovani manager di oggi che sono maturati in un ambiente lavorativo competitivo e hanno viaggiato stanno aprendo le porte a gente con qualifiche tra le più diverse. Sono fermamente convinta che una persona non abbia bisogno di un pezzo di carta che affermi le proprie conoscenze per brillare.
Suggerisco di cuore di vivere un’esperienza all’estero, anche se per un breve periodo: ti apre la mente e contribuisce alla crescita personale. Se avete tempo e siete motivati date il GMAT, è un ottimo lascia passare per tutte le università al mondo. Ma se andare all’estero tramite l’università non dovesse funzionare, non disperate, di treni ne passano tanti.
Studiate quello che vi appassiona, vi renderà lo studio molto più facile e divertente, e non abbiate paura di andare contro corrente. Il corso di laurea non pregiudica la carriera che volete intraprendere, a meno che ovviamente si parli di professioni in cui la tecnica sia obbligatoria, come il dottore, l’ingegnere, l’architetto. Ma quante volte vi siete soffermati sul CV di un professore o di una persona importante e vi siete domandati come abbia fatto ad arrivare fin li? Io tante, e se prima la lontananza del background accademico dalla carriera professionale mi sorprendeva, adesso non più.